L’ urgenza dell’adeguamento

Il presbiterio tra scultura e architettura

L’adeguamento liturgico richiede attenzione non solo alle norme liturgiche ma anche all’architettura esistente: alla vetustà e alla venustà dell’edificio esistente. Innanzitutto è necessario avere la volontà di realizzare l’adeguamento: ancora in molte chiese di grande importanza questo non è stato attuato. Il caso di Padova.


Prof.Giacomo
Grasso, O.P.
Questa volta mi occupo quasi solo di edifici importanti. Come funziona l’adeguamento del presbitèrio previsto dalle Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana (entrate in vigore il 15 agosto 1984), e suggerito nei particolari dalla Nota Pastorale del 1996? Ad oggi non funziona quasi mai. Può darsi che gli edifici che citerò abbiano già un progetto. Ricordava recentemente Giovanni Carbonara, professore di restauro alla Sapienza, che uno scrittore romano seicentesco, prima che si operasse il restauro di San Giovanni in Laterano si augurava che il progettista fosse attento alla vetustà, alla antichità, di quel monumento, e alla venustà, alla bellezza. Mi auguro che i progetti ci siano, e siano insieme attenti al passato e belli. Sono stato, recentemente a Padova. Riferisco di tre importanti chiese di questa città. Prima, la Basilica del Santo.Non vi è nessun adeguamento.Vi è una fragile soluzione provvisoria che va contro le norme di cui sopra. Manca dunque una soluzione per il presbitèrio.
Manca un adeguamento che comprenda tutta la chiesa, tenendo presente che il continuo accesso alla tomba di Sant’Antonio chiede un ripensamento per non dare origine, e non solo durante le celebrazioni liturgiche, ad un duplice polo di attenzione. La tomba e l’altare. L’illuminazione sembra mal studiata, o non studiata. Abbastanza buona l’acustica. Gli elementi contemporanei dell’arredo lasciano a desiderare. Così la pala d’altare dedicata a san Massimiliano Kolbe, di modesta fattura. L’adeguamento è indispensabile dato il gran numero di gente che frequenta la chiesa provenendo un po’ da tutto il mondo. Quando se ne conosceranno progettista, progetto e, indispensabile avvenga presto, realizzazione? Va detto che bene funziona la penitenzieria. E’ già qualcosa. Sono stato poi a Santa Giustina. Sono rimasto negativamente impressionato dalle porte di bronzo, terribilmente modeste. Specie quella centrale dove i santi Prosdocimo, vescovo, e Giustina, martire, sembrano impiccati, tanto sono in alto rispetto a chi li guarda. All’interno non è stato fatto niente, salvo la collocazione di due alte e sottili statue di bronzo. Porte e statue dimostrano che i soldi ci sono. Quel che sembra mancare è la volontà dell’adeguamento, e questo, per usare le parole del documento CEI del 1996, è segno di mancata fedeltà, almeno a livello materiale, al Concilio. Un benedettino francese, già professore a Sant’Anselmo e studioso di liturgia, lamentava pochi anni fa la mancanza dell’ambone in San Pietro in Roma. Chissà cosa avrebbe detto della chiesa di una abbazia ove ha sede una Facoltà specializzata in liturgia, nella quale ad oggi regna solo il nulla, quanto all’adeguamento.
La sistemazione presbiteriale della Cattedrale di Padova, con le sculture di Giuliano Vangi.
Particolare del lato sinistro del presbiterio (da: “Il nuovo presbiterio della cattedrale di Padova”, Ed. Skira 1997, foto A. Amendola).

Terza chiesa, la cattedrale. Qui l’adeguamento c’è stato. Per chiosare l’espressione dello studioso del Seicento citato da Carbonara, un adeguamento per lo meno non attento all’antico. In una struttura architettonica si è tolto un insieme architettonico, quello del vecchio Altare Maggiore, per sostituirlo con una grande scultura. Il nuovo presbitèrio è una scultura. Questo non appartiene al gusto, e alla storia, dell’occidente. Non si può sostituire un’opera di architettura con una scultura. Chi dice che non si può? Forse è solo un’opinione? Lo dice la grande tradizione architettonica che nel mondo occidentale parte dall’Egitto e arriva a noi. E citi proprio l’Egitto dove trovi la grande Sfinge? Si vede che non ci sei mai stato, accanto alla Sfinge. Quella non è opera di scultura. E’, proprio per la sua monumentalità, opera di architettura. Il presbitèrio della cattedrale di Padova è una grande scultura e, come a Pisa, non è in scala con lo spazio che lo circonda. Sarei lieto di leggere le motivazioni, sicuramente scritte, della Commissione Arte Sacra della Diocesi, e quelle della competente Soprintendenza.”Chi custodirà i custodi?”. Sostituire all’architettura una scultura è quanto si è fatto in tante chiese ove il Tabernacolo che era sempre opera di architettura è stato eliminato e sostituito da globi, giochi da orefice, gabbie, pance della Madonna, tendine e chi più ne ha più ne metta. Con la differenza che un Tabernacolo-globo, o un Tabernacolo-gabbietta con porticina in cristallo per veder dentro, non accettata dai documenti CEI perché portatrice di dubbia dottrina eucaristica, sono facilmente eliminabili. Assai meno un intero presbiterio in marmi pregiati.

Fra Giacomo Grasso, O.P.

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