L’ornamento delle vesti

La storia del ricamo

Nel Rinascimento il ricamo conobbe un momento di notevole splendore: pittori affermati, tra i quali Leonardo, vi contribuirono grandemente. Nel XVI secolo ebbe inizio una più vasta diffusione di quest’arte, grazie al suo uso per le divise militari e quindi anche per le vesti maschili. E’ con la Rivoluzione francese e con la modernità che i suoi ambiti di applicazione si restringono.

Nel Rinascimento la pittura ad ago raggiunse un livello di grande splendore. A Firenze pittori come il Pollaiolo, Raffaellino del Garbo e altri furono artefici di molti bozzetti per ricami. Tale era la qualità artistica dell’opera di alcuni ricamatori, come Girolamo Cicogna, Paolo da Verona, Niccolò da Venezia e altri, che Vasari li menzionò nel suo noto volume. Ma, senza dubbio, particolare importanza ebbe Antonio Pollaiolo, e il Vasari ritenne che i ricami eseguiti su suo disegno costituissero una significativa testimonianza dell’arte rinascimentale, e ne scrisse minutamente. Non per nulla fu al Pollaiolo che nel 1480 l’Arte dei Mercanti affidò l’incarico di preparare i disegni per i ricami, rappresentanti scene della vita di s. Giovanni Battista, sulla pianeta, sulle dalmatiche e sul piviale per il Battistero fiorentino. Tali vesti liturgiche sono oggi conservate nel Duomo. Nel corso del primo Rinascimento incontrò particolare favore il ricamo in lino, che in precedenza si era diffuso specialmente nelle regioni dove era fiorita l’arte popolare, quali l’Umbria, la Svizzera, le regioni alpine, ma anche la Germania, l’Inghilterra e i Paesi nordici. Il ricamo ebbe ampia diffusione in tutta Europa quando entrò nell’uso comune la biancheria ricamata. Poiché si trattava per lo più di ricamo in bianco su fondo bianco, tornarono in uso i punti erba, catenella e treccia. Il traforo della stoffa di fondo diede origine ai più svariati motivi ornamentali, quali fiori, cornucopie e altri ancora, ricamati in tonalità più chiare o più scure. Il punto reticello,o punto croce, venne raffinato in una specie di filigrana con motivi ornamentali di ispirazione animale o vegetale. Alla divulgazione dell’arte del ricamo contribuirono non poco, nel corso del XVI secolo, gli album di modelli. Nei secoli XVI-XVIII si mantenne molto vivo l’uso del ricamo per pianete, piviali, antipendi e altri vestimenti sacri.

Antonio Pollaiolo, Circoncisione del Battista, ricamo.

Con il diffondersi in Europa dei tessuti “broccati, velluti soprarizzi” eseguiti con telaio, l’uso del ricamo fu limitato quasi esclusivamente alle croci delle pianete: i motivi prevalenti furono così i viticci, i boccioli, i fiori eseguiti in oro più o meno in rilievo. Per accentuare i contorni e i rilievi si usò talvolta dello spago attorcigliato e del cordoncino. Il filo dorato era formato da una sottile lamina d’argento dorata, avvolta a spirale sul filamento di seta (anima di seta). Leonardo da Vinci introdusse nell’ornamentazione il ricamo dei cosiddetti groppi, che diventano ricami tipici per la parte lavabile delle vesti, molto usati nelle cortine (le balze laterali) del letto e nelle coperte. Nel secolo XVI ebbe grande incremento il ricamo dei vestiti, specie con l’introduzione della livrea per la servitù e dell’uniforme militare. Erano ricamati gli stemmi e i blasoni, i distintivi dei gradi militari. Dall’età di Luigi XVI le vesti furono ricoperte di merletti e di ricami di seta con largo uso di oro. Fu anche sviluppato il ricamo a rilievo nell’abbigliamento maschile, dove gli orli e i polsini della giubba e il panciotto si arricchirono di ricami policromi e in oro. Nei paramenti sacri si ritrova questo sfarzo decorativo, di cui esempio tipico è la cosiddetta “Clementina” (Duomo di Colonia), consistente di 33 parti interamente ricamate in oro e fortemente in rilievo. La Clementina fu eseguita a Lione nel 1740- 45 per il principe Clemente Augusto, arcivescovo di Colonia. Il rilievo del ricamo era ottenuto da cartone, stoffa e feltro. A Lione, più che altrove, la Corte e la Chiesa ebbero la possibilità di acquistare tessuti preziosi. Il ricamo venne usato anche nell’arredo di mobili o nella decorazione di tende, coperte da letto e di vari oggetti di arredamento. Dopo la Rivoluzione francese, diminuì il lavoro delle botteghe di ricamo: le circostanze costringevano all’economia e alla semplicità. Come materiale di fondo si usò allora il tulle e la tecnica più frequente fu quella dell’applicazione. Talvolta per economicità il ricamo fu sostituito dalla pittura. Nel secolo XIX il ricamo si ridusse sempre di più: sopravvisse in prevalenza quello in bianco per vestimenti, biancheria femminile, biancheria da letto. Il ricamo a più colori fu usato ancora per le coperte e le guarnizioni dei mobili. In quasi tutti i Paesi europei, soprattutto nel XVIII secolo, il ricamo seguì la moda francese, tuttavia nell’Europa settentrionale si fece sentire molto anche l’influsso dell’arte popolare. In Spagna fino a tutto il XVIII secolo prevalse il ricordo di motivi moreschi, il cui ricamo si ispirava ai broccati di seta ispano-moreschi del secolo XIV, soprattutto nell’uso di motivi geometrici. L’influsso francese dominò nell’età moderna fino all’Impero: successivamente si affermò la tradizione italiana, che tendeva ad esprimersi in forme risultanti dalla fusione di motivi regionali e di tradizione artigiana. Intorno ai primi anni del secolo si impose il gusto floreale, si elaborarono nuovi punti e si trassero effetti nuovi da quelli tradizionali. La diffusione e la ripetizione stereotipica dei motivi floreali portarono a una degenerazione e a un appesantimento del gusto. Un deciso arresto nell’attività del ricamo, relegata solo alle tradizioni rustiche, si ebbe dopo la prima guerra mondiale, col diffondersi in Europa di uno spirito di estrema semplificazione delle forme, a cui seguì peraltro una reazione che riportò in auge anche il ricamo come forma di arricchimento decorativo. Ai giorni nostri le forme prevalenti sono quelle geometriche o stilizzate, comuni in quasi tutta l’Europa, benché ogni Paese, accanto alle tradizioni artigiane locali, abbia accettato anche tendenze di respiro nazionale rielaborate secondo un gusto sempre più internazionale.

Francesco Solivari (V – continua)

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