L’onice come mediatore di luce


Una chiesa degli anni Cinquanta viene ristrutturata allo scopo di recuperare maggiore luminosità e spazi più ampi. Ne risulta un ambiente caratterizzato da semplicità di linee e da diffuso chiarore. Il progetto di Belloni e Brazìs è risultato vincitore di un concorso a inviti indetto dalla parrocchia.

Restauro, conservazione, adeguamento: sono operazioni che si realizzano su chiese storiche per le quali si richiede il mantenimento dell’architettura come testimonianza e come bene culturale, mentre lo spazio liturgico va riconcettualizzato armonizzando le necessità scaturite dall’evoluzione del rito tridentino maturate in seno al Vaticano II. A questa tematica generale che riguarda le chiese antiche, si affianca – e sarà sempre più importante nel prossimo futuro – il problema di come comportarsi verso quelle chiese costruite nei primi anni del secondo dopoguerra. In questi casi al problema dell’adeguamento liturgico si somma quello della revisione di strutture il cui pregio architettonico è a volte discutibile mentre la qualità tecnica dell’edificio in certi casi può risultare carente sia per le poche risorse economiche investite nella costruzione, sia per l’uso talvolta eccessivo del calcestruzzo.
La chiesa parrocchiale di Brembo a Dalmine, ampliata e riqualificata su progetto di Paolo Belloni e di Elena Brazìs, è un caso di notevole interesse.
L’edificio esistente risale agli anni Cinquanta del secolo scorso. Non priva di pregio, si presentava come struttura solida e ben riconoscibile, dalla facciata aulica e importante, con un agile loggiato-esonartece protettivo e accogliente che la raccordava al battistero esterno e un timpano scandito da setti verticali a contorno della croce. All’interno, la chiesa si
presentava razionale e corretta, ma carente sul piano luministico, soprattutto nella zona absidale.
La necessità di ampliare l’aula ha dato l’occasione per la ristrutturazione che è stata affidata a Belloni e Brazìs a seguito di un concorso a inviti. L’intervento si è mosso secondo due direttrici.
Sul piano volumetrico, con uno “sfondato” si è aperto un ambiente longitudinale sulla sinistra della chiesa in cui sono stati allineati i confessionali, il nuovo battistero (quello preesistente è rimasto per ora inutilizzato) e il coro. Sul piano del disegno architettonico è stata ritrovata la luce come elemento principe per la definizione dello spazio, e la chiesa è rinata in una sinfonia di splendore.

In basso, il prospetto laterale mostra l’ampliamento dell’edificio che ricava lo spazio di una nuova
navatella. A destra, in senso orario: materiali e forme dell’intervento (onice, foglia d’oro, acciaio,
legno); viste esterna e interna della chiesa preesistente; pianta dopo l’intervento.

Dicono i progettisti: “La realizzazione di modelli in scala e simulazioni infografiche ha permesso di controllare e gestire la resa illuminotecnica finale, coniugando una certa esigenza ‘scenica’ con un assoluto principio di sobrietà ed essenzialità.” Due nuovi lucernari, uno sull’altare, l’altro sul battistero, (il primo è rivestito in foglia d’oro) generano
due punti focali. La sottile lastra di onice dietro l’altare offre una corposa immagine luminosa scandita dalla struttura di sostegno e ornata delle sue naturali venature. Sul presbiterio, dietro colonne e varchi, la luce si effonde sul biancore delle superfici generando campiture di un leggero chiaroscuro che qui e lì è interrotto dal colore della statua della
Vergine, del crocifisso, del tabernacolo, della sede. Dimostra come la manovra della luce attraverso aperture e piani dal forte valore riflettente possa organizzare con sobrietà ma anche con aulicità i luoghi liturgici.

Dall’alto: immagine degli elementi (altare, ambone, tabernacolo, e piedistalli) ricavati da un unico blocco di onice; particolare del velario in onice sorretto da una struttura in acciaio.

Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria
a Brembo di Dalmine (Bergamo)

Progetto architettonico: PBEB Architetti (Arch. Paolo Belloni, Arch. Elena Brazìs)
Collaboratore: Michele Todaro
Progetto e d.l. strutture: Ing. Sebastiano Moioli
Progetto impianto idrico: Ing. Ferruccio Galmozzi
Progetto impianto elettrico: Ing. Fabio Corbani
Cronologia: Concorso a invito 2003; primo lotto 2004-06; secondo lotto 2006-07

L’altare, l&#8
217;ambone, il tabernacolo, il fonte battesimale e altri elementi secondari sono stati tagliati da un unico blocco di onice: un
esercizio che permette di offrire in via pratica e simbolica la dialettica tra unitarietà e molteplicità degli elementi significativi della chiesa. Nel complesso si tratta di una ricerca importante, che dimostra la compenetrazione possibile tra luce e materia – là dove sussista la disponibilità di utilizzare materiali pregiati quali l’onice.
Resta forse da comprendere se l’indulgere in tale elaborazione della luce non finisca per diluire la presenza dell’altare nel diffuso chiarore che rimbalza su superfici articolate e contrapposte, verticali e orizzontali. Se il velario di onice – geniale invenzione architettonica – non assuma un protagonismo eccessivo nella gerarchia che la luce stessa
imprime ai diversi luoghi.

(L.S.)

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