L’eredità e il futuro del design italiano per gli ascensori


Sembravano lesene, cioè motivi decorativi.
E invece erano ascensori: i disegni della “Città Nuova” firmati da Antonio Sant’Elia nel 1914, si sono dimostrati non solo futuristi, ma autenticamente futuribili.
Oggi lo possiamo dire a ragion veduta e senza tema di smentite, visto che parliamo di idee progettuali che hanno trovato applicazione in diversi esempi di questi ultimi anni.
Ascensori esterni, o comunque in corpi indipendenti, che danno assialità e centralità ai progetti. Momenti qualificanti per un’architettura che assume il raccordo verticale come intrinseco e importante: come un fatto da esibire con orgoglio.
Se l’Italia è il Paese col numero più alto di ascensori in proporzione alla popolazione, se è seconda al mondo per numero assoluto di impianti in opera, e se dispone dell’industria ascensoristica che – dalle dimensioni artigianali a quelle maggiori – è la più attiva al mondo, forse lo dobbiamo anche all’ingegno, alla fantasia e al desiderio di accettare le sfide che vediamo riflessi in modo singolare nell’opera del giovane esponente del Futurismo che per primo ha disegnato edifici in cui gli ascensori erano l’elemento più evidente, di importanza primaria nell’economia della città intesa come grande organismo costruito.
È bene rendersi pienamente conto del fatto che l’ascensore è una parte non solo cospicua, ma fondamentale dell’architettura: la direzione che hanno preso i progetti più recenti lo dimostra e dà pienamente ragione alle idee di Sant’Elia.
L’ottava edizione di LIFT, Mostra Internazionale del Trasporto Verticale (fieramilano) è per conseguenza il momento
cruciale per riflettere su questi temi, nel fare il punto sull’andamento del mercato, non solo a livello nazionale, ma nel mondo.
Il mercato italiano sia un punto di riferimento nel mondo. Tale posizione richiede una presa di coscienza e di responsabilità.

La prospettiva

UNA PORTA DEL GRAND TOUR
Espressione raffinata dell’incontro tra arte e natura, storia e presente, Villa Carlotta, è un “unicum”. Voluta dal marchese Giorgio Clerici a fine ‘600, è un piacere per la vista nel contesto del Lago di Como. Completata da Sommariva a inizio ‘800, divenne tappa obbligata del Grand Tour, sia per la ricchezza delle opere acquisite (da Canova a Thorvaldsen, a Hayez) sia per la fastosa varietà del suo giardino all’italiana, che Giorgio II di Sachsen-
Meiningen portò allo stato di perfetto equilibrio nel quale ancor oggi si trova. Le scale, i dislivelli, le ripe tipiche del lago vietavano tale meraviglia ai disabili. Recentemente, per iniziativa del Presidente dell’Ente Villa Carlotta, Prof. Giacomo Elias, è stato inaugurato un doppio impianto – parte in verticale, parte a percorso inclinato – che supera tutte le barriere architettoniche: l’ascensore così diventa strumento di cultura. Ne parleremo diffusamente nel prossimo numero de L’ASCENSORE PERCORSO VERTICALE E ORIZZONTALE.

L’industria italiana oggi ha la possibilità di offrire al mondo quanto è maggiormente radicato nel DNA del Paese: la creatività e il design. Queste qualità intrinseche della produzione italiana la mettono all’avanguardia quanto a export della componentistica per ascensori. Si tratta di un primato che siamo chiamati a consolidare.
L’ascensore entra definitivamente a far parte dell’estetica del progettare: nel suo complesso e nelle più piccole
parti, dalla bottoniera agli impianti di illuminazione.
Il diffuso e variegato tessuto delle aziende italiane, seguendo il motivo ispiratore di grandi progettisti come Sant’Elia, può ritrovare quel che rende unica la nostra produzione agli occhi del mondo.
La vigile e agile produzione da “alto artigianato”, capace di orientarsi secondo il gusto contemporaneo, offrendo
soluzioni di qualità elevata sia per la ristrutturazione dei cascinali di campagna riadattati a B&B, sia per i grattacieli,
sia per le navi da crociera, permette di guardare al futuro con l’ottimismo di chi conosce esattamente la propria identità e sa proporla e armonizzarla con le necessità cui si trova di fronte sul mercato globale.
La creatività italiana, anche in campo ascensoristico, sarà la “merce di scambio” che permetterà di operare con efficacia, offrendo quel grado di risposta sensibile e personalizzata che fa della macchina uno strumento di bellezza.
Questo è sempre di più un valore aggiunto apprezzato, a misura che l’ascensore cresce di importanza e, da strumento di utilità, passa al livello di elemento di progettualità, di luogo in cui non solo si “deve” stare per salire, ma anche in cui “è bello” stare, perché il design che lo compone fa sì che i passeggeri si sentano non solo al sicuro, ma anche
a proprio agio.
“Una norma di elementare prudenza stabilisce che, passati 50 anni dalla installazione di un componente, questo
vada sostituito…” così dice l’Ing. Giovanni Varisco nell’intervista pubblicata su L’ASCENSORE PERCORSO VERTICALE E
ORIZZONTALE. La grande opera di aggiornamento che questo implica, può diventare anche occasione di miglioramento
estetico.
“In una fase di forti cambiamenti del contesto competitivo – ha spiegato recentemente l’Ing. Giuseppe Lupo, Presidente
di AssoAscensori – l’industria italiana deve migliorare i fattori aziendali su cui si basa il vantaggio competitivo”.
Questa è una saggia osservazione che vale per tutti i comparti e per tutti gli aspetti della produzione, dalla fornitura
di impianti completi, alla fornitura di componenti, al servizio postvendita.
Qualcosa che potrà continuare a dare all’industria italiana le maggiori soddisfazioni, quanto più saprà riconoscere
e portare avanti la propria identità, il “marchio di fabbrica” che ci contraddistingue: quel mix di sensibilità estetica
e di capacità operativa che da sempre tutti ci riconoscono.

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini , architetto

 

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