Nel cuore della città medievale un ascensore minimalista
Installazione Filippo Rolla
Guardando il fronte della chiesa gotica di San Matteo in Genova si vede, allo spigolo sinistro di questa, accostarsi un palazzo antico che già nella semplice positura rivela come sia stato eretto insieme con l’edificio di culto. E’ palazzo Branca Doria: la chiesa di San Matteo sorse come cappella gentilizia della antica e potente famiglia patrizia che annovera nella sua storia papi, dogi, navigatori. Costruito presumibilmente nella prima metà del XIII secolo a opera di maestranze antelamiche, il palazzo ha subito diversi rimaneggiamenti, pur mantenendo sostanzialmente invariata la sua impostazione di monumentale edificio medievale, con ampio portico a quattro arcate al piano terra, vasto cortile con loggiato e scala dotata di colonne ornate da capitelli finemente decorati. Nel Cinquecento la scala e il cortile sono stati rifatti e altri elementi sono stati aggiunti ancora in epoche successive, sino al XVIII secolo. Restauri compiuti nel 1930 sotto la direzione di Orlando Grosso hanno parzialmente recuperato alcune parti medievali che erano rimaste occulte con gli interventi successivi. In particolare Grosso ha rimesso in luce porzioni delle arcate ogivali dal paramento murario tipico del gotico genovese: a strisce alterne bianche e scure (queste ultime in grigio arenaria della pietra di Promontorio, proveniente dalle cave sopra Sampierdarena). Il chiostro dalle ampie dimensioni dà luce all’interno del palazzo.
Caratteristiche tecniche
Palazzo Branca Doria a Genova Impianto: ascensore oleodinamico, pistone in taglia laterale Rapporto 2:1 Vano ascensore: 165 x 80 cm Cabina: 105 x 57 cm Portata: 250 Kg Capienza: 3 persone Corsa: 13,60 m Fermate: n. 4 Velocità di regime: 0,52 m/s
Dall’alto: lo spigolo mostra il tipico paramento murario medievale; il chiostro.
L’ascensore dalle superfici in acciaio, con cabina illuminata da una plafoniera centrale.
Il chiostro conserva tutto il fascino degli ambienti che aprono ambienti che consentono una pausa di respiro, entro un tessuto urbano affastellato e denso come quello genovese. E’ un luogo in cui il palazzo gentilizio e la chiesa si incontrano, a testimonianza dell’antica contiguità. Oggi nel palazzo sono ospitati alcuni uffici tra cui la sede dell’Ordine degli Architetti del capoluogo ligure. Ma questo non modifica in nulla la preziosità dell’edificio, che permane come un gioiello, uno scrigno prezioso. In una sala al primo piano si trova un affresco di Bernardo Strozzi, “David con le fanciulle ebree che lo applaudono”. Numerose le tele di autori illustri di diverse epoche, soprattutto a soggetto religioso: opere di Rubens, Van Dyck, dello Spagnoletto, di Luca Cambiaso e altri. La recente ristrutturazione che ha riaperto il palazzo alla vita civile della città, ha portato anche alla collocazione del nuovo impianto ascensore. Se già è difficile inserire un impianto di tal fatta entro edifici ottocenteschi, è ancora più arduo in un contesto dalle origini così antiche, auguste e allo stesso tempo tanto stratificato come questo. La scelta è ricaduta su una sistemazione che fosse la meno invasiva possibile: una cabina stretta e lunga, di ridotte dimensioni, in acciaio inox satinato. Un oggetto che si distingue nettamente dall’esistente e con le sue superfici parzialmente riflettenti ne ripete le tonalità, ma senza appropriarsele.
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