L’antico casale della contessa


Un edifiicio rurale ottocentesco, in totale degrado, al centro di un appezzamento ormai integrato nel nucleo cittadino, è stato pienamente recuperato a una nuova vita e immerso in un verde parco

Progettista e D.L.L.: Danilo Lisi architetto
Collaboratori: Eliana Caminiti, Laura Coppi architetto
Consulenza strutturale: Marco Spaziani ingegnere
Consulenza opere a verde: Giuseppe Sarracino agronomo
Foto: Pio Ciccone, Nando Potenti
Servizio di: Caterina Parrello, architetto
Testo di: Roberto Summer Architetto.

Anche se siamo nel centro abitato di Frosinone, l’intervento di ristrutturazione che proponiamo in queste pagine ha pienamente le caratteristiche della ruralità. Si tratta infatti dell’oasi naturale che era definita Osteria De Matthaeis dal nome della sua originaria proprietaria, contessa, e comprendeva un casale ottocentesco ormai totalmente degradato, come si può cogliere dalle foto della pagina, e un vasto appezzamento agricolo. La trasformazione rispettivamente in centro civico polifunzionale e in parco urbano attrezzato è emblematica dei percorsi che conducono a un pieno recupero funzionale delle realtà esistenti ed è direttamente applicabile a un ambito strettamente privato e anche di dimensioni più contenute.

Era il pascolo delle pecore

Nell’immagine sopra, scattata poco tempo prima dell’inizio della progettazione (1998), si può scorgere il casale in totale
abbandono ed il terreno circostante adibito a pascolo per le greggi; come si può vedere qui accanto, nell’immagine che abbiamo elaborato in toni seppia per riproporre il sapore del tempo perduto, le strutture del tetto erano totalmente
crollate ma le murature verticali portanti, costituite da pietre grossolanamente squadrate, anche se invase dalla vegetazione, mantenevano ancora la loro capacità strutturale: questo ha facilitato il lavoro di recupero dell’intero edificio.

Attenzione ai particolari

In questa tavola sono documentati il prospetto anteriore principale e tre prospetti laterali, in quella a centro pagina lo
stato di fatto prima dell’intervento, in quella in basso il prospetto posteriore e la sezione sulla torretta dov’è stato
collocato l’ascensore, mentre nella pagina accanto vediamo la pianta dell’edificio principale con le pavimentazioni scelte;
si nota la grande cura con cui si definiscono gli elementi strutturali degli ambienti interni, a dimostrazione della grande sapienza architettonica del progettista.

Il progettista è partito dall’analisi del sottosuolo roccioso (una formazione geologica di arenarie e marne risalente al
Miocene) su cui appoggiava direttamente, senza fondazioni, la struttura muraria.
Per procedere poi al consolidamento, ha scomposto l’intero organismo dell’edificio in due corpi distinti, fra loro collegati
da un giunto tecnico, ciascuno oggetto di diversa e specifica opera di ristrutturazione; il corpo principale, su due piani, con struttura portante in muratura di pietra, appoggiata direttamente sullo strato affiorante di roccia, è stato consolidato come segue: allargamento della base mediante un doppio cordolo di cemento armato, aderente ai muri, controventato da traversi di collegamento, pure in cemento armato, in previsione di un aumento dei carichi verticali;

Parco di design

L’area verde estesa su 46.790 mq è stata organizzata dal progettista con una serie di aiuole circolari di diversa grandezza e varietà, preservando nello stesso tempo gli alberi secolari che erano già presenti quali le querce: la loro disposizione accompagna esaltandole le zone artificiali destinate a giochi dei bambini e segue grandi viali concepiti a
spirale che conducono alle “stanze private” costituite da erba e siepi, potenziando visivamente il vecchio casale.

rinforzo delle pareti, pure in buone condizioni di stabilità e senza lesioni, attraverso l’applicazione di lastre di betoncino armato con rete elettrosaldata, ancorata alla muratura con fori passanti; risagomatura delle aperture per mezzo di un cordolo di cemento armato largo quanto il muro stesso; ricostruzione dei tratti di muratura crollata con mattoni pieni; rifacimento dei solai in laterocemento con travetti prefabbricati a traliccio e laterizi monoblocco; ripristino delle coperture
con capriate lignee e tiranti d’acciaio, orditura lignea e manto di coppi; inoltre è stato installato un ascensore, con una struttura d’acciaio a telaio spaziale, ancoratoal suolo con un solettone di cemento armato indipendente dai muri.

Cura dei dettagli

Nella pagina accanto in basso possiamo ammirare il fronte principale del casale incorniciato dal verdissimo parco fiorito: la fontana poligonale era l’antica cisterna; qui a sinistra il fronte posteriore, sempre inquadrato da masse di verde, il cui design si fonde perfettamente con l’architettura recuperata.
In alto scorgiamo alcuni dettagli architettonici da cui emerge la grande attenzione del progettista per loro: si prendano ad esempio la finestra-piccionaia con le aperture a semilunetta che ricordano molto i dettagli di certe facciate mediorientali o i ricami di luce ed ombra che formano le merlature e le grondine ricoperte di coppi.

Sotto le capriate

La maggior parte delle sale interne ha visto ricostruita la copertura con struttura in travi di legno di castagno, come quella originaria ormai irrecuperabile dopo il lungo degrado: per rafforzarne la capacità statica, sono state collocate carrucole e cavi d’acciaio, che nello stesso tempo contribuiscono in maniera determinante a creare una nuova immagine
architettonica. La stessa che troviamo negli spazi interni, nitidi ed essenziali, valorizzati dai materiali tradizionali quali i pavimenti di cotto, gli intonaci di calce, i serramenti in legno massello ed i vetri decorati.

Danilo Lisi è nato a Frosinone nel 1953. Libero professionista, ha al suo attivo una notevole esperienza nel campo della progettazione di opere pubbliche. Esperto di bioarchitettura, ha partecipato a viaggi
studio in Italia e all’estero. È titolare della cattedra di "Elementi di Architettura ed Urbanistica" presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, e dell’insegnamento di "Analisi del Territorio e Progettazione Paesaggistica" istituito dalla stessa Accademia.

L’altro edificio ha richiesto, oltre alla doppia trave di fondazione come il corpo principale, un telaio in cemento armato all’interno della muratura esistente, il rifacimento dei solai e delle coperture, in parte di laterocemento anziché legno.
L’intervento progettuale da una parte riabilita i materiali che fanno parte della tradizione locale, quali cotto, pietra,
ferro battuto, coppi, vetri colorati e legno di castagno, dall’altra parte aggiorna le forme con gusto minimalista ed essenziale, restituendo all’antica struttura respiro spaziale di rigore modernista: lo si vede dalle travi di legno che
rivestono i soffitti, rinforzate da carrucole d’acciaio dalla snella e funzionale forma o dalle finestre-piccionaia in
cotto traforate da lunette con un design mediorentale.

 

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