L’ABITAZIONE DI UN GALLERISTA DI ARTE CONTEMPORANEA


Mobili “trasparenti” nella casa di Giorgio Marconi.

Servizio e testo di Walter Pagliero
Foto Roberto Martelli

Questo interno sembra un loft. Qual è la sua storia?
Era una vecchia casa contadina appena fuori città, con piccole stanze al piano terra che comunicavano all’esterno con tre gradini, com’era tipico nelle case coloniche; io ho cercato di adattarla alla mia mania principale, l’arte contemporanea, una mania che continua 24 ore su 24 sul lavoro come nel relax. Mi sono rivolto a un artista della galleria che si diletta di architettura, Franco Pardi, e al giovane architetto Alberto Cardino, dando inizio a un discorso a tre dove ciascuno ha dato il suo contributo sul tema da me proposto di una casa galleria.
Mobili ne ho voluti pochi, solo gli indispensabili, e anche quelli li ho scelti minimali perché disturbassero il meno possibile le opere d’arte esposte ovunque. Il tavolo ovale del pranzo e il mobile rotondo del soggiorno sono stati disegnati da Franco Pardi, mentre le poltrone e i divani sono dei classici del movimento razionalista che antepongono la funzione alla decorazione e sono ancor oggi i più "trasparenti". Un altro criterio adottato è stato quello della mobilità di tutti gli elementi non strutturali, per cui un paio di volte all’anno rinnovo sia la disposizione delle opere che dei mobili, creando nuovi accostamenti e nuovi spazi da vivere. Per esempio, dove ora ci sono i "Tre generali" di Baj prima c’era un trittico di Fontana, "La Trinità", tre quadri di due metri per due, la sua opera più grande, spesso in viaggio per musei e per mostre.

"Questa vecchia casa colonica ho cercato di adattarla alla mia mania principale, l’arte contemporanea, che mi segue 24 ore su 24 nel lavoro come nel relax della vita privata."

Il tavolo ovale è stato disegnato da Franco Pardi, sulla parete un trittico di Mario Schifano.

Prima ancora c’era un’opera di Louis Nevelson, "Omaggio all’universo" lunga dieci metri. A me piace anche l’aspetto maestoso delle opere, farmi coinvolgere dalla loro presenza fisica.

I quadri e le sculture che lei ha in casa sono in turnover con la sua galleria?

Ho una mia collezione che si è andata costituendo nel tempo e che metto a disposizione di chi fa mostre importanti, ma non sono il collezionista "orizzontale" che documenta tutta l’arte di un certo periodo.
Io seguo le mie passioni e il fatto di aver avuto un sodalizio con certi artisti, di essermi coinvolto con le loro opere. A me interessa soprattutto il momento germinale di un artista, quando si manifesta per la prima volta la sua personalità in maniera eclatante, anche se molti hanno fatto le loro opere migliori negli ultimi anni di vita. Così come m’interessa l’idea primigenia di un’opera, magari schizzata in uno o più disegni, che mi piacciono proprio perché documentano l’insorgenza di un’ispirazione. Nella stanza dei disegni ho una parete dedicata a Sonia Delaunay, in un’altra ho
una serie di disegni preparatori di Fontana per dipinti del periodo dei "teatrini" e infine ho una grande collezione
di foto, oggetti, quadri e disegni di Man Ray, un uomo che mi ha insegnato a vedere le cose in maniera creativa e
molto inventata (in lui viveva l’eredità intellettuale più genuina dell’avanguardia storica tra le due guerre).

Giorgio Marconi, gallerista

La Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea è stata costituita nel 2004 per promuovere e diffondere presso il pubblico l’attività e le opere intellettuali ed artistiche contemporanee.
La Fondazione non ha fini di lucro e si propone di perseguire esclusivamente finalità di pubblica utilità nella ricerca, nella promozione e nella diffusione dell’arte contemporanea in ogni sua forma di espressione. Presidente e direttore della Fondazione è Giorgio Marconi, fondatore nel 1965 del famoso Studio Marconi che ha diretto fino alla sua chiusura nel 1992.

"Brera en plain air" di Aldo Spoldi, tavoli e sedie di Franco Pardi.

Qualità dell’intervento

Centralità del progetto: il tema sviluppato è quello della casa – galleria, uno spazio arioso, con un arredo ridotto al minimo e tutti le parti non strutturali mobili, per lasciare spazio a opere d’arte anche di grandi dimensioni.
Innovazione: lo sfruttamento della luce naturale attraverso grandi vetrate che guardano il giardino.
Uso dei materiali: parquet in ogni stanza.
Nuove tecnologie: impianto di condizionamento.

In alto, una raccolta di 46 sculture in Meccano di Enrico Baj per la rappresentazione di "Ubu re" di Jarry.
In basso, la scala rifless
a in un quadro serigrafato su lamina di acciaio di Michelangelo Pistoletto.

In Edicola

Queste idee e queste frequentazioni non devono restare solo un fatto privato come nel caso di un collezionista; per un gallerista come me è importante che abbiano uno sbocco nel sociale attraverso i contatti di lavoro. Il nostro ruolo è quello di avvicinare l’opera d’arte, espressione dello spirito dell’uomo, agli altri uomini, attraverso la proposta di opere che comunichino e facciano da catalizzatore.

 

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