Intervista

A colloquio con
Silvio De Ponte
architetto e designer

Lei si occupa da anni dell’importanza della luce nell’architettura. In generale che significato acquisisce per Lei la luce nell’habitat domestico?
La dimensione dell’abitare, con le sue atmosfere è un ambito in cui risulta particolarmente significativo il rapporto con la luce. Una luce ben progettata migliora il nostro rapporto con lo spazio. Un ambiente varia in rapporto al mutare delle condizioni di illuminazione, anche se al suo interno non vengono modificati gli arredi e lo spazio stesso.
La luce artificiale è sempre stata intesa come elemento del vivere che ci consente di “vedere” le cose. Ma quanto oggi, invece, la luce ci permette di avere “emozioni”?
La domanda ha centrato proprio la questione dell’importanza della luce nella percezione dello spazio che ci circonda. Questo fatto assume una particolare importanza in due luoghi della nostra vita: gli ambienti del lavoro e gli ambienti della casa. Al centro del binomio architettura-luce troviamo l’uomo come destinatario principale, ed è su questo soggetto che dobbiamo soffermarci per dare una nuova collocazione al progetto della luce, in cui è necessaria un’attenzione costante per una qualità complessiva che si applica a tutte le diverse situazioni del vivere la casa. Il principale “orologio esterno” che regola i nostri ritmi fisici interni è la luce. L’uso sbagliato della luce artificiale in sostituzione di quella naturale impedisce la giusta sincronizzazione di alcuni ritmi biologici essenziali dell’uomo provocando, ad esempio, malumore, sensazioni di malessere o di disagio e influendo negativamente sul corretto funzionamento del nostro sistema psicofisico ed endocrino- immunologico. Recenti studi universitari hanno provato che l’uomo è psicologicamente e biologicamente altamente influenzabile dalle percezioni date dalla luce naturale ed artificiale. Basti pensare, ad esempio, alla sindrome “Sad” (che in inglese vuol dire triste) che è stata riscontrata in quelle pesone che lavorano per molte ore in assenza della luce naturale. Ecco, quindi, che la luce artificiale diventa importantissima nel momento in cui essa và a sostituirsi o ad integrarsi alla luce naturale.

Risolvere il problema di un’adeguata illuminazione nel locale cucina

Affrontiamo più nello specifico l’applicazione della luce artificiale nella casa, ad esempio la cucina.
La cucina è un luogo di lavoro quotidiano e necessita di un’illuminazione senza dubbio più intensa ed om ogenea, senza ombreggiature, rispetto ad altri locali di un appartamento. Sui piani di lavoro la luce deve essere molto intensa e possibilmente non fredda. La luce fredda (fluorescenti) in genere sui piani di lavoro tende a modificare i colori del cibo ed a farli apparire diversi da quello che realmente sono. L’illuminazione generale, non puntuale, della cucina deve distribuire la luce anche nella zona superiore delle pareti per vedere facilmente ciò che contengono i pensili. Occorrono corpi illuminanti che emanano un fascio di luce ampio, in questo caso va bene la luce fluorescente. La tonalità bianca e fredda di queste lampade che in altri ambienti darebbe fastidio, in cucina conferisce un senso di pulito. La luce sui piani di lavoro è necessaria per sopperire alle zone d’ombra create dai pensili e dalle persone. Come dicevo in precedenza la luce su questi piani, oppure sui tavoli da pranzo presenti in cucina, deve essere il più possibile calda e concentrata per creare un effetto di “delimitazione” delle zone. Lampade a sospensione con diffusore a cono, in vetro o in alluminio, sul tavolo da pranzo o sul piano di lavoro sono particolarmente adatte per conferire quell’atmosfera di “privacy” e di “comfort visivo” che anche una cucina deve avere. Le lampade sopra i piani cottura devono essere schermate ai vapori emessi durante la preparazione dei cibi cotti con apparecchi con un grado di protezione almeno IP23. Per poter ottenere un’atmosfera gradevole, armadi da cucina con porte in vetro, come anche scaffali aperti possono essere muniti di tubi fluorescenti a colori caldi.
Ma secondo Lei la luce deve provenire solo dall’alto?

Far cadere la luce dall’alto è sempre stato un modo tradizionale di distribuire la luce nello spazio. In alcuni progetti da me fatti ho trattato la luce in alcune zone in modo diverso. In alcuni angoli, oppure dietro un mobile o dietro una lampada ho posizionato la luce dal basso verso l’alto e in controluce, mediante lampade ad incasso nel pavimento o con piccoli proiettori a luce alogena che conferisce calore ed atmosfera all’ambiente.

Come secondo Lei dovrebbe essere illuminato un luogo molto articolato come la cucina, dove le attività funzionali, quali la preparazione dei cibi, e quelle più conviviali, quali il consumo di essi, si mischiano?

SILVIO DE PONTE
• Laurea in Architettura presso la Facoltà di Architettura di Firenze.
• Tra il 1982 e il 1986 ha collaborato con la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze
• Dal 1984 al 1985 è stato visiting professor presso la Columbia University di Ne University di San Francisco.
• Nel 1988 ha conseguito il Master alla Domus Academy di Milano.
• Dal 1987 al 1991 ha collaborato con Pierluigi Cerri e Vittorio Gregotti su vari progetti internazionali.
• Autore del libro “Architetture di luce”, Edizioni Gangemi, Roma.
• Dal 1998 è Art Director dell’azienda Dil Illuminazione.
• E’ consulente per la Triennale di Milano. Numerose le mostre da lui curate: “O bale” (1994), la retrospettiva dedicata a Lucio Fontana (1999) e “100 forme dell 2000” (2000).
• Dal 1989 al 1998 è stato docente presso l’Istituto Europeo di Design di Milano
• Dal 2000 al 2002 è docente presso la Domus Academy di Milano.
• Dal 1994 al 2000 è stato professore presso la Facoltà di Architettura “La Sapienza di Roma per il diploma di Disegno Industriale.
• Dal 1998 al 2001 è stato professore presso il Politecnico di Milano, Facoltà Indirizzo in Lighting Design.
• Tiene conferenze, lezioni e workshop per Università, Scuole di Design italiane e de internazionali.
• Numerosi i progetti pubblicati su riviste e libri italiani e stranieri.

• Dal 1999 è responsabile dell’immagine degli expo internazionali del Marchi Commerciali e responsabile di tutti i saloni mondiali del marchio.
• Nel 2000 ha sviluppato il concept dell’immagine mondiale dei saloni fieristici per Fiat e Fiat Veicoli Commerciali.
• Svolge attività di ricerca e di sperimentazione sui nuovi materiali e tecnologie rimento alla luce ed al colore.
• Ha curato in qualità di progettista gli allestimenti e i progetti luce per mostre Dolce Stil Novo della Casa” – Palazzo Strozzi a Firenze, “Architettura & Natura” a Torino e “PackAge” – Città della Scienza di Napoli.
• Ha progettato importanti opere di illuminazione quali l’ampliamento di Cado Milano e la Pinacoteca ai Musei Capitolini a Roma, prima opera giubilare 2000.
• Svolge attività redazionale per alcune riviste italiane.
• Vive e lavora a Milano dove è titolare di uno studio professionale di progettazione

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