Infrastruttura al naturale

Il rapporto tra infrastruttura e natura, oggi più che mai, è una questione centrale per i temi del progetto urbano e del disegno del territorio, soprattutto se letto in funzione della crescente domanda di mobilità relazionata alla necessità di tutela del paesaggio e dell’ambiente.
Lo spazio occupato dalla strada non è solo quello del manto stradale, ma di tutti quei manufatti e dispositivi che vanno a comporre la complessità di questo materiale, elementi apparentemente ordinari, spesso risolti con soluzioni standardizzate, come aiuole spartitraffico, banchine, guard rail, barriere antirumore, schermature protettive, corsie di sicurezza, aree di riposo …
Quello che proponiamo è un’idea di ‘infrastruttura al naturale’, integrata all’ambiente, in grado di fare paesaggio, e di costituire un plusvalore per i territori attraversati, oltre alla richiesta di prestazione viabilistica.
Pensare ad ‘un’infrastruttura al naturale’ che cosa può significare?
È possibile ipotizzare infrastrutture più naturali, non solo nel significato e nel ruolo urbano e paesaggistico, ma anche nella morfologia, e nell’aspetto? Possiamo immaginare ‘strade verdi’, che al manto d’asfalto, sostituiscano un manto erboso, pur garantendo prestazioni, sicurezza e comfort? (fig. a)
È questa una visione apparentemente futuribile, che in modi e intensità diverse è stata in passato già sperimentata, e che cerchiamo di riprendere e sviluppare nei progetti di seguito illustrati. Per far ciò è necessario liberarsi dalla consolidata concezione modernista, che professa la netta separazione dei flussi, e che vede l’automobile come l’unico mezzo della libertà (di movimento) individuale per la vita nei territori della dispersione, dello sprawl della contemporaneità.
Dobbiamo iniziare a progettare flussi e mezzi diversi, ibridandone le tipologie, e mescolando o avvicinando velocità diverse (ad es. auto-pedone). Numerose ricerche e studi, che in questi anni si stanno affrontando in Europa,1 ci mostrano come si possa evitare il consumo di spazio generato dall’infrastruttura, e come l’infrastruttura stessa possa produrre economia, risorse, ambiente e quindi possa diventare una sorta di habitat o di ecologia.
L’estremo di tutto ciò è sicuramente rappresentato dall’eliminazione o sostituzione dell’automobile con altri mezzi e modalità di trasporto.
L’orizzonte ipotizzabile è quindi rappresentato dalla fine dell’infrastruttura, 2 che aprirebbe scenari di riconversione e riappropriazione di spazi e risorse delle città e del territorio. Quel tempo – già sognato e prefigurato da F.L. Wright in Broadacre city e ricostruito in numerosi film a partire da Blade runner fino al Quinto Elemento – non è poi così lontano, numerosi sono gli esperimenti di auto volanti3 o le applicazioni di piccoli velivoli ad uso ‘domestico’, in grado di liberare il territorio dalla pressione delle infrastrutture. È questo un orizzonte estremo che potrebbe aprire a scenari di rinaturalizzazione dell’infrastruttura e dello spazio da essa occupato, e che grazie agli sviluppi della tecnologia, ormai non è più così distante, vago, e utopistico, come poteva
apparire nei disegni di F.L. Wright. Ne sono testimonianza le recenti ricerche condotte da diverse Facoltà italiane di Architettura e Ingegneria sui piccoli aeroporti e il grande potenziale costituito dalle numerosissime aviostazioni di provincia, diffuse in tutto il territorio italiano,4 o ancora da progetti come Skycar city,5 che tra visione e pragmatismo, attualizzano le idee di F.L. Wright, mostrandone l’assoluta fattibilità e i risvolti sulle nostre città, sul paesaggio e soprattutto sulla natura.Progetti e ricerche futuribili che rafforzano ancor di più l’idea per noi di continuare ad occuparci del progetto infrastrutturale, spaziando dalla scala territoriale alla progettazione di dettaglio.
I progetti presentanti sono lavori che per noi esprimono l’idea di far diventare il progetto dell’infrastruttura un vero e proprio laboratorio per sperimentare strategie e soluzioni che, a partire dal tema della strada, possano diventare dispositivi per la trasformazione della città contemporanea e del paesaggio.
Infrastrutture urbane e territoriali non sono intese come spazio dei flussi, ma in modo più ampio come strumento per una costruzione ecosostenibile del territorio; un’idea di infrastruttura sensibile, che travalicando i tradizionali confini amministrativi disposti dai piani, può ricercare un più stretto rapporto con le dinamiche legate ai flussi (di merci, persone e idee), con il paesaggio, lo spazio pubblico e le attività che sempre di più si attestano attorno alla presenza fisica della strada.

Nova(e)Fumane
Riassetto della rete viabilistica del Comune di Fumane (VR) (fig. b)
Lo studio di fattibilità per la rete viabilistica del Comune di Fumane ha come oggetto l’individuazione di nuove ipotesi e soluzioni per la riorganizzazione urbana e la razionalizzazione dei flussi di attraversamento e della messa in sicurezza dal traffico pesante. Lo studio ha permesso l’individuazione di tre possibili approcci generali, i quali hanno consentito l’elaborazione di sei scenari di trasformazione viabilistica, urbana e paesaggistica per i centri abitati e il territorio comunale di Fumane. Le tre possibili strategie sono: riqualificazione e ‘risezionamento’ della viabilità esistente, realizzazione di nuova viabilità (connessioni e disconessioni della rete esistente) e introduzione di modalità alternative di trasporto. Ogni ipotesi infrastrutturale, oltre a configurare il flusso viabilistico di attraversamento, propone nuovi assetti per lo spazio pubblico, i servizi, le attrezzature urbane e il paesaggio della Valpolicella.
L’occasione di ripensare a nuovi o alternativi sistemi di trasporto e la creazione di nuove strade ha significato, per noi, riuscire a configurare un sistema continuo di paesaggio oltre che individuare nuove aree per la sosta, il gioco, le attività sportive e il tempo libero. L’adeguamento tecnico-prestazionale dell’assetto stradale e la messa in sicurezza diventano occasione e strategia di un progetto a più ampio raggio per il territorio, e per un’idea di infrastruttura più naturale.Strada delle tre acque
Comune di Cavallino Treporti (VE) (fig. c)
Il progetto si configura come un nuovo sistema continuo di percorsi carrabili, pedonali e ciclabili tra l’arenile del Cavallino, il fiume Sile e la laguna nord di Venezia, attraversando ambiti funzionalmente e morfologicamente diversi, e ponendosi oltre che come infrastruttura viabilistica a servizio del territorio, anche come strumento di esplorazione e conoscenza di contesti di notevole qualità ambientale, caratterizzati da uno stretto rapporto con l’acqua. L’infrastruttura, che comprende una sezione complessa (percorsi pedonali, ciclabili, carrabili, parcheggi, aree di sosta, arredo e attrezzature per la comunità e dispositivi di informazione), offre modalità diverse per rapportarsi con le ‘tre acque’. La strada in tutte le sue declinazioni diventa un parco lineare, una sorta di ‘museo’ all’aperto del paesaggio. Ed è proprio il paesaggio dell’acqua, del fiume, del mare e della laguna, a suggerire le diverse modalità di declinazione della strada-parco.

PIRUEA Marina
Comune di Jesolo (VE) (figg. d/e)
Inserito all’interno di una strategia più ampia di trasformazione urbana, tracciata dal masterplan redatto da Kenzo Tange per il territorio comunale di Jesolo, il progetto PIRUEA Marina, si configura come un piano di recupero finalizzato alla riqualificazione architettonica e urbanistica di un’area prossima all’arenile particolarmente carente di attrezzature, servizi pubblici e infrastrutture, e sulla quale insistono numerose strutture alberghiere e attività commerciali. Queste tre vie costituiscono degli importanti accessi al mare e pu
nti di permeabilità tra il sistema urbano impostato sull’asse del lungomare (via Baffile) e quello della spiaggia.
Proprio per questo motivo il progetto punta a dare particolare attenzione al disegno dell’arredo e delle attrezzature urbane lungo i bordi, a ridefinire completamente le sezioni trasversali, il tracciato, le aree carrabili e quelle pedonali, i parcheggi e il sistema delle alberature e delle aiuole verdi, per ottenere nuovi spazi per  l’utente cosiddetto ‘debole’, e per creare dei naturali dispositivi di moderazione della velocità e di regolazione del traffico automobilistico. L’intero intervento è caratterizzato dalle cromie delle superfici, dai diversi tipi di cordolature e da tutti i manufatti che disegnano e delimitano le sedi per i diversi utenti e le diverse velocità.
La riqualificazione dell’assetto stradale, il ridisegno della sezione e l’articolazione dei materiali diventa occasione per la ridefinizione e il recupero di nuovi e più funzionali spazi pubblici.
Il progetto è stato il frutto di un lungo lavoro e di un intenso scambio di idee, pensieri e disegni svolto con l’architetto Valter Tronchin.Park(e)ing
Comune di Cavallino Preporti (VE) (fig. f)
Il progetto ha come oggetto una vasta area parcheggio, una piattaforma d’asfalto di 3,5 ettari collocata in prossimità del centro urbano di Cavallino (VE) che è attualmente utilizzata per diverse funzioni, come mercato, area ZTL,6 parcheggio autobus, luna-park e parcheggio per le attività commerciali circostanti. L’obiettivo, oltre alla riorganizzazione dei diversi flussi e alla riconessione con il centro urbano, è di riuscire a conferire una nuova immagine più aderente alla funzione pubblica di questa piattaforma di servizio.
Il progetto, tenendo in considerazione le scarse risorse finanziarie a disposizione, propone una strategia generale impostata su tre fasi, che corrispondono a tre stralci funzionali, in grado di diluire nel tempo le somme per gli interventi di riqualificazione, e contemporaneamente di configurare spazi dotati di un proprio carattere, utilizzabili fin da subito. Il progetto si configura come un insieme di piccoli interventi all’insegna di una strategia generale low cost, incentrata sulla risignificazione dell’esistente, attraverso leggeri spostamenti e piccole trasformazioni.
Il progetto di riqualificazione di quest’area si configura come un’importante occasione per ricucire e densificare aree di margine, sfrangiate e in degrado a partire dall’integrazione dei flussi e degli usi già in atto.

Passo(dopo)passo
Comune di San Dorligo della Valle (TS) (fig. g)
Il progetto si struttura su alcune mosse finalizzate alla riconfigurazione di un nuovo spazio di relazione, una piazza-parcheggio, che funziona anche come viabilità di acceso al nucleo abitato di San Dorligo.
L’intervento dichiara esplicitamente l’intento di ritagliare lo spazio ad uso delle automobili al fine di favorire altri usi e altri utenti. Da qui la scelta di ‘dedicare’ più della metà dell’intera superficie di progetto a nuovi spazi pedonali e per la sosta, che diventeranno il ‘cuore’ della piazza; spazi pensati secondo diverse esigenze dello stare e dell’attraversare, in grado di garantire l’incontro e favorire la permeabilità e l’accessibilità ad un numero sempre più elevato di cittadini e di turisti.
La riqualificazione dell’assetto viabilistico e il risezionamento stradale diventano l’occasione per costruire lo spazio di relazione.

Note
1. Anthony Hoete (a cura di), Roam, Black Dog Publishing – London 2005; Francine Houben e Luisa Marisa Calabrese (a cura di), Mobility: A room with a view, Nai publisher,
Rotterdam 2003; Manuel Gausa, Vincente Guallart, Willy Muller, HiCat. Research territories, multilayered strategies, Actar, Barcellona, 2003.
2. Si veda il progetto ‘Chip City’, di Shinobu Hashimoto con Maxwan assieme, A12, Udo
Noll, e Peter Scupelli, 2001.
3. Numerosi sono gli esperimenti di auto (a uso domestico e personale) volanti, quasi tutte le maggiori case automobilistiche hanno in atto progetti e sperimentazioni avanzate per automobili-velivoli ad uso domestico, o piccoli aeromobili adatti all’uso stradale, si vedano: www.ecologiae.com; www.omniauto.it.
4. Pippo Ciorra, Fernanda De Maio (a cura di), Piccoli aeroporti, infrastruttura, città e paesaggio nel territorio italiano, ed. Marsilio, Venezia, 2008.
5. MVRDV, UWM, ‘skycar city, a Pre-emptive History’, ed. Actar, Barcellona 2008, presentati alla Biennale di Architettura di Venezia del 2008.
6. ZTL: zona a traffico limitato.

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)