In una vecchia fabbrica


Uno spazio dove l’architettura e il design si fondono e si completano in assoluta armonia.

Progetto di: Daniele Loscalzomoscheri
Testo di: Maria Galati architetto
Foto di: Athos Lecce

C’era una volta una vecchia fabbrica nella zona della Milano industriale, i cui locali dismessi furono acquistati da
un giovane designer milanese, l’architetto Daniele Loscalzomoscheri, che in seguito ha realizzato al suo interno il proprio studio e la propria abitazione.

Il grande lucernario illumina di luce zenitale
un rilassato spazio abitativo dai colori chiari.

Divano, Tisettanta; poltroncine disegnate da Moscheri per Malmo; tavolino di Albed.
Pouf verde di Italiana Divani, pouf neri e chaise longue disegnati da Moscheri.

L’idea progettuale è stata quella di liberare totalmente il capannone creando così un ambiente spazioso, ampio e pieno di luce. Nel recupero degli edifici industriali, di solito, l’intervento più comune è quello di svuotare l’edificio, conservando solo l’involucro esterno, e di sviluppare il progetto in senso verticale. L’architetto, in questo caso, ha realizzato la propria abitazione in senso orizzontale, lasciando immutata la struttura interna dell’ex capannone
che, grazie all’uso di colori chiari e ai grandi lucernari, viene fortemente esaltata dalla luce. L’ambiente, che rispecchia
la personalità di chi lo vive, è molto semplice e razionale. I colori usati nelle finiture sono chiari: la resina color sabbia per i pavimenti e il bianco per le pareti, che si contrappongono al wengé, al palissandro e allo zebrano dell’arredo.

Un’abitazione e insieme un laboratorio in continua evoluzione.

Tavolo, Costes; sedie “Havana”, Besana; mobile bar bianco lucido “Quadrat” e cassettiera, Galli; tavolo di cristallo “Lounge” di Albed.

DANIELE LOSCALZOMOSCHERI, architetto

Nato nel ‘63, si laurea alla facoltà di Architettura di Milano nel 1987. Master in “Advanced technology application on industrial design manufactury” a Tampa nel 1988. Dall’87 è consulente di Piero Lissoni per lavori commissionati da Boffi, Porro, Matteograssi, Iren, Living, Artemide.
Collabora in proprio con una trentina di aziende primarie del settore. Il suo stile è conciso, up-to-date, gioca con l’incontro di materiali diversi; il segno è nitido e preciso, arricchito dall’innovazione tecnologica e dalla cultura “ready made” al confine tra quotidianità e futuro.

Olaf von Bohr

Non è semplicemente un’abitazione, ma uno spazio pirotecnico dove l’architetto, arredando gli ambienti con i pezzi da lui disegnati, testa e vive in prima persona i suoi prodotti. È uno spazio, come lui stesso ha definito, in continua
evoluzione, in continuo upgrade. All’ingresso ci accoglie la zona living, caratterizzata da un piccolo e suggestivo giardino. La cucina è collocata al di sotto del soppalco, delimitata dal grande tavolo rettangolare in zebrano lucido.

Gli arredi delimitano e segnano gli spazi funzionali comunicanti.

Tavolo “Formal” di Alivar, sedie su disegno arch. Moscheri, la lampada a fungo è degli anni ‘60.
blocco con lavastoviglie Composit, cottura e lavaggio Elam.
I pavimenti color sabbia sono in battuto di cemento con finitura in resina opaca.

Qualità dell’intervento

L’idea base del progetto: creare uno spazio abitativo che sia al contempo un laboratorio in continua evoluzione.
Uso dei materiali: tutta la superficie orizzontale è rivestita in resina opaca color sabbia mentre le pareti sono di colore bianco. L’uso di colori chiari nei rivestimenti riflette meglio la luce zenitale filtrata dal grande lucernario.
Innovazione: lo svuotamento dei locali di una vecchia fabbrica per realizzare un loft ricco di luce, ampio, accogliente ed “elastico”.
Nuove tecnologie: arredare in progress lo spazio abitativo con pezzi disegnati dallo stesso designer con una continua verifica sul campo del proprio lavoro.

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