Immagini di Chiesa

Il Museo Diocesano "Adriano Bernareggi" ha dato il via a un’iniziativa particolare, indirizzata alla promozione
dell’arte contemporanea per la Chiesa. L’iniziativa consiste nel presentare con apposite pubblicazioni diverse
opere d’arte moderna o contemporanea che risultino particolarmente rispondenti al fine liturgico. Come
spiega il Direttore del Museo Diocesano, Don Giuseppe Sala, "La scelta dell’opera, che può essere sia di carattere
architettonico, sia di carattere pittorico, scultoreo o relativo alle nuove tecniche quali la fotografia o il
video, non implica un giudizio di pura eccellenza estetica , bensì indica la presenza in quest’opera di un’opportunità
espressiva significativa, che offre l’occasione di un confronto stimolante tra le diverse discipline (liturgica,
teologica, esegetica, ecc.) che afferiscono all’arte per la Chiesa".
Un’iniziativa questa, che contribuisce a dar vita a un concetto aggiornato di museo: non semplice deposito di
opere, non semplice centro di studio o di conservazione, bensì luogo promotore di un dialogo attivo tra le
diverse componenti della Chiesa e il mondo dell’arte. Così che oltre alla conservazione il museo sia elemento
di promozione dell’arte stessa. Come primo esempio di inserimento di arte contemporanea in una chiesa storica, è stato preso in considerazione il trittico di Maurizio Bonfanti posto entro la chiesa di San Fermo situata a Marne (BG), in un contesto campestre. Eretta attorno al 1125, la chiesa ha conservato per oltre un secolo la dignità prepositurale.

L’altare con la pala ad ante chiuse
Con le ante aperte.

L’edificio ha caratteristiche di pregio, tra le quali spicca la cupola che sovrasta il presbiterio quadrato. Dopo un lungo periodo di declino, la chiesa fu restaurata nei primi decenni del ‘600, periodo nel quale, sotto l’influsso dell’epoca
barocca e della riforma tridentina, fu risistemato l’altare, cui fu accostato un dossale stuccato. Un restauro del
1968 ha reso la chiesa alla sua attuale "facies". Il dossale barocco è stato mantenuto, soltanto leggermente decurtato
sui lati in modo tale da lasciare intravvedere la retrostante abside. E’ stata proprio la presenza del dossale barocco, l’occasione che ha fatto pensare alla possibilità di inserire un’opera d’arte che gli conferisse una nuova eloquenza. In precedenza sul dossale si trovava una tela seicentesca di Giovanni Scaleta, raffigurante la Vergine col bambino e i santi Fermo e Rustico. La tela è rimasta conservata nella parrocchiale. Il suo ripristino appariva rischioso e avrebbe implicato una forse eccessiva sottolineatura dell’apparato barocco inserito nel contesto romanico. D’altro canto lasciare il dossale vuoto avrebbe lasciato un senso di incompiutezza. Si è scelto di sovrapporre al biancore del dossale una pala poggiata sul piano della mensa, che potesse aprirsi a due ante fino ad abbracciare l’intera ampiezza dello specchio absidale. La scelta è ricaduta sul Bonfanti, per la sua figuratività capace di carnosa concretezza, ma velata da accenti e tonalità cromatiche che rimandano a una petizione di spiritualità non priva di richiami evangelici. L’operazione
artistica qui si abbevera anzitutto alla fonte ispiratrice senza ricerca di vana retorica, ma con un onesto e
schietto richiamo di pietà; il linguaggio è diretto, non mediato da concettosità astratte, né oscurato da una forzata
adesione formale a modi espressivi prestabiliti.

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