Il sagrato oggi

Tra città e chiesa

In varie circostanze è emersa la discussione sulla qualità architettonica delle nuove chiese. "Belle" o "brutte"? A un edificio come la chiesa è bensì lecito richiedere qualità estetica, significato, eloquenza, espressività. Ma la prima cosa da chiedere è che sia "chiesa", in senso proprio. Luogo della comunità e luogo di preghiera. Se il cuore della chiesa è l’aula – là dove la comunità si riunisce – occorre anche ricordare che bisogna prepararsi per entrare in quell’aula. Lo spazio della chiesa è speciale. E’ spazio "qualitativo" e richiede un tempo "qualitativo". Ecco che la chiesa necessita di uno spazio anteriore: che serva per la preparazione, per l’introduzione e che, nel contesto dello spazio urbano, la qualifichi. Ma anche la città necessita di questo spazio: che aumenti la libertà e costituisca un riferimento ben distinto e identificato, emergente dal continuum di strade e automobili.
Per la chiesa dei nostri giorni non chiediamo una facciata che competa in altezza o ricchezza coi palazzi della città. Ma possiamo chiedere uno spazio che la stacchi e la identifichi. Che consenta a chi vi si avvicina di prepararsi all’ingresso. Nella vita quotidiana, al rumore si contrappone il rumore. V’è uno spazio che consente di evadere da questo circolo vizioso. Ma è difficile, forse impossibile demarcarlo solo con una porta: di qua la competizione, il frastuono, le preoccupazioni materiali; di là la quiete, la spiritualità, l’ascesi, la pace. La mediazione ha valore ontologico: la distanza è grande. Si richiede una gradualità di passaggio. Ecco che l’ingresso in chiesa va preparato: è d’uopo che vi sia non una semplice porta di transito, ma un cammino.
E’ questo il sagrato: il luogo in cui il passaggio graduale può avvenire. Ed è proprio a causa del fatto che il sagrato consente che questo passaggio avvenga, che è esso l’elemento che qualifica la chiesa. Più che la facciata. Perché lo spazio è dinamico. Il sagrato è il "vuoto" che porta significato in quanto è definito dalla chiesa stessa. E’ qui che si esercita la forza gravitazionale dell’edificio di culto. Qui che si viene attratti nel cuore della chiesa.
ll I° Premio Nazionale di Idee di Architettura I Sagrati d’Italia, nato dall’iniziativa congiunta del Consiglio Nazionale degli Architetti – e in particolare dalla sensibilità del suo Presidente, Prof. Raffaele Sirica – e dal nostro impegno di rivista dedita alla qualificazione delle chiese contemporanee, è di fondamentale importanza. È qui che si gioca il ruolo della chiesa-edificio nella città. Il suo manifestarsi o il suo nascondersi. Il suo acquisire importanza o il suo essere soffocata dalla funzionalità a volte perversa del traffico. Col sagrato la chiesa acquista centralità. Il giorno che ritroveremo il sagrato per tutte le chiese di Italia, daremo una più consona dignità al posto che la chiesa occupa nella società: perché lo spazio urbano è la proiezione esterna del nostro modo di vivere.
Di qui la scelta di porre come immagine di copertina un progetto: quello di Fatima. Col suo disegno,Alexandros Tombazis pone in primo piano proprio il sagrato: è questo che diviene il baricentro tra il nuovo edificio a tamburo e la vecchia basilica. Il sagrato inteso qui come luogo di adunate di moltitudini. "Santuario" non sarà più questo o quell’edificio: sarà il complesso che si verrà a costituire con l’andare assieme del grande sagrato, della vecchia basilica e del nuovo edificio circolare. Chi si troverà entro questo vasto complesso sarà "entro" il santuario ove si conservano le differenze, le specificità dei luoghi, la loro finalità precipua. Che sarebbe la grande facciata di San Pietro in Vaticano se non vi fosse il grande sagrato definito dal colonnato del Bernini? Il sagrato è il contrappunto senza il quale la chiesa perde la propria identità. Oggi è tempo di riconquistare, col sagrato, l’identità che la città moderna ha strappato alla chiesa.

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

Il sagrato oggi

Il sagrato di una chiesa è l’erede, pur in forme molto diverse, dell’antico atrio antistante le basiliche e le chiese più semplici, quasi uno spazio di rispetto davanti al luogo sacro, al punto da partecipare di questa sacralità, da cui il nome di sagrato. Anche presso i luoghi di culto di altre religioni si ritrovano frequentemente degli spazi sacri con la medesima
funzione spirituale, conosciuta nell’arte cristiana, di introduzione al tempio vero e proprio. Si può pertanto dire che il sagrato appartiene come immagine e come spazio al complesso medesimo della chiesa. Il sagrato rivela alcune caratteristiche che ne fanno un luogo particolare con una propria funzione.
1. E’ anzitutto un invito alla chiesa, una preparazione ad entrarvi. Alle volte vi sono delle aiuole o delle piante che richiamano il giardino della vita, il luogo della pace, che ci fa lasciare i rumori e le distrazioni alle spalle per incontrare Dio.Vi può essere anche una piccola fontana che invita alla purificazione interiore. Spesso il sagrato è un invito a salire, mediante alcuni gradini, verso il luogo sacro: simboleggia quindi una ascesa. Pensiamo a certe chiese monumentali, come la Basilica di San Pietro a Roma o altre chiese poste su delle alture, alle quali si giunge all’area superiore mediante una solenne scalinata.
2. Il sagrato è un luogo di accoglienza, prima dell’entrata o anche all’uscita da qualche celebrazione. E’ luogo di incontri, di saluti. Spesso, nel passato, ma anche oggi, è luogo di sosta dei bisognosi e quindi luogo di carità, dove in un clima di fraterna condivisione si stende la mano per aiutare ed è questo il gesto più bello per poi incontrare il Signore nella chiesa.
3. Il sagrato in alcuni casi può diventare una continuazione dello spazio rituale in quanto si presta ad accogliere alcune celebrazioni che per il particolare afflusso di fedeli o per determinate esigenze non potrebbero essere altrimenti ospitate nella chiesa.

S.Em. Card.Francesco Marchisano
Foto de "L’O.R.", Città del Vaticano
Piazza San Pietro, al momento della celebrazione del
Concistoro 2003.
Copyright © L’OSSERVATORE ROMANO

Sul sagrato si svolgevano in passato anche le sacre rappresentazioni, che in qualche regione sono ancora in uso; inoltre, il sacerdote vi si presenta per impartire benedizioni in determinate circostanze. Nella solennità della veglia pasquale, anche la liturgia prevede la benedizione del fuoco nuovo sul sagrato delle chiese. Un esempio universalmente noto di tale funzione del sagrato è piazza San Pietro, con le celebrazioni papali in cui l’altare è collocato sulla parte superiore della scalinata, mentre la folla riempie la piazza sottostante. E’ bello costatare che anche nella progettazione di nuove chiese molto spesso gli architetti attribuiscono ancora importanza alla funzione
del sagrato, con la creazione di spazi funzionali e intonati all’edificio sacro.

Card. Francesco Marchisano
Vicario Generale dello Stato Città del Vaticano,
Arciprete della Basilica Vaticana,
Presidente della Fabbrica di San Pietro

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)