Il restauro di un ex casino di caccia

IL PROGETTO: ARCHITETTURA E NATURA

Testo di: Stefano Bistarelli, architetto

L’ex casino di caccia è situato nella zona di confine fra la Valdichiana Senese e quella Aretina; questo conferisce alla struttura una peculiarità unica, perché in essa si fondono i tratti, le linee e i materiali propri di entrambe le culture, quella Aretina e quella Senese.
Infatti, il casino di caccia era chiaramente la classica casa padronale tipica delle valli aretine, ma la grande differenza che possiamo trovare con gli edificati della terra di Piero della Francesca sta soprattutto nei materiali usati, propri della tradizione senese.

Il restauro del casino di caccia ha affrontato una serie di tematiche peculiari.
Poggio S. Angelo è una costruzione a due piani più mansarda, che probabilmente in anni passati era utilizzata come magazzino e quindi fungeva come stanza cuscinetto per l’isolamento del piano alto dal freddo e dall’umidità, oppure come essiccatoio e per la carne, o anche, come spesso accadeva, come piccionaia per la produzione del guano, che in epoche non lontane era considerato un importante fertilizzante da utilizzare in agricoltura.
Oltre alla mansarda, ricopre notevole importanza il “piano nobile” (il primo piano), dove la famiglia viveva e che ha
mantenuto i connotati di un tempo.

Infine, troviamo il piano terra che probabilmente fungeva da stalla e fienile ed è qui che si sono concentrati gli sforzi
e le maggiori modifiche.
La grande peculiarità che caratterizza tutto il fabbricato sono i materiali; se infatti nella Valdichiana Aretina sono ricorrenti strutture con muri perimetrali a faccia vista in pietra e di sezione molto grande, qui troviamo muri a faccia
vista in laterizio, che è tipico della Valdichiana Senese in quanto l’industria del mattone era ed è tutt’oggi un’importante
fonte di reddito.
Affrontando il restauro del casino di caccia, notiamo infatti tre dei quattro prospetti costruiti con mattoni a faccia vista, mentre invece il quarto è intonacato; inoltre, gran parte dei davanzali è realizzata in laterizio, mentre per quanto riguarda gli architravi in pietra, tipici delle zone di Arezzo, sono in gran parte assenti e sostituiti da archi o piattabande in laterizio anch’essi tipici della Valdichiana Senese.
Il casino di caccia è ottocentesco, e veniva utilizzato dalla famiglia proprietaria come casino da caccia in quanto era una architettura complementare alla Villa principale che dista poche centinaia di metri; successivamente ha subìto numerose modifiche, come si evince osservando la diversa tessitura dei materiali nei vari prospetti.

La costruzione sorge immersa nel verde e la sua collocazione, in cima a un piccolo poggio, la rende una delle strutture più belle della zona; la vegetazione circostante è quella tipica toscana, con pini e cipressi che delimitano completamente la proprietà, bossi pregiati all’ingresso, cedri e querce secolari, magnolie; ed il tutto è immerso in uliveti, vigneti e campi coltivati a grano e girasole.
Nell’intervento di restauro si è tentato il più possibile di mantenere inalterati i tratti principali dell’architettura del casino di caccia, le sue forme, i suoi colori e i suoi materiali; solai in legno e laterizio archi a tutto sesto, solai in acciaio e laterizio.

1. Il porticato è stato aggiunto all’edificio in funzione statica: funge da arco rampante.
2. Una camera da letto nel sottotetto; il muretto che definisce la scala di accesso funge da testiera.

Il restauro del casino di caccia è stato fatto nel rispetto dell’architettura esistente e della tradizione toscana, cercando però allo stesso tempo di adeguarla alle normative vigenti, seguendo i migliori criteri della bioarchitettura e dell’architettura sostenibile.
Il fabbricato è costituito da una cantina al piano seminterrato, ricavata dalla trasformazione degli originari depositi per l’acqua, che sono stati prosciugati, isolati e resi salubri.
Al piano terreno troviamo la zona giorno composta da un ampio porticato, che è di costruzione successiva rispetto all’edificio e che ha la peculiarità di funzionare staticamente come un arco rampante; all’interno troviamo l’ingresso con un ampio salone, cucina, disimpegno, dispensa, ripostiglio e bagno.
Il piano terra è stato progettato per far fluire liberamente luce e spazio; nei muri portanti sono stati aperti grandi archi a tutto sesto, che insieme a un termocamino dominano il salone; la luce fluisce, lo spazio fluttua… il tutto è stato concepito come una struttura diafana, dove da ogni angolo di essa si può godere dell’insieme architettonico: gli archi in mattoni, gli splendidi solai in legno e laterizio e il tepore evocato dai colori scelti per le pavimentazioni, per i tendaggi, per
gli intonaci… di quest’unicum, si può godere appieno con tutti cinque i sensi.
Il collegamento verticale tra i vari piani dell’edificio è regolato sia da una scala interna in legno che va dal pian terreno fino al piano sottotetto, sia da una scala esterna in muratura tradizionale che conduce a un loggiato dove affaccia il Salone del Camino Grande.
La scala esterna, di dimensioni notevoli, è stata pensata per consentire un più agevole accesso al piano superiore, dove sono presenti ambienti ideati per le esigenze di persone diversamente abili.
Al piano primo non sono state apportate modifiche sostanziali alla struttura portante; sono stati costruiti due nuovi bagni, ed è stata eseguita una diversa disposizione di accesso alle camere.
Per quanto riguarda i materiali utilizzati, è valido il discorso fatto per il piano terra, con nuovi intonaci dai colori tenui e tradizionali, a volte eseguiti tono su tono, che riposano e distendono.

3. L’interno del porticato.
4. L’impressionante scenografia notturna della piscina sulla pate alta del colle; originale il disegno della scalinata di accesso coi gradoni tondeggianti sovrapposti come foglie.

Anche qui i materiali, gli arredi, i tendaggi, sono ricercati e di gusto, scelti in modo tale da fondere insieme tradizione e innovazione, relax ed energia, in un mix che invoglia l’ospite a vivere pienamente ogni singolo istante, ogni unico, piccolo, angolo della camera.
Particolare da sottolineare, sia per il piano terreno che per tutti gli altri piani della struttura, è il tipo di riscaldamento,
a pannelli radianti a pavimento, che, oltre a garantire un migliore e più omogeneo riscaldamento degli ambienti, dà sicuramente una sensazione di maggiore comfort e tepore a coloro i quali soggiornano all’interno delle camere.
Ulteriore particolare che rende uniche le camere è che gran parte di esse hanno a vista le splendide falde del
tetto in legno e laterizio.
E infine troviamo la mansarda.
Uscendo dalla struttura e addentrandoci nel parco, particolare da far notare è la piscina, la sua progettazione, e la sua impiantistica; per quanto riguarda l’ideazione, è stata progettata in maniera tale da garantire l’accesso anche alle persone diversamente abili; inoltre è inserita all’interno di un “anfiteatro” naturale costituito da un anello circolare di
vegetazione, che specialmente durante le sere d’estate, garantisce un suggestivo cono ottico sull’infinito.
Da un punto di vista impiantistico, la piscina non è del tipo tradizionale, ma è una piscina al sale.
Le piscine con soluzione salina per il mantenimento dell’acqua erano considerate un’eccezione, ma ora sono ampiamente accettate e ammirate, specialmente nei paesi del Nord Europa, in Usa in Australia; tutte le persone particolarmente infastidite dalla presenza di cloro in piscina non manifestano mai lo stesso disagio in una piscina mantenuta con sterilizzatore salino.

Affrontare il restauro del casino di caccia secondo le suddette metodologie è stata un ‘impresa impegnativa ma con un ottimo risultato.

 

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