Il restauro conservatico

L’atteggiamento nel ristrutturare le case contadine è cambiato nel tempo: prima si preferiva trasformarle per renderle più vicine alla nuova condizione sociale, oggi invece si tende a mantenerle il più possibile com’erano alle origini.

L’architettura spontanea all’interno della civiltà contadina era un’opera minimalista non per scelta ma per bisogno. Una cronica scarsità di denaro portava gli agricoltori a prendere pietre da qualche roccia vicina o ciottoli dal torrente della zona perché non costavano niente. Nello stesso tempo il paesaggio veniva intaccato il meno possibile poiché qualsiasi opera di sbancamento sarebbe stata faticosa se eseguita in proprio o troppo costosa se eseguita da altri. Il risultato era sempre ben inserito nel paesaggio perché non potevano esserci elementi estranei venuti da lontano.
E va detto che i comportamenti di quei piccoli nuclei familiari legati all’agricoltura, che costruivano e abitavano queste case, erano sotto il controllo dell’autorità religiosa, quindi non trasgressivi ma conformisti. I valori in gioco erano
pochi ma granitici e non esistevano tendenze da seguire per diversificare lo stile di vita. Il risultato di tutto questo oggi (chi lo sa perché?) piace molto, anche se è all’opposto dei prodotti di consumo cui siamo abituati, fatti per seguire le mode e non per durare. L’umiltà delle costruzioni di campagna è all’opposto della supponenza degli stili di città: che sono sempre aggiornati, con problemi di “rappresentanza” e spesso espressione della personalità prevaricante di un architetto. Questi rustici piacciono perché sono semplici, naturali, non problematici. Non sono stati fatti da noi, ma trovati. E sono il frutto di una vita di sacrifici, non di stress e di nevrosi.

Una volta assicurata la sopravvivenza, anzi l’opulenza, si può benissimo tornare ad abitare le vecchie case coloniche dove “ci si accontentava” di tutto. E’ come riappropiarsi di un piccolo convento personale dove rinunciare, per un certo periodo, agli eccessi dell’ambizione e del consumismo e ricominciare a godere delle cose semplici: i profumi della natura, i cibi genuini, l’aria pura respirata a pieni polmoni. La piacevolezza dell’immagine riprodotta nelle due pagine precedenti (quasi un vessillo del nuovo bisogno di rusticità) è dovuta principalmente ai materiali della costruzione, oltre che alle sue forme semplici ma ben articolate. Eccoli i materiali che benché poveri ci fanno sognare : il prato “vero” bruciacchiato dal sole, i gradini di pietra sbozzati a mano e consumati dall’usura, l’intonaco quasi evaporato per le intemperie che lascia intravedere la tessitura del muro irregolare e grossolano ma molto pittorico. E i vasi con piante fiorite disseminati all’esterno da mani femminili che hanno in custodia la casa, la prole e anche la poesia povera dei fiori.

Spontaneous Architects in civilisation. Farmers were minimalists not by choice but because they needed to be. A chronic lack of money made the farmers get stone from rocks close to them or bowls from the closest torrent in the zone, as they were cheap. At the same time the countryside was untouched as any work would be too tiring to do alone and too expensive to be done by others. Therefore, it was well inserted in the landscape, as foreign elements weren’t used. It is said that religious authorities controlled the behaviour of the few families that were linked to agriculture that constructed and lived in these houses. They were not trasgresive but conformists. The value of the game was low but rocklike and the non-existent tendency to diversify the way of life. The result of all this today (who knows why?) is liked by many, even if it is opposite to the consumption that we are use to that is made to follow fashion and not to last. The humbleness of the countryside construction is opposite to the city’s style: that is always up dated, with “representation” problems with the same expression of the embezzler personality of an architect made by us, but found. This is the result of a life of sacrifices, not because of stress and nervous people. Once assured of survival, on the contrary, wealth, it is easy to return to living in farmhouses where we are satisfied with everything. It is like reclaiming ownership of a little personal convent.

Nelle foto: Una deliziosa vasca d’acqua costruita con le pietre ai piedi dei gradini che uniscono i terrazzi
sostenuti da muri della stessa pietra.
Due angoli del giardino padronale che non vuole differenziarsi troppo dalla spontaneità della natura circostante.

Where we give up, ambition, consumption and restart enjoying the simple things in life for a certain period: the perfumes of nature, authentic good, pure air breathed into our lungs. The delightfulness of the images reproduced in the two previous pages (almost the standard of new rustic needs) it’s mainly due to the material construction, far more than the simplicity of the forms but are well articulated. Although the materials are simple they make us dream: of real lawns, the sun’s scorch, the stone steps lay by hand and consumed by wear and tear. The plaster almost evaporated by the bad weather that leaves a glimpse of the irregular weave of the coarse but pictorial wall. The flowering pot plants that were spread by the hands of women that defended their homes, the offspring and even poor poetry needs flowers.

IL CONSOLIDAMENTO DEI TERRENI

Il cedimento di un muro, di un plinto o di un qualsiasi tipo di costruzione, spesso preannunciato da lesioni o da fessurazioni, dipende dal peggioramento delle caratteristiche geomeccaniche del terreno di fondazione. Una soluzione per prevenire questi spiacevoli problemi è migliorare le caratteristiche del terreno stesso per aumentare la capacità portante e renderlo sicuro. Per consolidare il terreno URETEK propone il metodo Uretek Deep Injections, sistema coperto da brevetto europeo, che consiste
nell’iniettare la speciale resina espandente Uretek Geoplus nella zona in cui si manifestano maggiormente i cedimenti.

La resina, inizialmente allo stato liquido, viene iniettata attraverso fori di circa 20mm di diametro praticati direttamente nelle fondazioni o nelle vicinanze e quasi istantaneamente si espande nelle zone di minore resistenza. Una volta addensato e compresso il terreno circostante, l’espansione della resina provoca un inizio di sollevamento della struttura sovrastante, segno dell’avvenuto consolidamento. Con questo sistema tecnologico sono eliminati i consueti, lunghi e dispendiosi interventi di muratura e si ottiene un risultato sicuro, stabile e duraturo.

AZIENDA URETEK

Nelle foto: Contrapposta al rustico contadino vi è la villa padronale, con l’imprescindibile giardino curato, la piscina, i viottoli ad opus incertum con pietre tra cui cresce l’erbetta e, sullo sfondo, le immancabili conifere giganti. Dentro vi saranno mobili antichi dall’aria semplice perché siamo in campagna.
Davanti alla villa tradizionale con archi e balconcino barocco sta benissimo sia il gazebo per godere dell’ombra sia il parterre scoperto a lastroni di pietra.

COPERTURE IN PIETRA

La scelta della copertura più adatta ad una casa deve essere valutata sia dal punto di vista funzionale sia estetico. E’ una lunga tradizione di molte zone agresti rivestire il tetto con grosse lastre di pietra in modo da definire in maniera molto forte il carattere rurale di una costruzione. Questo tipo di rivestimento delle coperture può essere usato non solo nel recupero e restauro di vecchi edifici ma anche nel caso di nuove costruzioni contemporanee. Il buon funzionamento della copertura in pietra è affidato, principalmente, alla pendenza delle falde. L’inclinazione deve essere superiore a un angolo minimo variabile in base ai materiali impiegati e tale da consentire il deflusso delle acque meteoriche in modo veloce e continuo senza ostacoli o punti di ristagno. La pendenza condiziona la reciproca posizione della pietra e impedisce la risalita della pioggia al di sotto del manto. La misura della sovrapposizione tra gli elementi di copertura dipende in gran parte dalla pendenza del tetto e varia secondo le REGIONI e le zone climatiche.
L’azienda Carluccio Rattizzi e Figli ha un’esperienza trentennale nella lavorazione della pietra, dall’estrazione nella cava alla segazione fino alla rifinitura, con particolare attenzione nelle lastre del tetto.

 
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