Il piccolo Museo San Paolo di Reggio Calabria

UN MUSEO IN CERCA DI ARCHITETTO

Una collezione di opere d’arte di impressionante valore storico artistico attende una sede museale degna e sicura. Particolarmente importante è la serie di 170 icone. Tra le opere, raccolte da Mons. Francesco Gangemi, vi sono anche statue e oggetti liturgici.

Oltre il ben noto Museo Archeologico Nazionale, dimora espositiva dei meglio noti Bronzi di Riace, la città di Reggio Calabria vanta un’altra realtà museale altrettanto ricca e sicuramente degna di essere opportunamente conosciuta, il Piccolo Museo San Paolo gestito da una Fondazione omonima diretta dal Prof. D. Filocamo. Il Piccolo Museo S. Paolo nasce come collezione per opera del Sacerdote Francesco Gangemi, Parroco della Chiesa di S. Paolo (RC) fino al 1995 e personalità poliedrica amante dell’arte, e si trasforma via via in un’entità ben precisa, una Fondazione che si concretizza in diverse tappe per ottenere il riconoscimento giuridico ufficiale nel 1984. Le opere del Piccolo Museo S. Paolo, che è stato aperto al pubblico nel 1992, trovano ospitalità nei locali adiacenti la Chiesa di recente costruzione (seconda metà del secolo XX), nati non con specifica destinazione a museo. Il consistente patrimonio che vi è custodito, che è stato oggetto di una campagna di catalogazione da parte della Soprintendenza dei Beni A.A.A. S. della Calabria risalente al 1994, attende a tutt’oggi una più adeguata sistemazione. La collezione, che ovviamente comprende opere eterogenee per tipologia, datazione e provenienza, è dislocata su due piani. A piano terra sono due sale dette “A” o “di Antonello” e “B” o “delle Icone”, mentre il seminterrato è la sala “C” o “delle Pergamene”. Lo spazio disponibile è insufficiente per una corretta fruizione delle opere. La pinacoteca collocata nella sala “A” o “di Antonello” comprende oltre un centinaio di opere databili dal XIV al XIX secolo. Fra queste sono da menzionare la Madonna col Bambino di Cima da Conegliano, un bozzetto di Raffaello raffigurante Mosè che presenta le tavole della legge al popolo ebraico utilizzato poi da Giulio Romano per un affresco in Vaticano ed espertizzato da A. Venturi nel 1921, una Madonna del Cigoli, una Battaglia del Cavalier d’Arpino, un S. Francesco del Bachiacca e poi un Paggio del Watteau e una Veduta della Laguna del Guardi, tanto per citare qualche nome cui le opere sono state ricondotte. A quelle opere di sicura paternità si aggiungono molti dipinti di mano autorevole che attendono documentazioni e studi più approfonditi. Altre tele sono invece state oggetto di attribuzioni, come un olio su tela raffigurante la Sacra Famiglia forse di Andrea del Sarto.

Nelle foto: L’edificio che attualmente ospita la collezione (a sinistra, l’ingresso; sopra, due sale espositive). Le opere sono esposte in spazi piccoli che non ne consentono un adeguato godimento.

Tra le opere di incerta paternità, particolarmente rappresentativa è quella raffigurante S. Michele arcangelo che uccide il drago, un olio su tavola (cm.200×105) attribuito ad Antonello da Messina. Alla tavola viene spesso ricondotto un documento del 1457, da qualcuno messo in relazione con la Madonna Salting della National Gallery di Londra, pubblicato da G. Di Marzo nel 1903 nel quale la Confraternita dei Gerbini di Reggio Calabria si rivolse ad Antonello da Messina perché dipingesse il loro gonfalone su modello di quello della Confraternita di S. Michele dei Disciplinati di Messina, probabilmente andato distrutto nel terremoto del 1783. A tutt’oggi non è possibile dare conferma se la tavola del Piccolo Museo S. Paolo possa aver fatto parte del succitato gonfalone; è certo invece come nello stesso anno Paolo di Ciacio da Mileto (il pittore che dipinse la nota Madonna delle Pere di Altomonte) avesse accettato di servire Antonello come maestro per tre anni. Il S. Michele Arcangelo è oggi in discreto stato di conservazione; restaurato nel 1974 da Raffaele Gallo della Soprintendenza dei Beni A.A.A.S. della Calabria non mostra purtroppo più i lineamenti del volto, rifatto del tutto in seguito al deturpamento forse ad opera dei Turchi che vi avrebbero inferto due colpi d’ascia, e successivamente rimosso in luogo di restauro.

"Un’ipotesi di intervento per la nuova sede potrebbe essere rappresentato dalla demolizione delle tramezzature esistenti e realizzazione di una serie di sale, grandi o piccole, in maniera tale da permettere la sistemazione opportuna per le diverse tipologie di opere esistenti "

Madonna col Bambino di Cima da Conegliano (?) Addolorata tra gli angeli, A. Cilea, sec XVIII.

La pinacoteca del Museo offre pure un settore dedicato ai paramenti sacri testimonianza della produzione serica locale, in particolare della zona di Villa S. Giovanni (RC), comprendendo pianete, tonacelle, ecc. in broccato, di manifattura calabrosicule, e risalenti al XVIII e XIX secolo, e una ricca collezione di argenti sacri in particolare calici, patene e reliquari ma anche turiboli, pissidi, navicelle che tra sbalzi e ceselli arricchiscono le vetrine del Piccolo Museo. Di particolare pregio le lavorazioni di argentieri meridionali e quelle opere frutto della maestria di orafi del calibro di F. Juvarra, di G. D’Angelo, del Bonacquisto ed altri ancora. Momentaneamente nella stessa sala sono collocate alcune sculture tra le quali spiccano una quattrocentesca Madonna in Trono o una Madonna col Bambino siciliana del sec. XVI e due crocifissi in alabastro di raffinata esecuzione. Tuttavia, oltre le sculture esistono pure reperti lapidei, tra cui colonne bizantine,capitelli, acquasantiere, pannelli o fregi, che rappresentano un patrimonio di frammenti provenienti dal territorio reggino o zone limitrofe (comprendendo dunque pezz
i arabo-normanni, basiliani e stilemi derivati dalle svariate presenze che si sono susseguite nel territorio durante i secoli) che sono state dislocati in tutta l’area del Piccolo Museo S. Paolo. La sala “B” comprende invece una ricca collezione di icone, circa 170, che registra presenze significative di opere di provenienza lituana o russa come nel caso del S. Giorgio che uccide il drago, bulgara come il cinquecentesco S. Michele o ancora polacca come la Madonna ticherusa del sec. XVIII. Da poco oggetto di uno studio più approfondito dal titolo Il Ricordo a cura del professor Gaetano Passarelli, il repertorio di iconografie sacre, le immagini di santi, l’elevato numero e il pregio stesso delle icone è tale da non poter qui affrontare un’esaustiva descrizione o almeno enumerazione di quanto è esposto nella sala e a ciò si aggiunga che la stessa ospita pure altri argenti di uso liturgico e un certo numero di avori orientali. Oltre queste collezioni il Piccolo Museo S. Paolo possiede anche una sezione che variamente comprende qualche reperto magnogreco (vasellame e monete) e poi documenti, pergamene e diplomi nonché campane in bronzo di fusione locale.

S.Michele uccide il drago, Anotnello da Messina (?). (Le foto sono di P.Cotronea) Madonna col Bambino opera cinquescentesca di area senese S.Giorgio che uccide il drago icona russa.

Come già accennato, il Piccolo Museo S. Paolo nasce come collezione privata e tuttavia da tempo attende una più adeguata sistemazione del patrimonio che prevede anche lo spostamento in altri locali che possano garantire una maggiore fruizione e una corretta conservazione dello stesso patrimonio. A questo proposito sembra ormai definitiva la convenzione che la Fondazione Piccolo Museo S. Paolo ha stipulato con la Provincia che prevede il trasferimento del museo in locali di sua pertinenza poco distanti dall’attuale ubicazione. Si tratta di una superficie di circa 800 metri quadrati di un edificio d’epoca del quale si occuperebbe l’intero ultimo piano. Un’ipotesi di intervento per la nuova sede potrebbe essere rappresentato dalla demolizione delle tramezzature esistenti e realizzazione di una serie di sale, grandi o piccole, in maniera tale da permettere la sistemazione opportuna per le diverse tipologie di opere esistenti; inoltre consentirebbe di allestire esposizioni temporanee e speciali. Tutti gli infissi esterni dovrebbero essere schermati per evitare eccessi di luce nelle aree espositive. Si dovrà dedicare particolare attenzione a un’efficiente soluzione per l’impianto elettrico, prevalentemente a basso voltaggio, e per la luce naturale in locali per l’esposizione di opere che non siano dipinti. All’ingresso si dovrebbero trovare il banco informazioni, la biglietteria, i guardaroba, gli uffici direzione, l’archivio delle opere e i servizi igienici. Le suindicate caratteristiche dovrebbero così dar vita ai nuovi locali del museo, in cui andrebbero a condensarsi, attraverso questo immenso patrimonio, aspetti e problemi peculiari della civilizzazione di diversi periodi e di svariati territori nazionali ed europei soprattutto evitando la decontestualizzazione delle opere stesse.
Prof.ssa Ines Cutellè Abenavoli
Arch. Maria Rosaria Fascì

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