Il piano del coloreColour plan

Uno strumento per la tutela dei centri storici. Il tema delle tecniche di finitura e delle colorazioni riveste un ruolo centrale nella tutela di questo patrimonio collettivo. Rifacimenti incontrollati in occasione di interventi di restauro o di semplici interventi manutenzione delle facciate, hanno determinato spesso la distruzione e la perdita definitiva dei colori originari e di finiture particolari tipiche di un “modo di costruire” del passato. Intonaci decorati “a fresco” o rifiniti “a marmorino” sono stati sostituiti da più veloci ed economiche idropitture, che con le loro colorazioni opache e piatte hanno radicalmente trasformato l’immagine di molti centri storici. Il problema del rispetto dei materiali, delle finiture e delle superfici degli edifici antichi non trova fondamento solo su esigenze estetiche, ma riguarda le ragioni più profonde della conservazione: non è solo un problema di immagine, ma deriva dalla consapevolezza dell’importanza storica, documentaria e culturale della salvaguardia delle testimonianze del passato, del “sopravvissuto”. Da questa esigenza nascono i piani del colore, come strumenti per il controllo e la gestione dell’inevitabile trasformazione. Frutto di approfondite indagini storiche, alcuni comuni cominciano a mettere a punto questi strumenti, comprendendone l’importanza ai fini della tutela. Non si tratta di una soluzione semplicistica, o dell’espressione di una riduzione all’uniformità, ma, al contrario, proprio di una valorizzazione di peculiarità e differenze, individuate, studiate, definite e tutelate. Vengono infatti individuati materiali e tecniche di finitura, zona per zona, talvolta edificio per edificio, attraverso una capillare attività di schedatura: vengono quindi definite le modalità delle operazioni di manutenzione delle facciate e di restauro, le tavolozze dei colori, i materiali ed i prodotti da utilizzare negli interventi. Alcuni esempi concreti: il caso di Torino (Pavia, Roma, Campo Ligure, Camogli…) Torino è stata il primo Comune in Europa a dotarsi di un Piano del Colore. Fin dall’Ottocento il Consiglio degli Edili aveva elaborato un piano di colorazione con criteri ambientali: erano stati individuati dei percorsi cromatici, che si dipartivano dalla piazza del Castello, centro ideale e cuore della città, e si ramificavano per strade e piazze in modo da creare una sequenza continua ma variata di una ottantina di colori. La città risultava come un “sistema policromatico coordinato”. Nel 1845 viene resa nota e messa a disposizione la “Tavolozza dei colori”, frutto di mezzo secolo di studi e prove di tinteggiature: viene così definito un abaco dei colori, ai quali si doveva fare riferimento nelle pratiche edilizie, indicando il numero corrispondente. Sulla base di questa documentazione si sono mosse le indagini finalizzate alla predisposizione dell’attuale Piano del Colore. La progressiva perdita dei colori originari, avvenuta nel tempo a seguito delle operazioni di manutenzione e di restauro delle facciate, aveva infatti reso illeggibile quella sofisticata rete di rapporti cromatici che caratterizzava la città storica. Attraverso il recupero di una abbondante e ricca documentazione relativa alle tecniche di tinteggiatura ed ai materiali impiegati è stata ricostruita la “Mappa cromatica” della città storica: è stato inoltre predisposto un “Archivio dei Modelli di Colorazione”, al fine di offrire una guida pratica che tenga conto delle più moderne tecniche di finitura correnti. Lo studio preliminare al Piano ha consentito di recuperare i percorsi cromatici della città storica: all’uniformità del cosiddetto “giallo Torino”, si contrappongono il verdastro di Piazza Vittorio Veneto e di Piazza della Gran Madre, concepite unitariamente, e il grigio chiaro degli sfondati delle facciate di via Po. Il Piano del Colore della città definisce gli ambiti di intervento e si attua, come definito all’art. 3, attraverso “l’indirizzo ed il controllo delle singole opere di coloritura, pulitura e restauro delle facciate”, dagli interventi di pulitura alle tinteggiature, dalla verniciatura degli infissi alla sistemazione di serramenti esterni, portoni, cancelli, vetrine di negozi. Approvato dal Consiglio Comunale nel febbraio del 1997, l’attuale Piano del Colore di Torino costituisce sicuramente uno strumento fondamentale di valorizzazione, conservazione e tutela del patrimonio edilizio. La sensibilizzazione delle pubbliche amministrazioni sui temi della tutela dei centri storici, trova riscontro anche nell’interesse verso questi strumenti: molti Comuni oggi hanno avviato indagini finalizzate alla predisposizione di piani del colore, nella consapevolezza dell’importanza della salvaguardia dei valori storici dell’ambiente, dell’architettura e dei colori.
Cristina Lacchini

An instrument to safeguard historic centres. The theme of finishing and painting techniques plays an important role in the protection of historic centres. Uncontrolled reconstruction during restoration works or simple facade maintenance operations have often resulted in the destruction or definitive loss of original colours or specific finishes typical of past “construction methods”. “Frieze- decorated” or “marble-finished” plaster are often replaced by easier-to-use, economic water paints which, with their dull, flat colours have often changed the faces of numerous historical centres. The problem inherent in the respect for the materials, finishes and surfaces of old buildings is not only based on aesthetic requirements but concerns the more serious problem of conservation: it is not merely a problem of image but derives from an awareness of the historic, documentary and cultural importance related to safeguarding evidence of the past, i.e. what has “survived”. Colour plans used as instruments for the control and management of inevitable transformations stem from this requirement. The result of in-depth historic research, some communes have begun to take these tools into account, aware of the importance of same for conservation purposes. It is not merely a question of a superficial solution, or a need to render everything homogenous but, on the contrary, a maximization of the specific aspects and differences that have been identified, studied, defined and safeguarded. In fact, thanks to a complex cataloguing activity, materials and finishing techniques are identified area by area and, at times, building by building. Hence the methods used for the maintenance or restoration of facades, colour palettes, materials and the products to be used for these operations are defined. Some concrete examples include the city of Turin (Pavia, Rome, Campo Ligure, Camogli…) Turin was the first city in Europe to adopt a Colour Plan. Right from the nineteenth century the Council of Builders had developed a colour plan based on environmental criteria: colour routes, branching off from Piazza Castello (considered an ideal centre and the heart of the city) and spreading out along roads and squares in order to create a continuos sequence, diversified through the use of about eighty colours, were identified. The city became a “co-ordinated polychromatic system”. In 1845 a “Colour Palette”, the result of fifty years of research and paintwork experiments was implemented: hence a colour abacus was defined and used as a reference for building procedures, by indicating the corresponding number. On the basis of this documentation research targeted at preparation of the current Colour Plan began. The gradual loss of original colours that had occurred over time following the maintenance and restoration of facades had, in fact, made that sophisticated network of chromatic relationships that characterized the historic city, illegible. Thanks to the recovery of plentiful, detailed documentation regarding paintwork techniques and materials used, the “chromatic map” of the historic city was reconstructed. Furthermore a “Colour Specimen Archive” was prepared in order to offer a practical guide containing the most modern present-day finishing techniques. The preliminary study to the Plan permitted recovery of the chromatic routes of the historic city: the greenish colour of Piazza Vittorio Veneto and Piazza della Gran Madre, conceived as a single unit together with the light grey of the trompe l’oeil perspectives of the facades of via Po acted as a contrast to the so-called “yellow Turin”. The city’s Colour Plan defines the areas of intervention and is implemented, as defined by art. 3, through “the direction and control of individual painting, cleaning and facade restoration operations, ranging from cleaning to painting, from varnishing of the fixtures to the repair of shutters, entrance doors, gates and shop windows. Approved by the Municipal Council in 1997, Turin’s current Colour Plan indubitably constitutes a fundamental tool in terms of the maximization, conservation and safeguarding of its building heritage. The awareness of public administrations on themes related to the safeguarding of historical centres is confirmed by the interest shown in these tools: at present, conscious of the importance of safeguarding the historic values of the environment, architecture and colours, many communes have instigated research targeted at the preparation of colour plans.

 

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