Il Museo Diocesano di PadovaDodici sale per l’arte cristianaUna mostra antologica

DODICI SALE PER L’ARTE CRISTIANA

Restaurato grazie ai fondi dedicati agli interventi per il Giubileo nelle regioni italiane, il Museo diocesano di Padova è stato inaugurato nel marzo 2000. Le opere ospitate nelle sue sale sono state raccolte a partire dal 1973: quando il vescovo, Mons. Girolamo Bortignon, costituì la fondazione denominata “Museo diocesano d’Arte Sacra San Gregorio Barbarigo”. Nel corso degli anni passati il Museo ha funto da deposito temporaneo per oltre un centinaio di opere artistiche provenienti da diverse parrocchie. Con i lavori di restauro, cominciati nel 1997 il Museo ha trovato una collocazione definitiva al piano terra e al terzo piano del Palazzo Vescovile. Il Museo è anche luogo privilegiato per esposizioni temporanee, quale quella sulla figura di Luca Evangelista nell’iconografia.

Il complesso del Vescovado, collocato a meridione della Cattedrale, è frutto di trasformazioni di cui si ha notizia fin dal tardo medioevo. E’ del 1309 una lapide, ancora conservata all’interno dell’edificio, che ricorda la costruzione di un nuovo palazzo per volontà del vescovo Della Torre. Di questo complesso facevano parte la residenza del vescovo, le cucine, i granai, le cantine e gli spazi per la gestione degli affari amministrativi e giudiziari della diocesi, quali la Curia, la Cancelleria, le Carceres, il Bancus Juris, la Causarum Audientia, ecc., spazi aperti che si estendevano verso sud e che costituivano il Briolo del vescovo, un ampio spazio verde cinto da mura che nel corso del secolo verrà via via occupato dalla espansione della città.. Dal VI secolo, grazie al rinnovamento voluto dai vescovi Pietro Donato, Iacopo Zeno e Pietro Barozzi, gli edifici medievali vennero trasformati in una grandiosa residenza e assunsero via via la caratterizzazione architettonica e artistica mantenuta ancor oggi. La nuova costruzione riutilizzava in parte le strutture preesistenti, riorganizzate tuttavia nel nuovo impianto. La mole quadrangolare era coperta da un tetto in piombo e si articolava su tre piani: una grande cantina voltata su pilastri al piano terreno, un primo piano a doppia altezza nel quale era ricavata la grande sala inferiore e un unico piano interamente dedicato alla grande sala superiore, ornata con le immagini dei vescovi di Padova. Su tre lati erano addossati al corpo principale altri edifici di minore altezza, mentre verso ovest mura merlate, ancora conservate lungo via Vescovado, definivano una corte dotata di un pozzo monumentale, alla quale si accedeva da un portale architettonico ancora aperto su via Dietro Duomo. Sul lato orientale si trovavano, verso gli angoli dell’edificio, due cappelle simmetriche aggettanti verso l’esterno con accesso alla grande sala superiore. Poche furono le modifiche successive al XV secolo; degni di nota sono il grande corpo di fabbrica cinque-centesco che si sviluppa sul lato sud, e il grande loggiato su due ordini, realizzato nel XVII secolo sui lati sud ed est. Dopo di allora il complesso è rimasto quasi inalterato. Le recenti opere di restauro hanno interessato sia il piano terra sia il terzo piano del Palazzo Vescovile. Si sono così razionalizzati e recuperati degli spazi che erano ormai da anni in disuso, dando in questo modo una logica al complesso palinsesto del palazzo; in particolare si è cercato di eliminare tutte quelle superfetazioni che avevano compromesso la natura dei luoghi e i delicati rapporti del palazzo con la Cattedrale. Al piano terra di sono potuti recuperare ampi spazi espositivi in stretta correlazione con piazza Duomo e la corte della Curia; inoltre è emersa un’interessante zona archeologica dove si possono ammirare una parte dell’impianto della antiche fondazioni della Cattedrale. Qui si trovano al Sala del Sacro Collegio e la Sala San Gregorio, che rappresentano, nel complesso museale, il punto di incontro per manifestazioni culturali. Al terzo piano invece si è proceduto a un sistematico consolidamento statico del solaio e dei paramenti murari, rendendo così agibili tutti gli spazi. La metodologia del restauro è stata la meno invasiva possibile. (Ennio Lavalle)

 

Il magnifico Salone dei Vescovi Jacopo Da Montagnana (1440-99)"Compianto su Cristo morto) Una sala espositiva

 

 

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