Il miracolo si rinnova

SANTUARIO DI LANCIANO (CHIETI)

Il monastero benedettino di San Legonziano, oggi Lanciano, fu nell’VIII secolo luogo del Miracolo Eucaristico: il pane e il vino consacrati divennero concretamente carne e sangue. Nel corso dei secoli il monastero, oggi retto dai Francescani, ha subito diverse trasformazioni. Gli scavi effettuati alla fine degli anni novanta del XX secolo, hanno messo in luce preesistenze archeologiche che datano dal X sec. a.C. Presentiamo qui il restauro e l’adeguamento liturgico realizzati – nell’occasione dell’anno giubilare – dall’architetto Paolo Bedogni con la consulenza di p. Silvano Maggiani per l’adeguamento liturgico, di particolare rilevanza data la vetustà del luogo e la sacralità del tabernacolo che contiene le reliquie del Miracolo, che dal Medio Evo è oggetto di venerazione.

In alto a sinistra: facciata principale del santuario, a destra vista del campanile dopo i restauri che, cominciati nei primi anni ’90, hanno interessato la vicina piazza del Plebiscito.

Il possibile adeguamento

Non è vero che sia impossibile procedere a radicali lavori di adeguamento alla luce degli orientamenti e dello spirito del dettato conciliare della liturgia racchiuso nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, nei libri liturgici riformati, nei Documenti specifici del magistero pontificio o episcopale. Per l’Italia è utile e obbligatorio citare C.E.I., L’adeguamento delle Chiese secondo la riforma liturgica, Nota Pastorale, 31 maggio 1996 (A. Ch.). Non è vero che non siano sempre consigliabili i principi della conservazione e del restauro e l’adeguamento dell’esistente allo spirito della celebrazione liturgica. Non è vero che sia impossibile rispettare valori storici e culturali di monumenti architettonici, vetusti di storia e di cultura, e nello stesso tempo adeguare quei luoghi ad un celebrare cristiano rispettoso dell’oggetto della Celebrazione, l’evento Gesù Cristo, del soggetto integrale, l’assemblea gerarchicamente ordinata, di luoghi e di tempi appropriati in funzione e dell’oggetto e del soggetto. Pur dovendosi confrontare con una complessa gamma di competenze e di interessi, spesso non similari, la committenza, gli architetti, gli artisti, i funzionari delle soprintendenze, gli esperti liturgisti, possono giungere ad una prospettiva d’intenti tale da far procedere ad opere di adeguamento attente, significative e di valore. Tra ciò che è già stato attuato al riguardo, mi sento di poter affermare che emerge per la qualità dell’operazione, del lavoro e dei risultati il Santuario del Miracolo Eucaristico di Lanciano. Devo premettere che mi sono trovato coinvolto, in qualità di liturgista, negli ampi lavori di adeguamento del complesso santuariale, con presenza alterna, pur essenziale. Ne resta una mia testimonianza nel volumetto "Dai segni al Disegno". Il cantiere del Miracolo Eucaristico di Lanciano, Secondo rapporto sull’intervento (Marzo-Agosto 1999), S.M.E.L., Lanciano, 1999.

Andare al Santuario: gli itinerari

Il “secondo rapporto” aiuta a comprendere la complessità dell’operazione e l’ardito progetto di adeguamento globale che non solo ha coinvolto il convento dei frati annesso al Santuario, ma anche la nuova Casa del Pellegrino, compresa la ripulitura e conservazione dell’esterno e del campanile, con spiccato interesse ad eliminare tutte le possibili barriere architettoniche per favorire l’afflusso dei numerosi pellegrini disabili. Ma l’arditezza del progetto è da leggersi anche nella preoccupazione che il Santuario diventi meta di un itinerario immediato così da risultare punto focale reale, non solo del viaggio in genere, ma anche del prossimo avvicinarsi a esso. È stato ripristinato l’antico percorso dei pellegrini che dal Ponte così detto di Diocleziano, conduceva al Santuario del Miracolo tramite un tunnel di collegamento; e ugualmente l’aver ripristinato l’antico assetto altomedievale e medievale dell’area di Leganziano e del Santuario benedettino del Miracolo Eucaristico, ha favorito luoghi che potranno servire per momenti e tempi di preghiera. Si viene a creare un itinerario quanto mai imponente dal punto di vista santuariale: un itinerario di memoria storica, densa e costruttiva. Invito, tra l’altro, a convogliare il passato (e ombre e luci) con una apertura al futuro, forti di una purificazione anche della memoria.

Vista del campanile dopo la prima fase dei lavori di restauro (lato nord); la cupola policroma: ultimo elemento del campanile che è stato oggetto di restauro. I lavori di restauro sono cominciati col consolidamento statico della struttura. Qui sopra a destra: veduta di Lanciano alla fine del XVII secolo, acquaforte di F. Cassiano de Silva.

L’area dell’altare Tuttavia l’operazione princeps effettuata, dal punto di vista di adeguamento liturgico, è la sistemazione dell’area dell’altare (o bema) e del luogo del tabernacolo in cui si conservano le Reliquie eucaristiche del Miracolo. Come dare autonomia armonica alla azione liturgica per eccellenza, “culmine e fonte della vita della chiesa”, la cele
brazione eucaristica, e alle Reliquie, il segno della presenza reale del Sacramento del Sacrificio di Cristo, di un aspetto, cioè, pur preminente della eucaristia celebrata? (cfr. A.Ch., n. 16- 19). Per secoli, in Lanciano, la celebrazione del Memoriale Cristiano e le Reliquie di un memoriale celebrato, hanno ritualmente convissuto. Probabilmente, nell’immaginario delle generazioni, le Reliquie hanno contribuito a mantenere o conservare la fede nella presenza reale eucaristica di una celebrazione ormai non più “celebrata”, soltanto “assistita”, incompresa, come accadeva fino al Concilio Vaticano II.

In alto, pianta del Santuario prima del restauro: la zona presbiteriale è ridotta a luogo di transito obbligato per l’accesso alla scalinata per la visita al miracolo; l’ex Cappella del Rosario è completamente occupata da locali con tramezzature e solai incongrui.
Legenda: 1) Altare; 2) Sede del celebrante; 3) Ambone; 4) Custodia del Miracolo Eucaristico (sopra) e custodia del Santissimo (sotto); 5) Sagrestia; 6) Campanile; 7) Pluriuso; 8) Ex Cappella del Rosario; 9) Scala di accesso al Miracolo; 10) Chiosto; 11) Locale tecnico; 12) Deposito; 13) Servizi.

Di fronte al dilemma, celebrare i santi misteri e/o vedere le reliquie, alla luce delle istanze della riforma liturgica, è apparso chiaro di procedere nello spirito del Vaticano Secondo. Inoltre si doveva prendere consapevolezza che nel progetto del Santuario precedente l’adeguamento, l’importante erano le Reliquie, unicamente le Reliquie, e in modo relativo l’altare; inesistente l’altra mensa, l’ambone, il luogo dell’Annuncio della Risurrezione, luogo monumento eminenziale. Invece altare e ambone sono nella pura tradizione liturgica i luoghi dove circum-stantes si sono da sempre posti i fedeli, l’assemblea gerarchicamente ordinata. Così a Lanciano, con una felice trasformazione strutturale, in verità, di una struttura settecentesca che ne permetteva la trasformazione, viene valorizzato il luogo dell’altare-ambone-presidenza, mentre il tabernacolo delle Reliquie, tramite una essenzializzazione strutturale, riacquista la forza di una esperienza storica, memoria non memoriale, di mimesis rituale, di immagine di un aspetto della realtà vissuta e rappresentata nell’agire sull’altare. Quando si celebra, per mezzo di un gioco di veli di alta qualità metallica, aurati, e di luci, trovano la loro giusta collocazione e il loro valore gerarchico il luogo delle Reliquie e il luogo proprio della Celebrazione. Di fatto, il luogo delle Reliquie Eucaristiche scompare o meglio è messo in ombra quando l’assemblea celebra. Quando la domus “riprende” come preminente il ruolo di Santuario che conserva la memoria storica del Miracolo, ecco che la posizione dei veli e la luce adeguata, mettono in risalto le Reliquie, senza modificare, tra l’altro, le caratteristiche storiche del bema. Questo non è più ridotto, nel frattempo, a funzionale luogo di transito per andare a vedere le Reliquie, come accadeva prima dell’adeguamento. Da questa nuova ricomposizione di elementi diventa più facile favorire una mistagogia che approfondisce tramite i punti focali del bema, la celebrazione eucaristica, la sua sacramentalità, la presenza del Risorto in mezzo a noi, il Dono e l’essere noi per gli altri, pane che nutre e vino che dà gioia e canto.

Spaccato dell’intero complesso. Da sinistra si vedono la Cappella della riconciliazione (ex Cappella del Rosario), l’aula del Santuario con la Custodia del Miracolo schermata dal velo aureato, il chiostro, il convento e la Casa del Pellegrino-Ostello. Si nota come sia stata distinta la zona del Miracolo da quella della celebrazione e dotata di accessi indipendenti. (Modellazioni tridimensionali a cura dello Studio Bedogni con la collaborazione del Dr. Arch. Riccardo Mortari).

 

Santuario di Lanciano (Chieti)

Progetto, d.l. restauro e adeguamento liturg.: Dr. Arch. Paolo Bedogni (Reggio Emilia)
Condirezione lavori: Dr. Arch.Vittorio Renzetti
Consulenza liturgica:
Prof. P. Silvano Maggiani
Soprintendenza:
Dr. Arch. Giovanni Bulian, D.ssa Giovanna Di Matteo, Dr. Andrea Staffa
Consulenza restauro e cromie:
Pellicelli e Rabitti (Montecchio Emilia, R.E.)
Foto:
“Foto C.”, Giuseppe M. Codazzi (R.E.)

Le imprese

Restauri pittorici/affreschi: Impresa Frezza Ing. Armido & C. S.a.s. (L’Aquila)
Corpi illuminanti:
Targetti Sankey S.p.A. (Firenze)
Arredo, confessionali, croce:
Franceschini Snc (S. Polo D’Enza, R.E.)
Illuminazione fibre ottiche (Miracolo Eucaristico): Ilti Luce (Torino)
Riscaldamento a pavimento:
Velta Italia Srl (Terlano, BZ)

L’ex cappella del rosario era stata occupata nel ‘900 da locali con tramezzature e solai incongrui.
Foto di destra: veduta verso il presbiterio durante i lavo
ri di restauro della Chiesa

Invaso di luce

La scoperta dell’impianto architettonico settecentesco e la sua valorizzazione hanno donato al Santuario una luminosità felice e benefica. Sono stati rimossi tutti gli elementi incongrui (la scala di accesso per la visita al Miracolo, la balaustra marmorea novecentesca, l’essenzializzazione delle strutture del tabernacolo delle Reliquie, l’incongruo impianto decorativo novecentesco). Le cromie originarie settecentesche delle pareti e l’ar ticolazione delle campiture della volta fanno dell’entrata in santuario un’esperienza singolare, in forte contrasto con l’ambiente preesistente. Per chi conserva memoria del grigio e del buio allora imperante, il passaggio potrebbe essere qualificato da un “sacro” misterioso a un “santo” taborico che ha nella celebrazione del Mistero Pasquale la sua santità. Si riparte da Lanciano con in noi la luce di una esperienza cristiana acquisita dopo un itinerario iniziatico, dove il mistero non è solo stupore estatico, ma anche possibilità di dare ragione di se stesso, e della speranza che racchiude.

Cappella del Santo Sacramento e Cappella della Riconciliazione. (cfr. A. Ch., n. 30-33).

Soltanto un accenno a ciò che è nato dalla ex Cappella del Rosario ora Cappella della Riconciliazione. Nel rispetto degli antichi volumi, con una attenzione particolare alla qualità del colore e al suo uso, è nata una Cappella per la Penitenza che tende a valorizzare non solo la forma auricolare ma anche quella comunitaria, per un congruo numero di fedeli. Suggestiva, dal punto di vista architettonico, la valorizzazione di una parte che introduce alla piccola cappella della Riserva Eucaristica, ben visibile dall’Aula della Riconciliazione. Il santuario si trova così ad essere munito di spazi perché possa essere esercitata seriamente anche la ministerialità della misericordia. Ormai si va a Lanciano, nel suo Santuario, non solo per vedere le Reliquie. La Domus Santuariale tutta conduce ad andare al di là del mero vedere, e nella fede sperimentare con i sensi e i sentimenti, la celebrazione in spirito e verità dei Santi Misteri. La proposta dell’adeguamento è chiara e comprensibile in tutta la sua articolazione. La prima accoglienza che ne è stata fatta, è positiva. Mantenere il rigore di ciò che è stato attuato non è cosa semplice e facile perché si presuppone un nuovo senso ecclesiale, celebrativo, liturgico, devozionale, in particolare degli animatori del Santuario. Il Santuario di Lanciano sarà vincente alla prova dei fatti e alla prova di molteplici fattori inerenti l’uso e la funzione di ciò che è stato adeguato e, di fatto ha già il grande merito di coraggio, di aver osato un adeguamento per amore dei misteri che si celebrano e per amore di chi celebra.

Rev. Prof. Silvano Maggiani, O.S.M.

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