Il luogo dell’incontro

Testimonianze – La Piazza aperta al dialogo

Con un testo introduttivo del Prof. Eugenio Abruzzini, presentiamo alcune riflessioni offerte da alcuni esperti – responsabili di Commissioni diocesane per i Beni Culturali Ecclesiastici, architetti e altri studiosi – delegati da CHIESA OGGI architettura e comunicazione per le commissioni giudicatrici nelle sedi provinciali del I° Premio Nazionale di Idee di Architettura "I Sagrati d’Italia".

Il luogo dell’incontro

Nel Concilio di Orléans del VI secolo è detto: «… si proibisce di edificare una chiesa senza aver prima informato il vescovo della città, che deve intervenire per segnare il perimetro dell’edificio e per indicare sul terreno lo spazio dell’atrio…» che diviene così un elemento integrante della chiesa. La funzione è quella di cerniera tra chiesa e mondo, tra celebrazione e vita quotidiana, una unità che non cancella le rispettive differenze. Nel 1971 i vescovi francesi
sottolineano: «… i cristiani che vengono in chiesa, al loro arrivo, non sono costituiti in assemblea liturgica; venendo dal
quartiere per celebrare l’Eucaristia in primo luogo devono riprendere coscienza della loro appartenenza a una comunità di fede…».. L’atrio, il sagrato, sono spazi che sviluppano l’identità ecclesiale, il farsi della comunità cristiana come evento storico concreto, frutto di un processo che ha inizio nel vivo delle esperienze umane e sociali. Il porticato, l’atrio, il protiro e il sagrato sono spazi filtro che consentono all’edificio di respirare pur nella stretta dell’intorno urbano. Sono spazi di libertà e di intimità, sacri all’amicizia, luoghi di sereno e tranquillo intrattenimento tra fratelli davanti alla casa comune prima e dopo il rito sacro, a dilatare il tempo della liturgia.

Chiesa Madonna delle Grazie a Ispica (Ragusa), Architetti Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa
(da CHIESA OGGI n. 52).

"L’atrio, il sagrato, sono spazi che sviluppano l’identità ecclesiale, il farsi della comunità cristiana
come evento storico concreto, frutto di un processo che ha inizio nel vivo delle esperienze umane"
Eugenio Abruzzini

Dal punto di vista sociale e urbanistico, il sagrato-atrio è luogo di comunicazione, di teatro, di spettacolo: luogo di teatralità diffusa nelle feste, nelle processioni, nei lutti strazianti, nei banchetti fraterni. Quello che si chiede al sagrato è di garantire nella chiesa il rispetto e l’identificazione grazie alla mediazione della struttura architettonica.
In questo senso esso resta parzialmente estraneo alla chiesa. A conclusione, un discorso mutuato
dalla "Teologia della bellezza":
A) Il senso supremo del luogo sacro non permette di penetrarvi direttamente a rischio di introdurvi qualche elemento eterogeneo del modo profano: lo sottolinea il canto detto Cherubion: «Alla soglia del tempio deponiamo ogni sollecitudine mondana».
B) Si sale lentamente in movimento di ascensione che introduce all’atrio attraverso una prima porta.
C) La penetrazione è una iniziazione graduale guidata dalla stessa disposizione topografica.
D) Soltanto dopo essere stati preparati da questa iniziazione misurata, fatta col tatto, si entra nel tempio
propriamente detto.

Prof.Arch. Eugenio Abruzzini
Docente della Pontificia Università Gregoriana

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