Alzasi Achille del vederli stupito, ed abbandona colla cetra lo seggio; alzasi ei pure di Menèzio il buon figlio, e lor porgendo il Pelìde la man, Salvete, ei dice, voi mi giungete assai graditi: al certo vi trae grand’uopo: benché irato, io v’amo sovra tutti gli Achei. – Così dicendo, dentro la tenda interïor li guida, in alti scanni fa sederli sopra porporini tappeti, ed a Patròclo che accanto gli venìa, Recami, disse, o mio diletto, il mio maggior cratere, e mesci del più puro, ed apparecchia il suo nappo a ciascun: sotto il mio tetto oggi entrâr generose anime care. Disse; e Patròclo del suo dolce amico alla voce obbedì. Su l’ignee vampe concavo bronzo di gran seno ei pose, e dentro vi tuffò di pecorella e di scelta capretta i lombi opimi con esso il pingue saporoso tergo di saginato porco. Intenerite così le carni, Automedonte in alto le sollevava; e con forbito acciaro acconciamente le incidea lo stesso divino Achille, e le infiggea ne’ spiedi. Destava intanto un grande foco il figlio di Menèzio, e conversi in viva bragia i crepitanti rami, e già del tutto queta la fiamma, delle brage ei fece ardente un letto, e gli schidion vi stese; del sacro sal gli asperse, e tolte alfine dagli alari le carni abbrustolate sul desco le posò; prese di pani un nitido canestro, e su la mensa distribuilli; ma le apposte dapi spartìa lo stesso Achille… ILLIADE DI OMERO LIBRO IX, VERSI 187-205 TRADUZIONE DI VINCENZO MONTI.
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Achille è uno dei principali eroi leggendari greci della guerra di Troia, protagonista dell’Iliade, il poema di Omero che narra le vicende dell’ultimo anno di quella guerra di Troia. È figlio di Peleo, re di Ftia, una città localizzata nella regione della Tessaglia, e di Teti, una dea marina, figlia di Nereo, talmente bella che sia Zeus sia Poseidone avrebbero voluto sposarla, ma sapendo che avrebbe dato alla luce un figlio più forte del padre e temendo perciò di venirne spodestati, rinunciarono alle nozze a favore del mortale Peleo. |
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