A cura di Leonardo Servadio Francia (secolo XIII) – 1) e 3) Particolare di un cancello. 2) Ferratura di una porta Nasce dalla necessità e diventa virtù, virtuosismo per meglio dire. Il ferro battuto è all’origine legato alla necessità di difesa, di ostacolare l’ingresso agli indesiderati, di impedire l’accesso alla proprietà. L’inferriata, rigido intreccio di ferri a maglia, tuttavia subito acquisisce un significato estetico. E di pari passo con la sensibilità artistica dell’epoca si sviluppa la capacità dei fabbri di dar forma al metallo, di renderlo armonico con l’architettura e di imitare modelli grafici di ornato, fino a giungere dal modello bidimensionale del disegno su foglio a più complessi giochi di scultorea e plastica tridimensionalità. Le polarità entro cui si muovono i disegni che vengono trasposti in ferri ricurvi e intrecciati sono da un lato il decoro che mira alla ricchezza dell’ornato che sovrappone disegni e immagini, dall’altra il principio della semplicità architettonica che tende a razionalizzare, a ordinare, a inquadrare, a semplificare. Di queste due polarità esemplari sono il gotico nordico (ricco di movimento) e il rinascimento italiano (che recupera il senso della quiete, della stabilità). L’arte fabbrile raggiunge in Francia il suo massimo splendore nel corso del XIII secolo: è evidente la necessità di produrre inferriate e ornamenti in ferro battuto che siano consoni con la maestosa drammaticità delle guglie che svettavano sulle cattedrali gotiche. Nell’arditezza di tali costruzioni si manifestava un rigore scientifico assoluto nel calcolare la distribuzione dei pesi e nell’imbrigliare le spinte con le grandi arcate e coi contrafforti. La stessa sublime logica si riscontra nelle ornamentazioni. La bellezza deriva dall’ordine, e l’ordine tecnico e l’artistica creatività si fondono insieme con l’accuratezza della miniatura nella decorazione del portale di Nôtre Dame a Parigi. Questi partono da una prospettiva meno ricercata, forse più libera, più prossima alla vitalità brada delle prime ornamentazioni animalistiche di espressività popolaresca. C’è qualcosa di ingenuo e allo stesso tempo di vigoroso nella produzione germanica: la materia è vissuta qui nella sua sfrenata energia primigenia, non ancora educata nella forma che in Francia già aveva trionfato. Nel ferro battuto si ritrovano le stesse differenze riscontrabili nell’architettura delle grandi cattedrali. Là dove quelle francesi sono ricche di elegante statuaria, i duomi tedeschi presentano immagini grevi e a volte cupe, a volte inquietanti. Si considerino ad esempio le statue dei principi e dei cavalieri nel coro occidentale del duomo di Naumburg: in essi non si scorge l’influsso della grazia classicheggiante, ma una originalità che si fonda sulla durezza. All’urbanità aulica francese il tedesco contrappone una rustica umanità nutrita di tradizione rurale. Lo stile francese ha raggiunto la piena maturità quando quello tedesco incomincia il suo cammino. In Francia già si realizzano molteplici snodi riallacciati, con motivi a spirale e a viticci le cui curve si svolgono da un tronco principale, mentre gli ornamenti tedeschi si manifestano ancora in motivi isolati, ricollegati al fondo con un semplice motivo di coordinazione. Vi vediamo liste unite ad angolo o incrociate diagonalmente che danno luogo a ornamenti dalle forme astratte, girali, motivi a “S” o a “C” che vagamente ricordano forme vegetali. Il motivo a “C” che ricollega le barre di ferro è ricorrente.
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