Il fascino di un eremo sardo


Nella macchia mediterranea

Ad Arzachena,
all’interno della Costa Smeralda

Una piccola casa contadina immersa nella macchia mediterranea, arredata nello spirito del bosco,
pronta ad accogliere gli elfi, gli gnomi e i loro sensibili amici umani.

La felicità non consiste
nell’acquistare
e nel godere, ma nel
non desiderare nulla, perché
consiste nell’essere liberi
(Epitteto)

Appena all’interno della Costa Smeralda, che da qui si raggiunge in pochi minuti se si vuol fare un tuffo nel mare o nella mondanità, sorge una casa nata con amore, pochi soldi e tante idee. Qui c’è silenzio, un silenzio interrotto dal cinguettio di centinaia di uccellini che sembrano ancora più piccoli e indifesi quando, al primo rumore, escono a stormo dall’enorme albero in cui hanno dimora. E’ piacevole fermarsi a guardarli mentre si sperdono nel cielo per poi tornare
indietro nel loro rifugio come in un film girato al contrario. Nel cortiletto riparato dai venti dove fioriscono le bouganville, i fichi d’India e i gerani, sembra di essere in un mondo tante volte sognato: non ci si stupisce quando si sente che poco più in là un giovane industriale, lasciato un lavoro importante, abbia deciso di coltivare in questo
posto fiori e ortaggi, che vende appena colti a quelli delle ville sulla costa, felici di fare quattro chiacchiere con lui.

Entrando in questa casa non si ha l’impressione di uno stacco con l’esterno. Prima di tutto per i colori (il giallo sole della facciata acquista all’interno sfumature rosate che sembrano derivare dai riflessi del fuoco nel grande camino); poi per il bordo del tetto a tegole che spunta sopra la cabina cucina, creata per separare in poco spazio le due zone adibite alla preparazione e al consumo dei cibi; infine per il tavolo e le panche, talmente amalgamati all’ambiente circostante da sembrare un prodotto di quei boschi; in realtà sono stati recuperati per pochi soldi in un mercatino di Roma, dopo che i precedenti proprietari, inseguendo il nuovo, se n’erano disfatti ritenendoli non più di moda.

La scala suscita l’emozione della scoperta a sorpresa di nuovi spazi

Il fascino della semplicità rustica

Il tavolo e le panche, talmente amalgamati all’ambiente circostante da sembrare un prodotto di
quei boschi, in realtà sono stati recuperati per pochi soldi in un mercatino di Roma, dopo che i precedenti proprietari senza pensarci troppo se ne erano disfatti.

Entrando nella grande sala si hanno davanti la zona salotto e la portafinestra, che si apre sul terrazzo nel verde. Più a destra, in prossimità della grande finestra, una scala in muratura porta a una camera da letto e al relativo bagno. Sotto la scala, chiuso da una tenda di velluto, si cela un ripostiglio. A destra, dopo il camino e la cabina cucina,
scendendo qualche gradino, ci si trova nell’altra camera da letto, dove le due finestrelle sembrano quadri di un pittore paesaggista. E se si vuol riposare in una luce intima dai riflessi ramati, si tirano le piccole pesanti tende in tinta con le pareti.

Curve sinuose accostate in modo spontaneo e naturale

PER UNO STILE “SARDO”
Quando l’Aga Khan inventò la Costa Smeralda, si pose il problema di quale fosse l’architettura giusta per creare ambienti di lusso senza snaturare l’inimitabile aspro sapore di una zona ancora vergine della Sardegna. Il suo primo consulente fu l’architetto Luigi Vietti, il demiurgo della casa “cortinese”, che a Cortina d’Ampezzo inventò uno stile para-etnico che supportava anche mobili di alta epoca. Vietti tirò fuori dal suo passato il ricco repertorio dell’architettura “mediterranea”, quella spontanea delle famiglie di pescatori, fatta di soluzioni archittetoniche usate senza censure o pudori, esibendo la loro tecnologia elementare.

A destra, la scala, realizzata con vecchi mattoni pieni, porta alla zona notte intonacata di celeste.
A sinistra, il grande divano, ricoperto da scialli locali, posto davanti a una piccola nicchia.

Così come sono in vista i tiranti che reggono il controsoffitto ed è visibile sulle pareti il collante per le piastrelle. Al
contrario sono molto curati i raccordi tra le varie superfici (pavimento, muri, vetri fissi) e alcuni dettagli, come i fermi delle grandi porte su pivot eseguiti in acciaio piegato, per esaltare col contrasto la povertà dei materiali utilizzati.”Fin qui la voce del progettista.
Resta da constatare, come tutti gli obiettivi, archi, volte, tetti in cotto, intonaco bianco e molto verde informale. L’architetto francese Cuelle, anch’esso chiamato in Costa Smeralda, scelse un’altra strada, un espressonismo curvilineo dove lo spazio veniva plasmato come l’interno del guscio di una lumaca. In questa casa la danese Julia Gordon, pur non rinunciando alle sinuosità avvol
genti di Cuelle, sceglie una strada più “fantasy”, fatta di mobili rudemente scolpiti nel legno, di muri scrostati e di scale che attraversano magicamente le stanze. (w.p.)

 

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