Il Convegno alla Biblioteca Ambrosiana


ATTUALITÀ IL CONVEGNO ALLA BIBLIOTECA AMBROSIANA

Patrocinato da Expo 2015, e con l’intervento di molti studiosi, il convegno organizzato da Di Baio Editore con l’Associazione Laureati Politecnico di Milano è stata un’occasione per ripensare la città nel mondo globalizzato.

La Biblioteca Ambrosiana è nata dalla volontà di incontrare tutte le culture attraverso il dialogo, non il proselitismo: e questo per quanto sia sorta, per volontà di Federico Borromeo, in epoca controriformista. Così si è espresso
Mons. Franco Buzzi, Prefetto della storica istituzione milanese, aprendo i lavori del convegno Le porte delle città. Storie e progetti che vi ha avuto luogo il 30 settembre 2009. “Perché le porte vanno viste come annuncio di identità, ma ascoltando l’alterità” ha chiosato Mons. Buzzi: così che siano porte aperte, non porte chiuse.
Il tema dell’identità del luogo (genius loci) è alla radice dell’iniziativa: identità intesa sotto il profilo urbanistico, al fine di “demarcare nel continuum indistinto delle megalopoli contemporanee, il passaggio da una città all’altra”.
E nelle presentazioni, l’argomento è stato elaborato anzitutto sotto il profilo storico: “Il cardo e il decumano impostano la forma a croce tipica della Milano medievale” ha spiegato Don Francesco Braschi, dottore dell’Ambrosiana, che ha scandagliato l’emergere del simbolo cristiano come elemento fondante e carattere strutturale, a partire dal IV secolo: sia nel demarcare i singoli luoghi, sia nell’organizzare l’impianto generale dell’abitato.
Anche la Prof.ssa Maria Antonietta Crippa, docente di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano, nella sua relazione dal titolo Porta, imago princeps di Milano, città figurale, ha discusso l’evoluzione storica della città, in quanto
definita entro limiti segnati: “non si può parlare di porte, senza parlare di città”.
Il Prof. Marco Romano, urbanista ed esteta della città, ha mostrato come le porte siano state anzitutto “luoghi” che scandivano lo spazio senza chiuderlo: infatti nella storia molti vivevano “fuori porta”, nello stabilire gli insediamenti
che costituivano l’espansione della realtà urbana. Anche oggi “ho elaborato la proposta di nuove porte per la città di Milano, suggerendo la loro collocazione entro luoghi periferici ma non liminali, così che le eventualI nuove porte diventino elementi riqualificanti per le periferie”.

Un momento del convegno. Da sinistra al tavolo dei relatori: Prof. Marco Romano, Arch. Giancarlo
Marzorati, Monsignor Franco Buzzi, Arch. Gjlla Giani, Prof.ssa Maria Antonietta Crippa,
Reverendo Dr. Francesco Braschi, Prof. Luigi Mazza.

Il Prof. Luigi Mazza, urbanista, ha posto in rilievo come nell’evoluzione della città, abbia un peso notevole la volontà di rappresentarsi ma “a Milano, non vedo da molti anni il desiderio delle élite di rappresentarsi nello scenario fisico
della città, del resto si tratta di un desiderio che non è mai stato forte neppure in passato”.
L’Arch. Gjlla Giani, Direttore Di Baio Editore, ha ricordato come la prospettiva dell’Expo 2015 divenga un’occasione per ripensare il futuro: “Riqualificare le periferie è non solo necessario, ma urgente. Per ottenere tale risultato occorre attivare tutte le migliori energie del mondo professionale…
Per questo il meccanismo del ‘Premio di Architettura’ è riproposto da Di Baio Editore, secondo una metodica vincente già praticata negli anni passati insieme con il Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC)… Oggi proponiamo il
Premio Nazionale di Idee di Architettura sulle Nuove Porte delle Città”.
E l’Arch. Giancarlo Marzorati, progettista e Presidente dell’Associazione Laureati del Politecnico di Milano, ha presentato i progetti da lui già studiati e in parte realizzati per Sesto San Giovanni: “Con le porte della città di Sesto
San Giovanni viene riproposto in chiave simbolica e innovativa il concetto antico di passaggio ma anche di distinzione tra due territori limitrofi, quello di Milano e di Sesto, tra i quali si è costituito un continuum urbano…”.
Il Prof. Giovanni Puglisi, Rettore dell’Università Iulm, ha trattato della comunicazione della città nel mondo globalizzato. “Il fluire e il mutare dei luoghi rende la città multidimensionale, espressione di una società liquida che rende a sua volta liquida la città. La città, allora, diventa luogo di passaggio e di transito, città confine, città cerniera, città palinsesto, dove viene meno la non più ovvia coincidenza di luogo/ cultura/identità”.
A conclusione del convegno, è intervenuto L’Ing. Carlo Masseroli, Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano, per evidenziare come il tema della bellezza della città oggi vada misurato in un dibattito democratico e a tutto campo. “Il nostro piano non vuole essere rigido, ma una piattaforma aperta. Il tema non è limitare, ma rilanciare…”.
Così dall’analisi storica, il tema della porta si è aperto alle prospettive future.

vedi gli Atti del Convegno

La Biblioteca Ambrosiana è una storica biblioteca milanese fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo.
È ospitata all’interno del Palazzo dell’Ambrosiana ne
l quale si trova anche la Pinacoteca Ambrosiana, anch’essa fondata da Federico.

« questa biblioteca ambrosiana, che Federigo ideò con sì animosa lautezza, ed eresse, con tanto dispendio, da’ fondamenti »

(Promessi Sposi (Cap. XXII) – Alessandro Manzoni)

La facciata su piazza San Sepolcro

Piazza San Sepolcro: L’entrata e la chiesa

Nel corso dei suoi soggiorni romani (dal 1585 al 1595 e poi dal 1597 al 1601) Federico Borromeo maturò l’idea di creare a Milano una biblioteca con lo scopo di costruire, tramite la raccolta e lo studio delle origini e delle tradizioni cattoliche, un baluardo contro l’avanzare della Riforma protestante.

Rientrato a Milano incaricò i suoi emissari di raccogliere manoscritti in tutta Europa e in Oriente; a questo periodo risale l’acquisizione dei manoscritti del monastero benedettino di Bobbio (1606) e della biblioteca del bibliofilo padovano Gian Vincenzo Pinelli (1608), comprendente 70 casse di libri con oltre 800 manoscritti, tra i quali la celebre Ilias Picta.

La prima fase della costruzione dell’edificio destinato ad ospitare le raccolte, iniziata nel 1603, fu diretta da Lelio Buzzi e Francesco Maria Ricchino. Per prima fu realizzata la Sala Federiciana nella quale vennero ospitati i primi libri a stampa e circa 8.000 manoscritti.

L’8 dicembre 1609 fu aperta la sala di lettura, primo esempio di sala con i libri riposti entro scansie lungo le pareti e non incatenati ai tavoli di lettura come usuale in altre biblioteche dell’epoca. Facevano parte della Biblioteca anche una stamperia e una scuola per lo studio delle lingue classiche e orientali.

Le continue acquisizioni, anche tramite lasciti, resero necessaria l’espansione dell’edificio, i cui lavori iniziarono nel 1611.

Nel 1618 il cardinale donò alla biblioteca la sua raccolta di dipinti e disegni che costituirono il nucleo iniziale della Pinacoteca, e nel 1625 aprì l’Accademia; fra i primi insegnanti vi furono personalità come il Cerano e Giovanni Andrea Biffi.

Nonostante la morte del cardinale (1631) le acquisizioni e le donazioni rimasero costanti: nel XVII secolo furono donati 12 manoscritti leonardeschi fra i quali il celeberrimo Codice Atlantico, un album di disegni di Rubens, e altri preziosi manoscritti. Parte del patrimonio venne requisito durante la dominazione francese e solo in parte restituito in seguito. Fu reso il Codice Atlantico ma non gli altri manoscritti di Leonardo e solo due dei quattro dipinti degli Elementi di Jan Brueghel il Vecchio.

Tra il 1826 ed il 1836 l’architetto neoclassico Giacomo Moraglia, fra i più apprezzati della Milano della prima metà del XIX secolo, realizzò il chiostro che serve da sala di lettura, e rovesciò l’ingresso, non più da piazza San Sepolcro ma dalla attuale sede in piazza Pio XI, allora piazzetta della Rosa. Le nuove costruzioni occupavano circa due terzi della sede della preesistente chiesa di Santa Maria della Rosa, appositamente demolita nel 1831.

Nello stesso periodo venne costituita la raccolta di disegni – iniziata in epoca federiciana – e diverse donazioni portarono il patrimonio a migliaia di volumi di disegni e stampe. Al 1909 risale l’acquisto di circa 1600 codici arabi incrementati da un cospicuo lascito del 1926. L’edificio era nuovamente al limite della capienza e nel 1923 il cortile neoclassico venne quindi trasformato in sala di lettura.

I bombardamenti del 1943 causarono gravi danni all’edificio e al patrimonio; fra le altre andò persa l’intera raccolta dei libretti d’opera della Scala. I lavori di ripristino iniziarono solo nel 1952 su progetto di Luigi Caccia Dominioni.

Dal 1990 al 1997 l’edificio è stato nuovamente ristrutturato.

Nel 2009 si è celebrato il IV centanario della fondazione della Biblioteca

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