Il circo delle ambiguità


Le curiosità di Casa felice

Nove protagonisti della cultura e dello spettacolo dei primi del novecento, Vladimir Majakovskij,
Eric von Stroheim, Kurt Gerron, Peter Lorre, Leni Riefenstahl, Martin Heidegger, Louis Ferdinand Céline,
Sarah Leander, Anna Harendt trasformati, dall’abilità artistica ed immaginativa di Andrea Cardile
nei protagonisti di un circo. Ogni ritratto è la rappresentazione del rapporto tra l’individuo e l’ambiente, tra i valori individuali e quelli della cultura dominante.

I personaggi scelti sono l’esempio di come il bene e il male convivano nella stessa persona; se Heidegger è rimasto alla storia come uno dei grandi filosofi del Novecento possiede comunque anche la colpa di aver sostenuto il nazismo, tanto quanto Celine, adorato scrittore delle miserie umane. I loro ritratti, lasciati volutamente in bianco e nero, come
sui documenti dell’epoca, si tuffano nel colore, quello vivace e giocoso di un circo dove equilibristi, trapezisti, animali e aerei gravitano attorno a loro a rappresentare la metafora della vita o meglio il circo dell’ideologia. I bianchi e neri dei volti ritratti sono un chiaro riferimento a ciò che appartiene all’individuo: l’ambivalenza, l’equilibrio tra il bianco e il nero, lo sfumare dei grigi. L’ambiente costringe a equilibrismi, a giochi d’ironia, a salti nel buio, a un allenamento quotidiano per sostenere il gioco delle parti. I personaggi scelti da Cardile sono tutti dei primi del Novecento, di un periodo storico caratterizzato dalla guerra e da ideologie totalitarie che costringevano l’individuo a manifestarsi o dentro o fuori il sistema, a essere o vivo o morto, militante o disertore. Per quanto diversi, ognuno di loro, ha qualcosa in comune con l’altro tant’è che Cardile ne fa dei ritratti anche da comporre, da assemblare, da mischiare gli uni agli altri. Un occhio di Stroheim con la bocca di Sarah Leander, la guancia di Céline con l’orecchio di Heidegger.

Un puzzle che racconta un dialogo mai avvenuto tra protagonisti di un’epoca che forse avrebbero avuto molto da raccontarsi sul dilemma del vivere e dell’appartenere a un’etnia, a un’ideologia, alla semplice condizione umana. In questo inizio secolo, dove le ideologie non sono più chiare e definite, dove addirittura si parla di “crollo delle ideologie” e di “crisi dei valori”, lo scenario non cambia. Ma il puzzle, la frammentazione dell’individuo e della società ha comunque un comune denominatore e bisogna imparare a guardare, a scomporre, a ripercorrere, a svelare i camuffamenti. Per Cardile una cultura dominante c’è, più celata, ma non meno invasiva e violenta.
Il circo si arricchisce di nuovi strumenti d’acrobazia come i numerosi aerei da caccia raffigurati con le moderne prestazioni tecnologiche che raffigurano un circo insolito dove si gioca con il bombardamento silenzioso, mirato, senza possibilità di rifugio. Sotto il tendone di questo “circo cardiliano” il gioco degli equilibrismi è senza fine: si può essere trapezisti, saltimbanchi, trasformisti, pagliacci più o meno romantici, ma questo è il solo modo per entrare in scena.

 

 

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