Se ci si interroga sull’elemento strutturale che caratterizza i poli liturgici della chiesa di S. Lucia progettati da Eugenio Abruzzini, non si può fare a meno di riconoscere che esso consiste nella figura dell’arco di cerchio declinata in tutte le varianti possibili. Ne risulta una linea sinuosa che, anche quando venga percepita solo inconsapevolmente, riconduce
con un forte effetto unificante il movimento suggerito dai diversi poli liturgici al movimento architettonico generale scandito dagli archi di tufo che delimitano l’emiciclo del presbiterio e si prolungano lungo la parete destra della navata. Per cogliere meglio questo movimento, più che seguire l’ordine dettato dal primato fondante dell’altare, è indicato incominciare dal polo del battistero che si trova a sinistra dell’abside. Qui, ad abbracciare per un quarto di cerchio il fonte battesimale ottagonale – figura che evoca naturalmente il cilindro – c’è il cammino a gradini leggeri di discesa-risalita che il catecumeno percorre da sinistra verso destra, o meglio da Ovest verso Est.
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Chiesa di S. Lucia a Castelnuovo di Porto, Diocesi Porto S. Rufina
Indirizzo: Via Monte Hay, loc. Ponte Storto, Castelnuovo di Porto (Roma) Progetto architettonico: Prof. Eugenio Abruzzini, Roma Impresa costruttrice: Ruggieri Mario, Roma Legno lamellare: Canducci Holzservice, Pesaro Copertura: Tegola Canadese,Vittorio Veneto (TV) Anno di completamento lavori: 2004 |
Schizzo di prospettiva interna
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“Emergendone” anche spazialmente quale neofita visto che viene a ritrovarsi sul piano pavimentale della chiesa. La convessità di questo percorso è accentuata da quella della parete che gli fa da sfondo e nella quale per tre volte si aprono quattro finestre ad arco, di grandezza crescente verso l’alto, sovrapposte una all’altra; l’effetto è quello di una triplice vetrata in cui la forma dell’arco si ripete dodici volte.
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L’aula verso l’altare
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L’aula verso l’ingresso, con la fascia istoriata con scene evangeliche sopra gli archi perimetrali
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Non è fuori luogo pensare al mistero della Trinità e a quello della Chiesa, nei quali ormai è entrato il neofita consepolto con Cristo e con lui resuscitato: un simile accostamento fu fatto già nel IV secolo da Eusebio di Cesarea!
Il nostro neofita che si va avvicinando alla mensa eucaristica incontra sul suo cammino il secondo polo liturgico della chiesa e cioè l’ambone, vera e propria cerniera tra il Battesimo e l’Eucaristia: cilindro quasi perfetto, sopraelevato rispetto al piano pavimentale della navata, l’ambone vi si protende come un promontorio nel mare del tempo.
Il gradino della sopraelevazione continua, ma ora con una linea concava, come un golfo; poi, in corrispondenza
del centro, fuoriesce di nuovo in un semicerchio perfetto, completato nella zona interna del presbiterio a tracciare un cerchio concluso attraverso un intarsio pavimentale.
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L’altare su una pedana in cui si staglia la figura dell’ottagono entro il cerchio
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La sede del presidente dal disegno a cerchio
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Sopra questo ampio cerchio, un gradino anch’esso circolare fa da base all’altare possente: la spessa pietra grezza, chiarissima, dell’altare, rettangolo quasi quadrato dai bordi smussati poggia su uno stipe della medesima pietra la cui sezione è in forma di croce greca con gli spigoli ugualmente smussati: le due valenze dell’Eucaristia: sacrificio e banchetto, si coniugano armoniosamente, con un effetto di grande forza.
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L’aula verso il battistero, caratterizzato dalla triplice scansione delle aperture a semicerchio.
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Anche la dimensione intemporale della beatitudine e della celebrazione senza fine è presente, suggerita dalla base ottagonale sulla quale posa direttamente l’altare, terzo grado di sopraelevazione rispetto al piano della navata. Sulla parete di fondo, al centro della curva absidale, il seggio di pietra ripropone ancora una volta la coppia linea convessa – concava.
Maria Giovanna Muzj