Il caso della Svizzera

Tratto da:
Chiesa Oggi 42
Architettura e Comunicazione

Il caso della Svizzera

 

Mons. Oliviero Bernasconi Vicario Generale, Presidente della Commissione Beni Culturali, Diocesi di Lugano


Mons. Oliviero Bernasconi

Nel territorio della Diocesi di Lugano sono state realizzate alcune chiese nuove di notevole importanza (a Mogno – cfr. CHIESA OGGI architettura e comunicazione, n.9 – e sul monte Tamaro su progetto di Mario Botta, a Locarno su progetto di Guido Tallone – cfr. CHIESA OGGI architettura e comunicazione, n.11- recentemente l’oratorio di Porta, opera di Raffaele Cavadini, che presentiamo in questo numero): come si sviluppa il rapporto tra committente e progettista? Anche in questa materia la situazione svizzera è un caso a parte. Il committente può essere un privato (vedi chiesa dell’arch. Botta sul Tamaro) o un’associazione, (vedi il caso della chiesa di Mogno del medesimo architetto). Se non vengono sottoposti i progetti alla Commissione diocesana d’arte sacra toccherà all’Autorità diocesana, sentito il parere della Commissione di arte sacra, decidere se procedere o meno alla benedizione della chiesa o alla dedicazione dell’altare.
Ma anche per il restauro o la costruzione di una chiesa parrocchiale, secondo la nostra legge civile-ecclesiastica, il committente è la Parrocchia. Si chiede a questa di presentare i progetti prima dell’inizio della costruzione, e di poter seguire i lavori. In merito vi è una recente lettera del Vescovo. Il complesso “Sacra Famiglia ai Saleggi” alla periferia di Locarno, è frutto di un concorso esteso a 7 architetti della regione.
Concorso che fu vinto dall’architetto Guido Tallone di Locarno. Su quel progetto è iniziato un lungo lavoro di rifiniture, per definire meglio gli aspetti liturgici da una parte, e gli aspetti pastorali dall’altra. Siccome il committente era una “Fondazione”, i contatti con l’architetto erano sempre mediati dal Consiglio di fondazione, con la partecipazione del Parroco.
Quale ritiene sia l’importanza del progetto dell’oratorio di Porta, rispetto alle necessità liturgiche e pastorali e alla qualità artistica del manufatto?
Per il restauro dell’oratorio di Porta a Brissago i rapporti sono passati unicamente tra il Parroco di Brissago, don Annibale Berla e l’architetto Cavadini, di fama internazionale, particolarmente sensibile al discorso simbolico. L’oratorio è sorto sul sedime di un precedente oratorio, demolito, e del quale sono stati riportai alcuni affreschi del 500. Si è trattato di una situazione particolare, che non ha però favorito la comprensione da parte della Parrocchia, sia a livello di Consiglio parrocchiale, sia dei fedeli della zona.
Ritengo che il tempo farà rientrare queste incomprensioni.
Come si articola in Svizzera la collaborazione tra Stato e Chiesa nella collocazione urbanistica, nella progettazione di nuove chiese e nella conservazione dei beni culturali relazionati con la Chiesa?
La collaborazione tra Stato e Chiesa nella costruzione o nel restauro di chiese, pone, quale unico problema, il rapporto tra beni storico-artistici e esigenze liturgiche. Per il restauro, se la chiesa o l’oratorio sono iscritti nei beni culturali dello Stato, e eventualmente anche della Confederazione, c’è il problema della priorità dei valori. Per lo Stato prevale la conservazione del monumento storico-artistico, per la Diocesi l’adattamento liturgico-ecclesiale. Il rapporto non è sempre facile, e spesso si deve cercare la soluzione di compromesso. Ci sono al riguardo le direttive romane e degli altri episcopati; noi ci si rifà in particolare ai documenti della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). (L. S.)
Presentiamo di seguito alcuni stralci della lettera inviata da S.E.R. Mons. Giuseppe Torti, Vescovo di Lugano, ai Consigli parrocchiali e al Clero della Diocesi. La lettera tratta il problema dell’arte sacra.
[…] L’arte letteraria, poetica, architettonica, scultorea, pittorica, musicale è quell’insieme di linguaggi che nell’ambito sacrale concorre a manifestare nel migliore dei modi possibile la fede fatta vita nell’Assemblea dei credenti […]. La liturgia si occupa di questa manifestazione. Al fine di studiare i problemi inerenti il luogo liturgico e a sostegno di questo Vostro impegno la Diocesi offre la Commissione di Arte Sacra (CDAS). Come dice il nome stesso essa intende affiancarvi come aiuto a conservare quanto i nostri antenati hanno fatto per le nostre chiese, oratori e luoghi sacri e aggiornarlo secondo le esigenze liturgiche maturate con il Concilio Vaticano II, al fine di realizzare una celebrazione dei misteri cristiani che corrisponda al credere e al sentire dell’uomo contemporaneo. Questa commissione di affianca a quella cantonale dei Beni Culturali, che ha il compito preminente della conservazione dei beni culturali storico-artistici per quanto riguarda i monumenti iscritti nell’apposito catalogo.
[…] Questa Commissione per poter operare efficacemente necessita della vostra fiducia e quindi deve essere informata tempestivamente. A tal fine il Parroco, il Consiglio parrocchiale o altriresponsabili che intendessero metter mano alla costruzione, al restauro o al rinnovamento di chiese, oratori, cappelle, sagrato compreso, ecc. prendano contatto preliminarmente con la Commissione di Arte Sacra (CDAS) che mi rappresenta. L’intento, sia chiaro, non è di controllare, imporre o condizionare alcunché, ma fondamentalmente di informare e cautelarsi che il progetto parta sui binari giusti, con le garanzie di conoscenza ed interesse alle problematiche del sacro e alle necessità della Chiesa che si intende servire […]. Ricordo che la fiducia nelle Commissioni offerte dalla Diocesi è legata alla fiducia che il credente ha nelle indicazioni che la Chiesa richiama per la celebrazione. L’arte non inutile è quella che comporta dei significati. Entrando nel nuovo millennio è nostra preoccupazione che i significati espressi dalla nostra fede siano una tradizione del Vangelo per l’uomo di oggi.

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