Il cammino di santità del frate con le stimmate

Il Cammino di santità del frate con le stimmate

«Padre Pio non volle e non vuole il rumore chiassoso del protagonismo» scrive Fr. Aurelio Laita,Vicario Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel tratteggiare la figura del santo. «Non volle e non vuole il rumore scintillante dello spettacolare, del grandioso agli occhi del mondo, di tutto ciò che rimane solo all’esterno… Volle, invece, una vocazione francescana- cappuccina vissuta in tutta la sua intensità… Padre Pio non volle e non vuole il rumore vuoto del superficiale, dell’effimero, del taumaturgico. È stato scritto che "mostrarsi scontroso era un suo modo di difendersi
dalla curiosità e dal fanatismo e dalle esagerazioni altrui».
Nel rievocare la figura di Padre Pio, sullo sfondo del nuovo santuario appena costruito – l’inaugurazione ha avuto luogo il 1° luglio 2004 – S.E.R. Mons. Francesco Gioia, o.f.m. Arcivescovo emerito di Camerino – San Severino Marche, ha invitato coloro che si recano al Santuario di San Giovanni Rotondo, a soffermarsi a leggere alcune lettere del Santo, prima di inoltrarsi nella chiesa. «Il vero santuario – ha detto Mons. Gioia – è proprio la persona di Padre Pio.Tutti coloro che ebbero la fortuna di incontrarlo videro nelle sue stimmate la "memoria" della passione di Gesù; constatarono la presenza" di Dio quando egli celebrava l’Eucaristia o donava il perdono dei peccati… Padre Pio rimane un santuario vivente anche oggi per tutti i suoi devoti sparsi nel mondo. Giovanni Paolo II nell’omelia della sua beatificazione
(2 maggio 1999) ha detto: "La gente che si recava a San Giovanni Rotondo per partecipare alla sua messa, per chiedergli consiglio o confessarsi, scorgeva in lui un’immagine viva del Cristo sofferente e risorto… Il suo corpo, segnato dalle stimmate, mostrava l’intima connessione tra morte e resurrezione".

"La nuova chiesa vuole essere il simbolo di quel chiostro spirituale che si è
creato attorno alla figura di Padre Pio; segno di quel legame che si è esteso al mondo intero"
(Fr. Paolo M. Cuvino)

Il convento-chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, nel 1920.

La santità di Padre Pio emerge soprattutto dal fatto che egli seppe riconoscere nell’altro il volto di Dio… Padre Pio fu il cireneo di tutti i sofferenti, nell’anima e nel corpo, che ricorrevano a lui. Il 26 marzo del 1914 confidava a P. Benedetto da San Marco in Lamis, suo Padre spirituale: "Se so poi che una persona è afflitta nell’anima e nel corpo, che non farei presso il Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tutte le afflizioni…"». «Ho tanta confidenza in Gesù, che anche se vedessi l’inferno aperto davanti a me… non diffiderei, non dispererei, confiderei in Lui»: così scriveva P. Pio (epistola I, 317). Sono parole emblematiche della sua vita, dedicata a contrastare il male, in tutte le sue manifestazioni, fisiche e spirituali, non con l’opposizione ma con la compassione e la forza dell’espiazione e del perdono. «L’anima destinata a regnare con Gesù Cristo nella gloria eterna deve esser ripulita a colpi di martello e di scalpello.

La serie di cascatelle che accompagnano col loro
gorgheggio il cammino del pellegrino sul sagrato.
Una della serie di vasche poste sul lato del sagrato
opposto a quello ove si trova il campanile.

Ma questi colpi… di cui si serve il divin artista per preparare le pietre, cioè l’anima eletta, quali sono? Sorella mia, questi colpi di scalpello sono le ombre, i timori, le tentazioni, le afflizioni di spirito, i tremori spirituali con qualche aroma di desolazione ed anche il malessere fisico»: così nell’Epistola II (87 e ss.). È a causa di questa dedizione che nel corso degli anni i pellegrini hanno cominciato ad affluire, alla ricerca della consolazione e della riconciliazione. Un flusso che è andato crescendo e non si è fermato dopo la morte del frate. Che intanto aveva fatto costruire un ospedale dotato di un importante centro di ricerca medica. Il convento di San Giovanni Rotondo nel tempo si è rivelato eccessivamente piccolo per accogliere tutti. Di qui la decisione di erigere il nuovo santuario.

Al sagrato si accede anche tramite una lunga rampa
in leggera ascesa, coperta da una serie di archi.
La rampa che conduce alla croce,
vista d’infilata dal basso.
(Foto di Michel Denance)

«Pur nella sua inusuale grandezza, sa ben nascondersi e manifestarsi quasi all’improvviso – così scrive S.E.R. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo della Diocesi di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo – adagiata e fortemente inserita nel costone che dal monte Castellano, che sovrasta San Giovanni Rotondo, si distende nell’altipiano che accoglie l’insediamento abitativo della città che la Provvidenza ha voluto segnare con il dono della vita e del ministero di san Pio da Pietrelcina». La verità di un edificio dedicato al culto, e in particolare di un luogo che ha il forte connotato di memoriale e di lu
ogo di pellegrinaggio, la si ritrova nel modo in cui ci si sente accolti in esso.

Il campanile e la croce: un segno riconoscibile da
lontano nella vallata che porta al mare.
Aquile di pietra che animano il profilo del muro,
un richiamo poetico alla resurrezione.

Nel modo in cui l’architettura ha la capacità di presentarsi come meta di un cammino che si va svolgendo verso una dimensione altra. Qui il compenetrarsi di natura e costruito, la progressione che si manifesta nel sagrato leggermente inclinato e il luogo coperto, le scalinate che lateralmente introducono allo spiazzo, il culminare della croce che si staglia netta nella sua essenzialità al limite dello sbalzo: tutto contribuisce a trasmettere al pellegrino l’immagine del cammino verso il luogo santo. Un cammino che è aperto ma richiede l’impegno di una trasformazione.

L’ingresso liturgico
(Foto di Michel Denance)
La spianata-sagrato:l’ingresso "liturgico"
resta defilato verso il monte
(Foto di Michel Denance)

Lo spazio ampio del sagrato è popolato di segni. I più inconsueti – ma anche i più consoni – sono gli ulivi che fungono da testimoni della vocazione e della preesistenza del luogo, come a confermare la compresenza di diverse epoche. Da essi spira il messaggio di pace che la natura – nel suo manifestarsi come meraviglia del creato – sa trasmettere. Il campanile stesso – una serie di sostegni che reggono le campane in una fila che porta alla croce – dà il senso della progressione. Delle otto campane, fuse dalla Pontificia Fonderia "Marinelli" di Agnone, la prima è intitolata a Giovanni Battista in onore al sito (San Giovanni Rotondo), la seconda a Maria e la terza a san Pio per seguire poi con altri santi e sante francescane.

SANTUARIO DI SAN PIO
San Giovanni Rotondo (Foggia)

Committente: Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Foggia

Progetto: Renzo Piano Building Workshop, architects

Prima fase, 1991 – 1996:

Design team: G. Grandi (responsabile) con K. Fraser,V. Di Turi, M. Palmore, C. Manfreddo, M. Rossato,
S. Ishida (senior partner), L. Lin, D. Magnano, P. Bodega, E. Fitzgerald, M. Byrne, B. Ditchbum, H. Hirsch,
A. Saheba, G. Stirk; I. Corte, S. D’Atri (operatori Cad), D. Cavagna, S. Rossi (modelli)

Consulenti: Ove Arup & Partners + Co.Re. Ingegneria (strutture); Ove Arup & Partners / Manens Intertecnica (servizi); Müller BBM (acustica); STED, Austin Italia (cost consultants); Tecnocons (sistemi antincendio); Studio Mabiente (progetto urbanistico); G. Grasso O.P. (liturgista)

Seconda fase, 1997 – 2004:

Design team: G. Grandi (responsabile), V. Grassi (associato) con V. Di Turi, D. Magnano, M. Rossato,
S. Scarabicchi e M. Belviso, E. Mijic, C. Pafumi, M. Piazza, G. Robotti,W.Vassal, D.Vespier; I. Corte, S. D’Atri (operatori Cad); D. Cavagna, F. Cappellini, S. Rossi (modelli)

Consulenti: Favero & Milan (strutture); Manens Intertecnica (servizi); Müller BBM (acustica); HR Wallingford (drenaggio coperture); Tecnocons + Manfreddo (sistemi antincendio); P. Castiglioni (illuminazione);
F. Origoni (disegno grafico); D. Lagazzi (pietre); N. Albertani (legname); C.Valenziano (liturgista);
M. Codognato (arte); G. Muciaccia (direttore lavori)

Artisti: Floriano Bodini, Nicola Canzoneri, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro, Mario Rossello,
Giuliano Vangi

Testi: Leonardo Servadio

Foto: Giovanni Porcellato
(ove non altrimenti specificato)

La planimetria mette in risalto la relazione tra sagrato
e aula. In alto, si nota la posizione dell’antico convento.
(Disegno RPBW)

Disposto lungo il ciglio del sagrato, diffonde la sua voce nell’ampia vallata. Ma prima del campanile, un’altra serie di piloni tronchi reca otto aquile in pietra bianca, scolpiti da Mario Rossello. Sono un altro segno di vita cristiana: l’aquila può fissare il sole fino a consumarsi in esso, per poi risorgere con ali nuove, simbolo della nuova vita nella fede.
Il Fr. John Corriveau, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Cappuccini, scrive: «Non ho difficoltà a pensare che padre Pio avrebbe voluto una chiesa ancor più sontuosa… Quando qualcuno gli faceva notare l’eccessivo lusso della Casa Sollievo della Sofferenza, lui difendeva la sua scelta: se avesse potuto avrebbe fatto i muri d’oro, perché in quel luogo venivano ospitati i sofferenti, i prediletti da Dio»

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