Il camino romantico

Il Camino Romantico

Anche in questo numero proseguiamo a raccontare la storia del CAMINO, del focolare dal tempo dei nostri antichissimi antenati (4000 anni fa’ l’uomo di Similau… 120 nonni… vedi editoriale… CAMINO n°89) ai tempi più recenti della nostra storia e civiltà. Il Romanticismo che questo “sentimentale” dipinto di Gerolamo Induno riesce a raccontare in un momento di un quotidiano famigliare della vita delle campagne lombarde ci porta a rivivere tutti i gesti dell’uomo
e della sua famiglia, ci porta a riflettere sulle piccole cose che sono la qualità della vita. Il camino da sempre è protagonista importante, è l’architettura della vita domestica, è il simbolo, è la rappresentazione della centralità della casa. A una casa senza il Camino manca qualcosa, manca un punto di riferimento che racconta momenti di riflessione, momenti di aggregazione, manca la fiamma che è calore, luce, movimento.

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

Pittura Lombarda dell’Ottocento

In Lombardia i primi decenni del 1800 sono turbati dalla ricerca di una nuova identità: l’uomo non si riconosce più nel ruolo di subordinazione in cui è costretto a vivere e nel quale sente sempre più emergere il dualismo fra se stesso e la realtà politica ed artistica impostagli dall’autorità. La sua rinascita, la scoperta a sé di se stesso, trova come veicolo primo la reazione ìpolitica, l’ostruzionismo antigovernativo, le barricate (le famose Cinque Giornate del 1848), che vedono protagonisti uniti popolo, intellettuali e uomini d’arte; è attraverso questo veicolo che la ricerca di una nuova
identità filtra poi dalla politica all’arte, alla letteratura, alla storiografia, alla musica. La poesia popolare del Porta, le opere del Verdi romantico, la prosa del Manzoni, la ‘questione della lingua’ da usarsi in letteratura risolta da Berchet e dal Manzoni con l’uso di un linguaggio corrente, ne sono splendide testimonianze.

Domenico Induno, Amore Materno, 1857, olio su tela cm 93.5 x 73.5 In questo dipinto l’autore comunica una intima poesia non solo nella scelta del soggetto ma anche in quella della tecnica; le tonalità sono calde, raccolte, di gusto fiammingo. I particolari, accurati ma non prolissi, concorrono tutti a creare l’anima, il sentimento di tenerezza che vi palpita.

E la pittura? … isterilita nelle pedestri imitazioni delle regole classiche impartite nell’Accademia Asburgica di Brera, è proprio nelle sue aule che conosce le prime reazioni. Dai ritratti celebrativi dell’Appiani, pittore neoclassico del regime, si passa all’Hayez di qualche opera più matura, in cui, al di là della lucida pittura, s’intuisce il sentimento, il palpito di vita, il vibrare di quel sentore del vero da cui scaturisce il romanticismo pittorico. Far coloro che esprimono questa coscienza della contemporaneità dell’arte, due parole meritano Domenico Induno (1815-1878) e, dietro di lui il fratello Gerolamo (1827 – 1890). Con Domenico il soggetto storico lascia il posto al soggetto quotidiano, alla ‘cronaca’ della vita contemporanea; il quadro celebrativo abbandona le vestigia del passato e si cala nel presente: il suo eroe non è più quello della classicità, ma il garibaldino, il patriota delle barricate. Ancora con Domenico e poi con Gerolamo il quadro di genere si rinnova e diviene narrazione episodica della vita quotidiana, dei sentimenti semplici ma capaci di commuovere. In fondo, anche le figure dei diseredati sono sempre guardate con armoniosa pietà, con la convinzione
che la speranza non viene meno mai, quasi a ricordarci la religiosa Provvidenza manzoniana”. (Tratto da: Luigi Colombo (a cura di), Pittura Lombarda dell’Ottocento dal Romanticismo agli emuli della Scapigliatura, Galleria Carini, Milano).

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