Nicola Valentini, dottore in psicologia Il termine “camino” deriva dal latino caminus, che tradotto letteralmente significa focolare. Nella lingua italiana il “focolare” esprime per estensione i concetti di Casa e Famiglia. L’etimologia del termine evidenzia come il camino abbia assunto nella nostra cultura uno specifico valore simbolico. La letteratura, specialmente ottocentesca, ha contribuito ad alimentare l’immagine del camino come il centro attorno al quale si raccoglie quotidianamente la famiglia. Anche la pittura, il cinema e alcuni spot pubblicitari hanno utilizzato la simbologia del camino per attivare in noi una sensazione di tranquillità, di protezione e di familiarità. Aggiungendo a tutto ciò il piacere semplicemente estetico del camino come parte costitutiva dell’arredamento, possono sembrare esauriti i motivi per cui il camino è ancora oggi un oggetto così prediletto e desiderato, malgrado le sue funzioni concrete possano essere espletate da altri prodotti tecnologici. Personalmente credo che ci sia un fattore più irrazionale, emotivo ed arcaico che ci fa desiderare la presenza domestica del camino.
Nelle foto: 1-2. Per le case a schiera ed i cottage estivi l’azienda NunnaUuni, marchio distribuito in Italia da Paccagnel, Ritengo che l’attrazione che proviamo verso la legna che arde abbia delle radici molto profonde, che proverò ad indagare seguendo una specifica teoria psicoanalitica. Nei primi anni del ‘900 lo svizzero C. G. Jung elaborò la teoria dell’inconscio collettivo. Egli sosteneva che parte dell’inconscio di ogni individuo non derivasse dalle sue esperienze personali, ma che traesse origine dagli archetipi, immagini primordiali universali, condivise da tutte le popolazioni preistoriche, e trasmesse di generazione in generazione fino a noi. Secondo l’impianto teorico junghiano, l’inconscio collettivo è ancora attivo. Esso si manifesta nei sogni, nell’immaginazione, nei comportamenti istintivi ed arcaici. Il fuoco può essere considerato un archetipo. Non esiste infatti cultura che non abbia caricato il fuoco di significati metaforici. Dalla fisica dei filosofi greci antichi alle Vestali della romanità classica, dall’induismo ad alcuni passi della Bibbia, passando per le teorie di alcuni filosofi musulmani, il fuoco sembra essere stato prescelto come simbolo universale dell’umanità, seppur con significati distinti nei differenti contesti culturali. Nella tradizione occidentale, la leggenda che meglio descrive l’importanza della conquista del fuoco nell’evoluzione dell’uomo è il mito di Prometeo. Tra le diverse versioni in cui è riportato questo mito, ne esiste una che a mio avviso racconta il passaggio tra la scoperta del fuoco come evento accidentale e l’acquisizione della capacità di accenderlo e controllarlo da parte dell’uomo. Mi riferisco alla trasposizione in cui Prometeo ruba il fuoco a Zeus, dopo che quest’ultimo lo aveva sottratto agli uomini per punirli della loro empietà. Non è più il fulmine divino a generare il fuoco, ma l’uomo stesso. Ciò che ipotizzo è che il senso di protezione e sicurezza, che il fuoco del camino riesce a trasmetterci, derivi in parte dal senso di riparo e di difesa che l’uomo primitivo sentì emotivamente quando riuscì a domare il fuoco, sconfiggendo in questo modo il freddo e il pericolo di essere vittima di predatori notturni. Attraverso i miti, l’arte e i romanzi, parte di quest’emozione si è sedimentata nella parte collettiva del nostro inconscio. Quella stessa parte oggi ci spinge istintivamente verso il camino mentre arde la legna nel nostro ambiente domestico, facendo sì che il calore da cui veniamo irradiati riscaldi il nostro corpo e appaghi la nostra anima.
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