Il camino attraverso i secoli


Un breve viaggio nella storia del camino

Gli antichi erano convinti che quattro fossero gli elementi componenti l’universo: acqua, terra, aria, fuoco. Da Prometeo in poi il fuoco rappresenta simbolicamente la forza, l’unione casalinga, l’intimità della famiglia. Ecco perché l’addomesticare il fuoco e il corretto convogliare dei suoi fumi sono prerogativa dei tempi remoti

Testo di Andrea Alberto Porta

Tracciare una storiografia del camino, delle sue funzioni ma soprattutto dei propri inventori, è un’impresa enciclopedica, tuttavia cercheremo di descrivere di seguito alcuni passi fondamentali del divenire del camino come si conosce al giorno d’oggi e quindi analizzare le fasi che hanno portato i maggiori inventori a definire ciò che ancora chiamiamo camino.
Prima dei tempi moderni, il fuoco domestico veniva convogliato in un focolare centrale rispetto all’ambiente circostante con un foro sovrapposto sul tetto, il quale potesse fare da esalatore dei fumi.
Questa situazione, che teneva il fuoco a debita distanza dalle pareti costruite in legno, diffondeva sì il caldo in modo uniforme, ma induceva a disperdere molto calore e non sempre lo scarico dei fumi avveniva in modo corretto.
In epoca medioevale questa disposizione del focolare fu all’origine di numerosi incendi: i tetti erano costruiti in paglia o in legno, materiali altamente infiammabili, così che in città quali Londra o Lubecca il costante aumento degli incendi portò a emettere alcune ordinanze in ambito architettonico sulla fabbricazione degli edifici, obbligando alla costruzione di case con materiali ininfiammabili.
Il progressivo subentrare di nuovi materiali edilizi diede quindi vita alle case con pareti di pietre o mattoni dove il focolare potesse venire collocato.
La realizzazione della canna fumaria a parete con questi materiali diminuiva il rischio incendi, ma soprattutto permetteva di inserire il camino in qualunque ambiente sia per riscaldarsi sia per cucinare.
La diffusione del camino a parete si diffuse in Europa e in Italia tra il 1200 e il 1300 ed avevano una forma detta a “padiglione” dove l’enorme cappa era sostenuta da colonne.
Questo tipo di camino ebbe però delle lacune: oltre all’ingombro notevole, la mancanza di pareti laterali diminuiva il tiraggio e aumentava la presenza di fumo nei locali.
In evoluzione a questo tipo di camino nacque quello “intermedio” ossia con la base del camino inserita per metà nel muro in modo da ottenere una buona canna fumaria e di conseguenza un buon tiraggio e contemporaneamente
ridurre gli ingombri.
Per tutti i secoli trascorsi, la storia del camino è stata anche la storia dell’architettura atta a edificare soluzioni efficaci sia in ambito estetico sia propriamente in ambito empirico.
Inventori quali Leonardo da Vinci ne studiano la funzione con notevoli progressi architettonici e funzionali, nell’immagine qui sopra.
Agli inizi del 1600 successivi studi architettonici portano a considerare il camino come ancora lo conosciamo.
L’architetto francese Savot costruisce un caminetto, qui a destra, nel quale viene utilizzato il contatto delle pareti calde del focolare per produrre aria calda; mentre Gaucher installa nei caminetti una presa d’aria esterna che facilita il ricambio di aria senza un eccessivo abbassamento della temperatura all’interno dell’abitazione.
Certamente coloro i quali diedero maggior impulso alla definitiva rivoluzione della storia del camino furono, nel 1700, Benjamin Franklin e Benjamin Thompson.

Qui sopra un moderno camino di design prodotto da Firetube.

Il primo progettò quello che ancora oggi è chiamato il “camino Franklin”, inoltre suggerì dei rimedi per evitare che i camini facessero fumo. Proprio grazie allo studio dell’esalazione, colse per primo che il fumo fu più pesante dell’aria e che quindi quest’ ultimo non avrebbe mai potuto risalire una canna fumaria senza l’aiuto del calore.
Grazie a ciò Franklin concluse che un apporto di aria fresca doveva essere in qualche modo garantito all’ambiente; egli inoltre ripose vari suggerimenti, come quello della presa d’aria posta direttamente nel focolare e collegata all’esterno.
In termini pratici gli studi di Franklin ebbero realizzazione nel caminetto della Pennsylvania dove il metallo di realizzazione, all’epoca decisamente molto economico, favorì uno straordinario sviluppo di questo tipo di camino.
Anche Thompson, futuro conte Rumford, partì da nozioni fisiche per approdare a tecniche empiriche.
Scoprì per primo che il calore non era una sostanza, ma che era unicamente prodotto dal moto delle particelle.
Grazie alle sue ricerche ed ai suoi esperimenti, fu il primo a comprendere e a usare il termine di calore radiante.
Grazie a egli la perfezione tecnica di costruzione dei camini risultò eccellente: rimosse alcuni ostacoli come le dimensioni eccessive delle cappe che raffreddavano i fumi e conseguentemente l’esalazione della canna fumaria.
Stabilì che le pareti delle canne fumarie dovettero essere lisce da impedimenti; oltre a ciò fu a conoscenza che il calore della combustione era un calore di tipo radiante e che modificando la forma del camino veniva diminuita drasticamente la profondità inclinandone i lati per rendere massima la radiazione del calore verso l’ambiente.
Inoltre, grazie alla deduzione che era l’irraggiamento la fonte di calore del camino, consigliò l’uso di combustibili maggiormente radianti, come il carbone.
Da questi accorgimenti nacque il camino Rumford, sopra un esempio. Di notevole importanza per la storia dei camini è il “Trattato generale delle costruzioni civili” dell’architetto Breyman in cui sono elencati, partendo dal camino Rumford, moltissimi altri tipi, tra cui i pratici camini-stufa in metallo di Franklin.
Vi è da affermare che nel momento in cui il camino raggiunse un ottimo equilibrio tra qualit&a
grave; tecnica e buon prezzo di produzione, fu relegato a mero oggetto architettonico estetico in cui la funzione propriamente vitale del riscaldarsi o del cucinare lasciò il passo a una fruizione di gusto personale di arredamento.
Ai nostri giorni la costruzione dei camini è sacrificata da esigenze pragmatiche di spazio e non ultimo, soprattutto in città, a motivi alquanto opinabili d’inquinamento atmosferico; risulta in ogni modo un impagabile oggetto d’atmosfera e di magici momenti a cui moltissimi non vogliono rinunciare.

DAVANTI IL CAMINO

Guardo una fiamma viva
Che danza nel camino
Danza su ceppi belli
Del bosco del mio bosco.
Guardo la fiamma viva
Con gli occhi della mamma,
con gli occhi della mamma,
mamma della mia mamma
Sento la fiamma viva,
che danza nel camino
Che ascolta un pianto dolce
La fiamma viva danza.
Gli occhi del padre di mio padre
Ascoltano vicino il pianto
Di un bambino che nella culla a fianco
Ci dice io sono nata.
Vittoria Cordani Sopadacini, 1906

 

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