I tesori da salvare, fatti e non parole

a cura di Gjlla Giani.

I Beni culturali della Chiesa sono la componente più importante nell’ambito del nostro patrimonio artistico culturale: non solo per il valore più importante in assoluto, inteso come ricchezza materiale, ma singolarmente come la più vasta testimonianza della cultura, del pensiero e della creatività dell’Uomo. Quindi un valore inestimabile e irripetibile ancor più se conservato nel suo contesto storico e ambientale naturale, perché meglio così può esserne compreso il significato nella sua interezza, compreso quello di “strumento di aiuto di quella nuova evangelizzazione di cui il Santo Padre parla in tutti i suoi contenuti”. Patrimonio dunque che va protetto come dovere primario di noi Italiani che ne siamo i “depositari” e come diritto di impedire che vada disperso per l’incuria del tempo o peggio ancora per mancanza di attenzione e quindi tutela. Il contributo di ogni singolo concorrerà alla conservazione e quindi all’arricchimento dei beni che ci appartengono per storia e per tradizione oltre che nel senso materiale, che si è detto, ancora più nell’insieme di tutti quei valori spirituali che contraddistinguono la nostra creatività ben nota in tutto il mondo che fa del nostro Paese meta ambita di visite turistico-culturali, uniche e affascinanti.

Le schede
Due tele per la chiesa a Senigallia (AN)
SCHEDA 20033

S. Filippo Benzi fa sgorgare l’acqua dalla roccia,
olio su tela (180 x 180 cm),
opera di Filippo Ricci (1715-1793) già restaurata nel 2002.

Località: Senigallia (AN)
Nome della Chiesa: S. Martino
Oggetto segnalato: Due tele: “S. Pellegrino Laziosi” e “S. Michele e Santi”
Caratteristiche: La prima: olio su tela, 360 x 225 cm eseguito da Ercole Graziani nel 1745. La seconda: olio su tela, 370 x 230 cm eseguito da Nicola Bertuzzi nel 1770.
Costo di intervento (preventivato):
€ 10.000,00 (“S. Pellegrino Laziosi”)
€ 6.000,00 (“S. Michele e Santi”)
Segnalato da: P. Giuliano Grassi, parroco di S. Martino, Senigallia (AN)

Il quadro di “S. Pellegrino Laziosi”, opera di Ercole Graziani il Giovane, è posto al centro della cappella di San Pellegrino Laziosi nella chiesa di San Martino. Il dipinto rappresenta Gesù Cristo discendente dalla croce che appare al Santo in estasi e gli guarisce la piaga della cancrena sulla gamba destra che un angelo scopre sollevando la veste, mentre altri angeli appaiono sullo sfondo. Si tratta di una tipica tela del Settecento bolognese. L’elemento architettonico presente nel quadro si riferisce all’interno della chiesa: colori diafani evanescenti, tutti sui toni dell’azzurro e del grigio tenue. Il quadro necessita di una nuova tela, di una pulizia generale e del restauro pittorico nella parte inferiore a sinistra (dalla gamba in poi). Il quadro di “San Michele e Santi” è posto nella Cappella di San Michele Arcangelo e Santi. E’ dipinto in “olio magro”, secondo le notizie storiche fornite da Padre Gallerani. Il serto di fiori sembra essere il motivo conduttore della figurazione. La pittura mostra infatti nove Santi e Beati disposti quasi a ghirlanda attorno alla Madonna.

S. Michele Arcangelo e Santi, opera di Nicola Bertuzzi
(1710-1777).
Due opere restaurate nel 2002.
Dall’alto: La guarigione del lebbroso (due particolari);
San Pellegrino risuscita un bimbo morto (due particolari).
S. Pellegrino Laziosi, opera di Ercole Graziani il Giovane
(1688-1765).

San Sebastiano e Santa Apollonia (quest’ultima tiene con la mano sinistra un paio di tenaglie che stringono un dente, memoria del supplizio subito) sono le due figure in primo piano. Disposti secondo un grande movimento avvolgente, accanto ai due Santi in primo piano si vedono San Giovanni Battista, Santa Giuliana Falconieri (si consacrò a Dio attratta dalla vita santa dei primi frati dell’Ordine dei Servi di Maria), l’Arcangelo Michele (che dà il titolo del dipinto) e alcuni Beati appartenenti all’Ordine dei Serviti, la cui canonizzazione recente all’epoca della stesura del dipinto. Essi sono: Beato Giacomo Filippo Bertoni con la croce rossa in mano, Beato Giovannangelo Porro conun giglio, Beato Gioacchino Piccolomini con una fiammella sul capo, Beato Francesco Patrizi e Beato Enea da Faenza. Già nell’autunno del 1977 il dipinto è
stato oggetto di restauro conservativo, con sostituzione della tela. Oggi necessita di un restauro pittorico. Legata all’Ordine dei Servi di Maria, la chiesa di San Martino ha radici antiche in Senigallia, risalenti al XIII secolo. L’edificio attuale è il risultato di una ampliazione settecentesca di un edificio cinquecentesco. E’ un vero e proprio scrigno di opere di artisti conosciuti, quali Francesco Barbieri detto il Guercino e Palma il Giovane. Nel 2002, centocinquantesimo anniversario della sua erezione a Parrocchia con decreto di Pio IX, già quattro quadri di Filippo Ricci sono stati restaurati, dall’urbinate Romeo Bigini.

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)