I Santi che hanno il volto dell’attualità

Nella cappella del seminario di Torino

La cappella del Seminario di Torino si è arricchita del contributo di alcuni artisti contemporanei, chiamati a interpretare le figure di alcuni santi. In tal modo l’atrio è diventato un piccolo museo, significativa testimonianza della cultura e sensibilità dei nostri giorni. L’allestimento è stato curato da Valeria Minucciani che, nel presentarlo, spiega come sono state individuate e preparate le opere.

Quando, sul finire dell’anno 2004, il Rettore del Seminario Maggiore di Torino, don Sergio Baravalle, decise di aggiornare i ritratti dei Santi dell’atrio della cappella interna, aveva un obiettivo molto chiaro. Il transito quotidiano dei seminaristi verso la cappella doveva essere accompagnato da ritratti che esprimessero una mentalità contemporanea, non solo e non tanto dal punto di vista del metodo e della tecnica di rappresentazione, ma anche e soprattutto in quanto interpreti di una nuova ricchezza nel messaggio e nella concezione dei Santi. Dopo alcune riflessioni, coadiuvato dalla Commissione liturgica diocesana per i Beni Culturali, decise di coinvolgere artisti locali di un certo rilievo, capaci di raccogliere una duplice sfida: interpretare con uno sguardo attuale queste figure e nello stesso tempo dimostrare che il connubio arte vivente/arte sacra è ancora possibile.

Nelle foto: Giuseppe Cafasso, opera di Adriana Caffaro Rore;
Luigi Orione, raffigurato da Giacomo Soffiantino;
Giuseppe Allamano, opera di Gabriele Girardi;
Le dimensioni dei dipinti sono tutte di cm 55 x 125.

La stessa Commissione liturgica, sollecitata ad esprimere il proprio parere, fu stimolata ad approfondire le proprie posizioni: occorreva garantire un’omogeneità di approccio oppure lasciare maggiore libertà di espressione? Occorreva porre criteri di selezione “stilistici” o viceversa limitarsi a prendere atto della diversità? Le indicazioni emerse con chiarezza e condivise furono in realtà poche, ma precise: i Santi dovevano essere riconoscibili nei tratti somatici, ma nello stesso tempo essere contestualizzati, affidandosi alla speciale sensibilità degli artisti. Inoltre, si valutò che affidare ogni ritratto a un artista differente non potesse che arricchire il valore dell’operazione. La scelta degli artisti da interpellare fu un momento delicato. Il Rettore desiderava, giustamente, coinvolgere personalità da sempre vicine al Seminario nonché di indiscusso valore: artisti come Giacomo Soffiantino, Ezio Gribaudo, Adriana Caffaro Rore. Anche i componenti della commissione liturgica furono invitati a svolgere un’indagine e segnalare nominativi di artisti: emersero le indicazioni verso Irma Goria Gatti Losana ed Alessandra Morra.

Nelle foto: Giuseppe Benedetto Cottolengo e Leonardo Murialdo, opere di Irma Goria Gatti Losana;
Francesco Faà di Bruno, raffigurato da Ezio Gribaudo.
Le dimensioni dei dipinti sono tutte di cm 55 x 125.

Si interpellarono infine personaggi di provata competenza nel settore specifico, da sempre sensibili al tema dell’arte sacra contemporanea, come il professor Mario Marchiando Pacchiola (promotore, fra l’altro, di “L’arte e il mistero cristiano” e responsabile del Museo diocesano di Pinerolo) che fece il nome di Gabriele Girardi. Un’ulteriore segnalazione portò al nome di Luciano Proverbio. Gli artisti così individuati esprimevano un panorama molto ricco e vario, non solo per inclinazione “stilistica”, ma anche per età e per esperienze. Per aiutarli a meglio inquadrare le personalità dei Santi e soprattutto perché fossero a conoscenza delle più attuali letture critiche, ci si affidò a veri esperti del settore, che in una serata appositamente dedicata sintetizzarono con chiarezza ed efficacia le figure da ritrarre.

Nelle foto: Due immagini dell’atrio che ospita le nuove opere. L’allestimento ha implicato una nuova tinteggiatura bianco-crema per facilitare la lettura dei colori dei quadri e la collocazione di un faretto orientabile sopra ogni dipinto.

Operazione abbastanza delicata è stata, infine, la predisposizione di un adeguato “allestimento”, per la quale ho fornito il mio contributo al Rettore: i quadri sono stati sistemati in semplicità, senza cornice e leggermente inclinati ad accogliere il visitatore accompagnandolo nel suo percorso verso la cappella. L’inclinazione è stata anche suggerita dalle particolari proporzioni dell’atrio, le cui dimensioni in larghezza avrebbero generato una visione troppo scorciata delle tele.
Martedì 21 febbraio l’Arcivescovo di Torino, Severino Poletto, ha ufficialmente “inaugurato” il piccolo atrio, benedicendo le tele e plaudendo alla volontà di rinnovamento sottesa a questa operazione piccola ma estremamente significativa.

Valeria Minucciani, architetto

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