Hanno una storia millenaria e raggiungono il massimo dell’eleganza e della raffinatezza decorativa: i mosaici oggi rappresentano la fantasia, la brillantezza o la morbidezza della luce e del colore. Le origini del mosaico risalgono alla Mesopotamia del 3500 avanti Cristo (i tasselli erano di terracotta), ai Sumeri, col tempio di Ur, 2300 a. C.(introdussero le tessere di pietra), e agli antichi Egizi, che per primi usarono le paste vitree. Pure presente nella Grecia classica, il mosaico trova il suo apice nell’età antica con l’Impero Romano, con i fulgidi esempi delle basilica di Aquileia, delle terme di Caracalla e della villa di Piazza Armerina: in questi casi si tratta soprattutto di pavimenti, realizzati in pietre e marmi, posati su un letto di calce seguendo un preciso disegno prima eseguito su papiro e poi riportato sulla superficie di posa. La tradizione poi passa nell’Impero Romano d’Oriente, dove si introduce il mosaico su pareti con l’impiego di tessere a base di vetro, dorate e persino di madreperla, e da lì si estende a tutto il mondo cristiano: basti citare i mosaici di Ravenna (S. Apollinare Nuovo, S. Apollinare in Classe, S. Vitale) del quarto secolo dopo Cristo, quelli coevi di S.Lorenzo e del XII secolo di S. Ambrogio a Milano, di Palermo, Cefalù e Monreale (XII e XIII secolo), di S. Sofia a Salonicco (VII), a Dafni (XI), a Kiev (XII) e a Costantinopoli (XIV). Dopo questa epoca d’oro, i costi elevati della preparazione e dell’esecuzione fanno abbandonare quasi del tutto il mosaico, con l’eccezione di realizzazioni particolari di prestigio (ed esempio, Raffaello nella Cappella Chigi). Solo alla fine dell’Ottocento, con la riscoperta dello stile bizantino, il mosaico conosce un primo revival con la riproposta di quegli stilemi. Ma è soprattutto con l’Art Nouveau e col Liberty che il mosaico torna in piena auge per la sua capacità di esprimere pienamente la vena decorativa e raffinata di queste correnti artistiche. Lo vediamo bene in un architetto geniale e fantasioso come Antoni Gaudì, che usò l’arte del “trencadìs” per decorare le facciate mosse e ondulate: già dotate di un ritmo architettonico del tutto originale, queste costruzioni singolari vengono ancor più valorizzate dal mosaico che le costella preziosamente e le accende di vibrazioni cangianti, che mutano al variare dell’incidenza della luce.
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