I MARMI E LA LUCE

Le origini della chiesa di Sant’Antonio da Padova in Lanciano (Chieti) risalgono al 1426 circa quando, per placare le ostilità tra le città di Ortona e Lanciano, fu chiamato Giovanni da Capestrano, noto predicatore francescano. Al futuro Santo le autorità cittadine di Lanciano donarono un appezzamento alle porte della città con una cappellina dedicata a San Michele Arcangelo, sulla quale fu edificato successivamente il Convento di Sant’Angelo della Pace dei Frati Minori Osservanti, e la Chiesa a ricordo della pace conclusa.
Nel corso dei secoli la chiesa subì trasformazioni e ampliamenti: nel ‘500 furono aggiunte tre cappelle laterali , nel ‘600 fu prolungata la navata, nel ‘700 si edificò un presbiterio coronato da una cupola nonché il nuovo altare maggiore con abside e coro. Nel 1931 fu decorata la navata centrale e tra gli anni ’50 e ’70 la Chiesa fu nuovamente ampliata per ottenere la pianta a croce latina attuale e l’aspetto barocco dovuto ai numerosi stucchi e decori, alle dorature in oro zecchino e ai preziosi marmi in tutta l’area presbiterale.
Il progetto di adeguamento liturgico è stato commissionato dalla comunità dei frati minori che gestiscono la Parrocchia. Il suo obiettivo è stato di ampliare lo spazio e proporre il senso di centralità con una convergenza verso il nuovo altare centrale, fulcro del presbiterio, ubicato al di sotto della cupola , incrocio ideale tra navata e transetto. Il nuovo presbiterio è stato inglobato entro la figura di un rettangolo, rialzato in modo uniforme su quattro gradini perimetrali; è stato arretrato rispetto alla navata centrale e allargato rispetto alle navate laterali per ottenere il massimo spazio disponile. Sono stati recuperati i marmi, ricollocate le balaustre, spostato il tabernacolo nell’apposita cappella del Santissimo, disposti nuovi arredi e un nuovo altare. Il marmo bianco di Carrara per la pavimentazione del presbiterio è dello stesso tipo presente sui rivestimenti parietali della navata principale. Al centro della pavimentazione e sotto l’altare è stato posato un tappeto in marmo rosso S.Vito intarsiato con marmo verde Alpi e bianco Carrara, recuperati in parte dal pavimento preesistente. Gli intarsi marmorei sono molto elaborati e anch’essi riutilizzano i materiali recuperati. Anche per i nuovi arredi sono stati utilizzati elementi preesistenti e l’altare ha conservato il prospetto ad archetti del precedente altare maggiore.Lo Studio di Architettura Dujovne Hirsch & Asociados (Berardo Dujovne e Silvia Hirsch) occupa una posizione centrale nella ricomposizione urbanistica di Puerto Madero, il porto antico di Buenos Aires che oggi è diventato il luogo del maggiore sviluppo su “waterfront” nelle Americhe. L’architettura-simbolo di tale trasformazione (e di riflesso anche della capitale argentina dei nostri giorni) è costituita dalle torri El Faro che si stagliano sul Rio de la Plata e sono il primo elemento visibile della città per chi giunge dal mare. Per quanto le torri El Faro siano forse la maggiore tra le opere di Dujovne-Hirsch, esse sono solo uno dei tanti progetti da loro portati a termine in quell’area, dove sono specializzati in particolare nella ristrutturazione degli antichi docks portuali, in luoghi residenziali o commerciali, o per il tempo libero. Mentre la destinazione d’uso cambia, essi conservano il carattere architettonico delle origini, in un contesto volto a favorire l’abitabilità e il rispetto ambientale.
L’architettura di Dujovne-Hirsch si fonda sulla radicale coerenza tra struttura e volto esterno, secondo un approccio di verità volto al benessere dei fruitori, non di nascondimento o finzione.
Il Pocket prende in considerazione i maggiori interventi realizzati e in progetto di Dujovne- Hirsch, oggi considerati maestri nel riutilizzo degli spazi ex industriali, e quindi nel dare un nuovo volto al panorama urbano.  

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