I convegni della Biennale di Venezia

L’architettura torna al dialogo

Su iniziativa dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, alla Biennale 2004 si è svolto il Convegno "L’architettura di chiese in Italia nel XX secolo". L’evento si costituisce come riferimento autorevole a livello europeo, nella ricerca di uno scambio sempre più aperto tra Chiesa e mondo dell’architettura e delle arti.

E’stato dedicato all’architettura, il convegno che l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali della Chiesa della Conferenza Episcopale Italiana ha svolto a Venezia, presso la Scuola Grande di San Teodoro, il 7 e 8 ottobre 2004, nel contesto della Biennale. Il titolo: "Architettura e liturgia nel Novecento – esperienze a confronto". L’anno scorso il tema, coerentemente con la Biennale di turno, ruotava attorno all’arte.

"La Chiesa cattolica non si limita a lanciare
messaggi amichevoli agli artisti: essa accetta, e non da ora,
le provocazioni e le sfide dell’arte e dell’architettura
contemporanea, misurandovisi direttamente"

Mons. Giancarlo Santi Direttore dell’Ufficio Nazionale
per i Beni Culturali Ecclesiastici

Il dialogo tra arte e Chiesa si è fatto difficile, oltre che per la storica frattura, manifestatasi con l’illuminismo, anche per gli sviluppi avvenuti nel corso del XX secolo, con la pluralità a volte confusa di linguaggi espressi nell’ambito artistico e architettonico. Se in tutte le epoche passate si possono individuare stili dominanti sia in campo artistico sia in campo
architettonico, questo nel XX secolo cade: aumenta sempre più il numero di offerte stilisticamente diverse. La ricerca si esprime non nel perfezionare o apportare variazioni entro un universo espressivo ampiamente condiviso, ma nell’inseguire linguaggi diversi, a volte mai praticati prima, persino dissonanti. D’altro canto, la necessità di aggiornarsi, di farsi presente nel mondo contemporaneo, di manifestarsi anche con le opere artistiche, è sempre stata sentita all’interno della Chiesa. E col Concilio Vaticano II (1963-’65) i tentativi di dialogo con le arti si sono diffusi. In tale contesto si sono vissute diverse esperienze nelle Chiese locali. Appare singolare che sino ad ora, per affrontare il vastissimo problema del rapporto con un’arte e un’architettura articolate in modi espressivi nuovi e variegati, non si sia pensato a un luogo ove raffrontare la pluralità di linguaggi e proposte. Perché è noto che è dal confronto tra le diverse
espressioni e interpretazioni che nasce una sensibilità nuova e si raccoglie la possibilità di una sintesi capace di tener conto di tutti i passi sinora compiuti. Per questo, tanto più importante è l’iniziativa partita dall’Ufficio Nazionale Beni Culturali Ecclesiastici che per la prima volta, in un certo senso, "istituzionalizza" il dialogo non solo col mondo dell’arte, ma anche con le diverse realtà nazionali. A Venezia l’anno scorso si sono incontrati attorno al tema dell’arte sacra degli ultimi decenni, esponenti tedeschi, francesi, spagnoli e italiani. Quest’anno sono giunti esperti, oltre che dalle stesse nazioni, anche dalla Svizzera, e hanno dialogato sull’architettura contemporanea per la chiesa. L’incontro è servito per
fare il punto sul percorso seguito dal Concilio in poi nei diversi paesi.

Chiesa di St. Laurentius, progetto di Emil Steffann con
Siegfried Õstreicher, Monaco di Baviera, 1955.
Chiesa di Santa Maria Maggiore, progetto di Ludovico
Quaroni, Francavilla a Mare (Pescara), 1949-59.

Sia nel campo dell’arte sia nel campo dell’architettura, particolarmente significativo è stato quanto è avvenuto in Germania, dove l’apertura alla cultura contemporanea è stato favorito dall’ampia diffusione del movimento liturgico. Basti ricordare che sin dagli anni Trenta, sotto la guida del teologo Romano Guardini, si sono realizzate le prime celebrazioni – dedicate a gruppi di giovani – col presbitero rivolto "versus populum", come usavano i cristiani dei primi tempi. Un po’ come se la Chiesa si spogliasse di secoli di fastosi cerimoniali per ricercare la purezza delle origini. Un atteggiamento che ha favorito l’incontro con alcuni artisti e progettisti i quali a loro volta perseguivano un ritorno alla
semplicità essenziale – come avveniva per esempio per alcuni all’interno del movimento del Bauhaus.
E’ così che grazie in particolare ad alcuni autori (Diminikus Böhm, Rudolf Schwarz, Emil Steffann e altri) il ritorno all’essenzialità delle cose si è congiunta in felice sintesi con la sensibilità espressa dal movimento liturgico e ha dato luogo a realizzazioni che restano a significare una ricerca architettonica della "nobile semplicità".
Di questi sviluppi tedeschi ha parlato a Venezia Walter Zahner, della Diocesi di Regensburg (Germania), illustrando diverse realizzazioni. La via della esposizione di esempi significativi è stata seguita anche da Jean-Paul Deremble intervenuto per illustrare quanto avvenuto in Francia, da Fabrizio Brentini, che ha spiegato la situazione svizzera e da
Paloma Gil che, partendo dall’opera di Gaudí, ha raccontato gli avvenimenti spagnoli. Giorgio Della Longa, che con Antonio Marchesi e Massimiliano Valdinoci costituisce il Comitato Scientifico del Convegno, ha invece seguito un
approccio diverso, cercando di individuare nei diversi concorsi di architettura per la chiesa, nei congressi e nelle mostre succedutisi in Italia a partire dagli anni ’60, il percorso che ha articolato sinora il dialogo tra liturgia e architettura nel nostro paese. In tale contesto, particolare rilievo assumono i concorsi organizzati dalla Conferenza Episcopale Italiana di concerto con diverse diocesi, a partire dal 1998, per la costruzione di alcune nuove chiese. Opere ancora in corso
di realizzazione, ma senz’altro significative perché sin dal momento della progettazione si richiedeva una stretta collaborazione tra archit
etto, artista e liturgista.

(L. S.)

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