I colori e la storia nell’Engadina

Una valle ricca di memorie e di tradizioni, dove il turista può contemplare non solo la meraviglia della natura, ma anche il laborioso ingegno testimoniato dall’arte e dall’architettura.

If houses are to abandon their static quality, architectural design should not be seen as a series of barriers to overcome but more as associations to be enhanced.

Servizio a cura: dell’Architetto Francesco Trisorio
Foto di: Francesco Morgana
Testi di: Leonardo Servadio

Ci sono terrazzamenti lungo i pendii. Sono una testimonianza molto antica del fatto che nella valle dell’Engadina l’agricoltura è praticata sin da epoche remote. I ritrovamenti archeologici fanno pensare che nella valle vi fossero insediamenti di una popolazione probabilmente di origine etrusca, sin dal periodo che va dal 1400 e al 1200 avanti
Cristo. Ma già da epoche precedenti la valle era percorsa: costituisce infatti una via di transito naturale attraverso le Alpi. Con gli insediamenti è sorta l’agricoltura e con l’agricoltura i terrazzamenti. I principali prodotti agricoli erano il grano e i piselli: questi, essiccati, venivano conservati e fornivano un prezioso alimento per i mesi invernali.
Celerina è una cittadina importante nella valle, un centro caratteristico, depositario di architetture che ricordano l’evoluzione della cultura locale nel corso degli ultimi secoli. E ancor oggi ha una notevole importanza per il turismo: qui l’ospitalità è accompagnata da un’offerta di occasioni per lo svago, ma anche per l’approfondimento dell’arte e delle tradizioni. In quanto zona di transito e di attraversamento della catena montuosa, Celerina ha subito nel corso della storia i più diversi influssi. Nell’antichità, sull’originale cultura retica si innestò l’influsso romano, che diede luogo alla lingua retroromanica. La zona ha poi subito un forte influsso germanico, a partire dalla Rifoma protestante e tuttoggi
il tedesco è la lingua più usata. Il nome “Celerina” deriva forse dal latino “cellarium” (cantina): qui si trovava infatti un deposito per le merci raccolte come entrate fiscali dai Romani.

Nelle foto: Le case dell’alta Valle di Engadina: linde e ben tenute, conservano intatto il fascino del borgo montano
pur sotto la pressione della modernità.

Houses of the upper Engadina valley are clean and well-kept. They preserve that mountain-village appeal despite the pressures of modern times.

The hillside terracing is evidence that agriculture has been practised in the valley of Engadina for a very long time. Archaeological finds suggest that there were settlements in the valley, probably of Etruscan origin, from the period
between 1400 and 1200 BC. The valley will have been travelled through even earlier than this, given that it provides
a natural passage over the Alps. The settlements gave rise to agriculture and terracing of the land. The main agricultural products were wheat and peas, which were dried to provide nourishment for the winter months. Celerina is an important little town located in the valley. It is a characteristic centre, a depository of architecture that bears witness to the evolution of local culture over the last few centuries. Still today it is of considerable importance for tourism. Local hospitality is accompanied by opportunities for recreation, in addition to the possibility of exploring local art and traditions. Given its position as a transit area for crossing over the mountains, Celerina has had numerous influences.
In ancient times, the Romans merged with the original Rhaetian culture, giving rise to the retro-Romanic language. The area then underwent strong Germanic influences, especially after Protestant reform, and German is still the most used
language of the area. The name ‘Celerina’ possibly comes from the Latin ‘cellarium’ (cellar); in fact Celerina was used as a deposit for goods collected as tax revenue for the Romans.

Come e dove andare, sui sentieri dell’eden

Lasciate le frastagliate sponde del lago di como si sale verso chiavenna, e poi ancora su, ormai totalmente circondati dai massiccio alpino. Dopo il passo del maloia, si apre lo splendido panorama di vette e boschi di conifere. Si è nell’alta valle engadina. Il primo borgo che accoglie il visitatore è sils maria: poche case e grandi silenzi. Qui nietzsche soggiornò a lungo e scrisse il suo “zarathustra”, una tra le sue maggiori opere. Superata selvaplana, ecco lo slargo di st. Moritz, località sciistica tra le più note e suggestive di tutto il mondo. Luogo mondano che non ha bisogno di presentazioni, ambiente incantevole, strutture turistiche di prim’ordine. Ma forse meno noto è il fatto che qui si trova il “segantini museum”, che espone la più completa collezione di opere del maestro del realismo, giovanni segantini (1858 – 1899). Se ne può qui conoscere appieno l’iter creativo, nel contesto alpino che ha ispirato le sue opere.pochi chilometri ancora, ed ecco celerina con la chiesa, tutta in pietra, di st. Antonius, mentre alto sopra i tetti spicca il campanile di bel tempel, al centro del borgo antico. Sulla sua cuspide campeggia un gallo dorato: ha una particolarità, un meccanismo a fili collegato alle campane muove le sue ali come in una danza che accompagna i rintocchi.


Chi arriva a celerina trova subito il luogo ove orientarsi in “celerina tourismus”, all’angolo della strada che porta al centro vecchio. L’ufficio è retto da stefan sieber coi suoi collaboratori: col loro aiuto non è un problema organizzare gite, escursioni, visite guidate o trovare alberghi, . Si potranno attingere informazioni su tutta la storia della zona e sui suoi segreti. Si potrà entrare così nello spirito di un luogo che conserva il gusto della vita nello splendore della natura. Gli engadinesi vanno fieri della loro valle, lo testimonia il mito che raccontano: “poco dopo averli creati, dio vide che gli uomini presero a combattersi per il possesso dei territori. Allora li convocò in engadina e a ognuno assegnò una terra. Questo avvenne in autunno, quando gli engadinesi sono a caccia: tornati, chiesero di avere anch’essi la loro terra. Ma il signore, fatta la ripartizione, aveva deciso di tenere per sé la parte migliore: l’engadina, appunto. Gli engadinesi furono felici e fieri per la scelta, e innalzarono canti di lode. Ascoltando le loro voci armoniose dio si commosse al punto che disse: “e’ questa la terra migliore e me l’ero riservata, ma prendetela pure voi, io me ne andrò altrove”. E fu così che da quel momento dio decise di non risiedere più in engadina e, non essendovi altro posto sulla terra, se ne andò in cielo, dove tuttora sta.

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