I beni culturali agli immigrati

ARCIDIOCESI DI NAPOLI

I beni culturali agli immigrati

«Finalmente è stato firmato il contratto per l’inventariazione dei beni culturali della diocesi!». P. Edoardo Parlato,ofm, non nasconde la soddisfazione. Da un anno responsabile dei Beni Culturali per l’Arcidiocesi partenopea, sta mettendo in atto una serie di misure che da tempo si attendevano. In particolare l’inventariazione dei beni, sostenuta finanziariamente dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Diocesi, costituirà una pietra miliare: senza conoscere con precisione lo sterminato patrimonio della Diocesi sarebbe arduo cercare di tutelarlo o di valorizzarlo. «Ora che è stata messa in cantiere la schedatura delle opere, il passo successivo che stiamo studiando è come procedere per sensibilizzare le parrocchie e l’opinione pubblica, così da rendere spedita l’operazione».
Le chiese di proprietà diocesana sono 214: un’infinità per un ufficio che non dispone di alcun apparato burocratico per i suoi fini istituzionali. A queste si aggiungano un centinaio di chiese di proprietà delle confraternite, più quelle di proprietà del Fondo Edifici Culto (Ministero degli Interni): a loro volta non poche, visto che, tra soppressioni napoleoniche e leggi post unità d’Italia, sono passati alla mano pubblica tutti gli edifici che appartenevano agli
Ordini religiosi. «Ma c’è un’altra novità ancora: è ormai deciso che avremo anche qui un Museo Diocesano: presso la chiesa di Donnaregina Nuova, che si trova di fronte al Palazzo Arcivescovile, nella piazza omonima, e accanto alla chiesa di Donnaregina Vecchia, ove è ospitato il Dipartimento di Restauro dell’Università Federico II. Attualmente i beni della Diocesi sono custoditi, in gran parte, nei depositi della chiesa dell’Incoronata a Capodimonte, in parte in Seminario e in parte presso la Soprintendenza del Polo Museale. Si prevede che al Museo diocesano verrà aggiunto un percorso didattico di visita del Complesso monumentale del Duomo e della sua zona archeologica, nella quale si possono osservare le testimonianze di epoca greco romana e paleocristiana».

L’ingresso della Cappella di San Gennaro.

«Tutto questo è di fondamentale importanza. Ma, in margine, abbiamo dei progetti per la usufruizione che credo siano unici in Italia, tipo quello di preparare – contiamo in questo di avere l’aiuto delle Istituzioni pubbliche – un gruppo di immigrati perché diventino guide ai beni culturali ecclesiastici per i loro connazionali. E’ un fatto che i linguaggi artistici attestati nelle opere autoctone ripropongono espressioni e suggestioni di culture afroasiatiche. E che su questi beni artistici si può aprire un dialogo su arte e fede che non mancherà di rafforzare i legami con i nuovi arrivati». E i restauri? «Molti sono necessari. Ma mancano i fondi. L’intesa con la Regione ancora non ha dato i frutti sperati. Speriamo nella sensibilizzazione». Da poco si è inaugurato il Museo della Cappella del Tesoro di S. Gennaro, centrale nella storia della fede e della devozione della nostra città: un giorno al mese, il pomeriggio di ogni primo martedì, per espresso desiderio dell’Arcivescovo Card. Michele Giordano, esso potrà essere visitato gratuitamente dai napoletani (anche il Museo diocesano seguirà la stessa linea). «Chissà che anche questo non sia un passo nella direzione di coinvolgere un numero sempre maggiore di persone nel difficile compito di valorizzare i beni culturali della diocesi….».

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