Gli elementi del giardino


Il progetto

Insula una faces mille: questa è Pantelleria, perla nera del Mediterraneo, al centro del Canale della
Sicilia, più prossima alla costa africana (67 km) che a quella italiana (95 km).

Il territorio dell’isola presenta una estrema variabilità di forme: “là il paesaggio appare quasi lunare, aspro e nero, orrido e infernale; qua si ammanta di verde, s’intenerisce in paesaggio pastorale e idilliaco” (D’Aietti, 1978).
La storia dell’isola è complessa tanto quanto è strategica la sua posizione. Una lettura singolare delle vicende storiche può essere desunta dai tanti nomi dati nel tempo all’isola stessa: ‘Yrnm (Isola degli struzzi) dai Fenici, Kòsuros, Kòssoura dai Greci, Costura, Cossyra (La Piccola) dai Latini, Pantelleria, o in siciliano Pantiddrarìa, in epoca moderna.
Al visitatore che giunge dal mare Pantelleria appare un largo arco di montagna. In realtà essa è una costellazione di alture, avanzi di focolai, vulcanici spenti, denominate nella quasi totalità Cùddie (dall’arabo Kudya, collina).
Un’immagine “forte che suscita forti emozioni: o la ami o la odi, non esistono vie di mezzo! ” Un’isola che è anche profonda stratificazione dell’azione antropica che ha operato sul paesaggio naturale, azione che, soprattutto nel passato, è riuscita ad essere in sintonia con gli elementi naturali, al punto da essere essa stessa “costruttrice di paesaggio”.

Sulla scia di tali suggestioni nasce l’intervento progettuale che, articolato nel corso di una decina di anni, ha cercato di coniugare le esigenze della committenza con le peculiarità paesaggistiche, in armonia con gli interventi di restauro architettonico eseguiti dall’Arch. Gabriella Giuntoli.
La proprietà si trova in contrada Kamma e si estende, nelle aree prossime alle abitazioni, per circa quattro ettari. La volontà è stata quella di riproporre quel dialogo, da sempre esistito nel mondo mediterraneo, tra uomo e natura, tra
architettura e paesaggio, quando artificio e natura comunicano e sono armonici a tal punto da perdersi l’uno nell’altro. Sono stati realizzati, ed in alcuni casi ripristinati, gli elementi caratterizzanti il paesaggio pantesco, quali i terrazzamenti,
il Jardino, i dammusi: “I muri a secco, costruiti senza un goccio di malta possono apparire una banalità ma sono indubbia
opera d’arte.

Lara Riguccio
Concetta Falanga

Lo studio Architerra, nato a Catania nel 1998, si occupa di progettazione
architettonica e del paesaggio sia in ambito pubblico che privato.
Il “ Team group” è costituito da Lara Riguccio, Agronomo e Paesaggista, e Concetta Falanga, Architetto e Paesaggista, socie AIAPP, collaboratrici per la ricerca presso l’ Università degli Studi di Catania ed autrici di numerose pubblicazioni, nazionali ed internazionali, inerenti il paesaggio, la pianificazione territoriale ed ambientale, la riqualificazione delle aree urbane, rurali e costiere. Architerra è vincitrice di concorsi di progettazione sia
nell’ ambito dell’ architettura che dell’ architettura del paesaggio. Fra i lavori principali: l’ Orto Botanico a Catania, piazze, parchi e arredo urbano, giardini storici, giardini pensili, verde per strutture turistiche.
Inoltre, la “Riqualificazione Urbana Sciara S. Antonio”, Bronte (Ct) il “Piano Regolatore Generale PRG94”, Cesarò (Me); la “Variante Piano per gli Insediamenti Produttivi PIP” , Bronte.

Confezionati con pietra grezza, rottami di roccia, che Orsi felicemente definisce “pietre brute”, accuratamente sistemate e incastrate, hanno tre importanti funzioni: assorbire la folla di pietrame, che gremisce il terreno, contenere questo ultimo, che è nella massima parte in pendio, delimitare le proprietà” (D’Aietti, 1978).
Le terrazze si raccordano in un insieme di grande fascino paesaggistico con i magazzini rurali e le abitazioni e le zone piane sono frequentemente interrotte da muretti di pietra a secco.
Quest’ultimi sono costituiti da due ordini di pietre, a “accasciata” (a cassa), e colmati all’interno da pietrame minuto e terra. Le rocce utilizzate sono: l’ignimbrite (verde), la pantellerite (nera), le sodatrachiti (grigio chiaro o nero), le rocce basaltiche (nere o rossastre).
Sono stati ripristinati anche i tipici “Giardini panteschi”: strutture in pietra a secco contenenti all’interno isolati agrumi. Si tratta di edifici, privi di copertura, alti 3-4 m, forniti di ingresso e raramente di finestrature.
Come da tradizione hanno pianta circolare, quadrata, rettangolare, ottagonale o assumono forma irregolare per adattarsi al confine o alle costruzioni limitrofe.
La parte terminale del muro ha sezione obliqua con pendenza rivolta con malta: la funzione è quella di dirigere l’acqua piovana verso l’interno, di favorire l’irradiazione e di ostacolare l’ingresso di estranei. Horti conclusi, spazi chiusi e
inaccessibili, che simboleggiano il duplice valore, economico ed estetico, assegnato agli agrumi in un territorio che, altrimenti, non avrebbe potuto ospitarli.
I terrazzamenti ed i giardini si completano, in fine, con il sistema dei dammusi.
Originariamente il termine arabo dammus (volta, edificio a volta), indicavaesclusivamente le case di campagna costituite da un solo vano, adibite per il deposito di attrezzi e prodotti agricoli e solo eccezionalmente utilizzate come abitazioni, mentre oggi con questo nome vengono genericamente indicate le case realizzate in pietra a secco.

I dammusi sono caratterizzati da un tetto a cupola che raccoglie le acque piovane in una cisterna, interamente o parzialmente interrata, che fornisce la sola acqua dolce disponibile. Antistante la facciata ritroviamo il “passiaturi”,
una sorta di terrazza con funzione di disimpegno a salvaguardia delle dimore, presso la quale sono stati collocati vari sedili in muratura, nella tradizione detti “dducchene” e sono state ripristinate le pergole di vite dalla doppia funzione: l’utile, produzione di uva, e dilettevole, piacevole ombra.
Un altro elemento rivisitato è il “magnanu”,dall’arabo “mugna”, il giardino ubicato nelle adiacenze del dammuso: un ritaglio di terreno, recintato da muretti a secco, coltivato un tempo ad ortaggi, oggi con funzione anche ornamentale.
L’aia e lo stenditore, ulteriori pertinenze di uso agricolo del dammuso, sono stati utilizzati per la creazione di zone relax.
La partecipazione attiva, da parte della committenza, all’intero processo progettuale, ha permesso l’arricchimento del sito attraverso elementi “simbolo” della memoria pantesca.
L’ultimo intervento realizzato in ordine di tempo è l’anfiteatro. Il desiderio del proprietario, profondo conoscitore della storia di Pantelleria, era quello di riproporre uno dei “simboli” tipici delle costruzioni del periodo di dominazione fenicia sull’isola.
L’intervento paesaggistico è stato ulteriormente arricchito da “segni” risalenti a quell’epoca: la vasca, il tofet (luogo di sacrifici) e il forno.
La scelta delle essenze vegetali è avvenuta nella piena considerazione dei caratteri climatici del luogo: aridità e forte vento.
È stata marcata ed incrementata la presenza dell’olivo, coltura praticata sin dai tempi più remoti, attraverso le tipiche forme di allevamento poco espanse e con andamento plagiotropo della chioma, in modo da minimizzare la superficie esposta al vento e le perdite di acqua per evapotraspirazione.
Mentre ai margini degli appezzamenti, lungo i muretti, sono state privilegiate le tradizionali specie da frutto con varietà locali caratterizzate da una maturazione estremamente precoce anche per gli effetti del calore accumulato dalle pietre dei muri e rilasciato nel corso della notte.
Tra le altre piante un ruolo di rilievo hanno avuto il Pinus halepensis e il Pinus pineaster var. hamiltonii, piante sempreverdi che rendono sempre piacevole la fruizione dello spazio. Importante anche il ruolo della palma da dattero
(Phoenix dactylifera), segno che “l’Africa è vicina” (D’Aietti), che, per il suo notevole sviluppo in verticale, in un’isola in cui colture come l’ulivo si riducono a masse plagiotrope sul terreno, diventa veramente “segno” distintivo del paesaggio.

 

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)