Giovanni Fiamingo



Coordinatori del laboratorio
Giovanni Fiamingo, Alessia Guarnaccia, Elisabetta Locatelli,
Alessandro Napoli, Caterina Parrello

Appassionato, seguito e animato da momenti di intenso e vivace dibattito, il laboratorio si è interrogato su temi certamente complessi, esplorando le problematiche e le esperienze progettuali molto variegate dei loro partecipanti; alcune delle quali certamente al limite della ‘forma’. In questo senso, il tema generale individuato dal Seminario,
‘L’architettura oltre la forma’ ha trovato espressione e declinazioni diverse, tutte accomunate in generale da un approccio critico che, dimostrando grande attenzione ed interesse verso i dati contestuali e le problematiche della sostenibilità e dell’abitare, ha certamente cercato di superare le facili consolazioni date dagli stereotipi formali e
progettuali più ricorrenti.

Gianluca Gaudenzi, Riabilitazione di una fabbrica di scarpe in 11 case sovrapposte a Montegranaro (AP)
Fabio Coracin, Progetto di manutenzione straordinaria e di adeguamento energetico ed ecologico
del condominio Treviso
Stato attuale del Padiglione centrale della Fiera di Messina di Adalberto Libera

Indubbiamente, la locuzione ‘oltre la forma’ implica un atteggiamento progettuale non autoreferenziale: la consapevole ‘rinuncia’ al segno e la capacità di rivolgere l’attenzione al contesto, ai suoi dati sensibili, alle pieghe dei suoi tracciati, alle flessioni dei suoi tessuti, alle incoerenze del suo patrimonio edilizio da recuperare.
Coerentemente, il contributo di Gianluca Gaudenzi con la tesi di laurea Riabilitazione di una fabbrica di scarpe in 11 case sovrapposte a Montegranaro (AP), sostenuta presso l’École d’Architecture de la ville et des territoires a Marne la Vallèe di Parigi, ha proposto il tema del recupero/riciclo di un esempio di archeologia industriale, dimostrando la sostenibilità economica e architettonica del loro recupero a fini abitativi. Sulla stessa scia, Fabio Coracin con il Progetto di manutenzione straordinaria e di adeguamento energetico ed ecologico del condominio Treviso, propone un progetto organico di riqualificazione fortemente orientato alla sostenibilità. Questa volta la scommessa è quella di lavorare su un edificio ‘firmato’, opera dell’architetto Celotto, allievo di Zevi e Zanuso, ed orienta il progettista verso la formulazione
di risposte architettoniche e funzionali, articolate con soluzioni tecnologiche attente e misurate sui caratteri architettonici dell’edificio.

Giuseppe Amalfa e Anna Lucia Milone, Riuso del Padiglione centrale della Fiera di Messina di Adalberto Libera
Saverio Tommaso Ganino e Francesco Fedele, Progetto di uno showroom nel Padiglione centrale della Fiera di Messina

Anche i progetti proposti dagli studenti del Corso di Arredamento della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria propongono il tema della rifunzionalizzazione di un edificio molto connotato come il Padiglione centrale della Fiera di Messina di A. Libera. In queste esemplificazioni progettuali, le tecniche non invasive dell’Architettura degli Interni e dell’Allestimento, scelgono di esplorare la dimensione abitativa del padiglione fieristico allo scopo di organizzare due showrooms di arredamento dedicati alla casa di ‘Lui’ e quella di ‘Lei’. L’approccio sostenibile degli interventi è rimarcato dalla loro totale reversibilità e reinventa con pochi ‘elementi’ la spazialità razionalista dell’edificio di Libera senza modificarne la configurazione spaziale. Ad esempio, le sequenze di ‘stanze’ proposte da Giuseppe Amalfa e Anna Lucia
Milone, con il Riuso del Padiglione centrale della Fiera di Messina, propongono una tendenziosa scomposizione dell’unità degli ambienti dell’abitare, poi riconnessi attraverso una promenade. Saverio Tommaso Ganino e Francesco Fedele con il Progetto di uno showroom nel Padiglione centrale della Fiera di Messina misurano, invece, la considerevole dimensione longitudinale del padiglione inserendo una serie ritmica di piani leggeri e ‘sospesi’ tra gli elementi del telaio razionalista
(‘Lei’) o radicati al suolo (‘Lui’) per incassare elementi di vetro e sistemi di illuminazione radente dello showroom. Sempre sullo stesso tema, Alba Guerrera e Giorgio Marchese affidano il progetto alle articolazioni spaziali di un lungo nastro espositivo di vetro satinato, declinato differentemente per ‘Lui’ o ‘Lei’ e destinato ad accogliere tutti gli oggetti di design esposti. L’intenzione manifesta è quella di proporre, parafrasando l’architetto Aldo Aymonino, una architettura a ‘0
cubatura’.

Alba Guerrera e Giorgio Marchese, Riuso del Padiglione centrale della Fiera di Messina
Giuliana Leone, L’architettura transitoria nell’ottica della reversibilità
e della sostenibilità. Proposta di un sistema a configurazione variabile
Fabio Crema, Complesso residenziale a Giaviera
del Montello (TV)
Francesco Garau e Pierangelo Zucca, Architettura bioclimatica a Sant’Antioco
Ilaria Vigorito, Sperimentazione tipologica elaborata nel Corso di Perfezionamento in Housing ‘Nuovi modi di abitare tra innovazione e trasformazione’
Enza Sperduto e Paolo Sibilio, Edificio polifunzionale destinato ad attività ricettive, ad Afragola (NA)
Daniela Bordonaro e Elisa Angeletti, Complesso ricettivo nella vecchia cittadella militare di Huè

Sul versante della nuova progettazione di spazi per l’abitare, gli approcci hanno toccato la dimensione concettuale del prototipo abitativo quanto quella del grande intervento urbano; fino a temi arditi di sperimentazione architettonica.
La tesi di laurea in Progettazione Ambientale di Giuliana Leone dal titolo L’architettura transitoria nell’ottica della reversibilità e della sostenibilità. Proposta di un sistema a configurazione variabile porta l’attenzione del laboratorio sul tema di una architettura temporanea e sostenibile non più legata al tema dell’emergenza. La sperimentazione proposta sposa il fascino di un meccanismo abitativo che, con ribaltamenti ed ‘estrusioni’, trova la propria misura in coerenza con i
nuovi modi di abitare espressi dalla società contemporanea.
Nella direzione opposta, Fabio Crema con il Complesso residenziale realizzato a Giaviera del Montello coniuga sapienza costruttiva e attenzione agli elementi di dettaglio nella ricerca di una sobria composizione d’insieme. La risposta architettonica prodotta rivisita gli stereotipi formali e contestuali della committenza per approdare a un equilibrio materico ed eco-sostenibile degli elementi costruttivi.
La tesi di laurea Architettura bioclimatica a Sant’Antioco di Francesco Garau e Pierangelo Zucca esplora, invece, l’applicazione dei principi bioclimatici nella progettazione di un edificio residenziale in linea, mentre Ilaria Vigorito con il progetto A ciascuno il suo, elaborato nel Corso di Perfezionamento in Housing ‘Nuovi modi di abitare tra innovazione e trasformazione’, propone una riflessione sul tipo edilizio della palazzina residenziale e sulla possibile aspirazione al
raggiungimento di alcuni standards architettonici/tipologici.

Josephine Amaddeo
Giada Anversa
Progetto di una residenza
unifamiliare ad Ognina (CT)
Francesco Caccia
Giuseppina Carolei

Gli architetti Enza Sperduto e Paolo Sibilio con il progetto di Edificio polifunzionale destinato ad attività ricettive, ad Afragola (NA) propongono il tema di un grande intervento edilizio. Nel progetto, la dimensione eccezionale dell’intervento si coniuga alle questioni della sostenibilità energetica e del comfort abitativo, estendendo le logiche
compositive all’intero lotto e coinvolgendo in maniera unitaria anche il verde pubblico.
L’esotismo dei paesaggi vietnamiti permea, invece, il progetto di Daniela Bordonaro e Elisa Angeletti relativo a un Complesso ricettivo nella vecchia cittadella militare di Huè. Il dialogo con la cinta fortificata di una cittadella militare, in sintonia con le suggestioni del Feng Shui, interviene a regolare le qualità paesaggistiche e abitative dell’intervento.
Una serie di ombrai e schermature solari, atta a dare il necessario comfort dai caratteri climatici del sito; l’uso di materiali naturali e ‘leggeri’ del luogo, come il bamboo, affiancati da elementi strutturali di legno, restituisce una strategia d’intervento che fa dialogare la massività ed il senso di necessaria chiusura e protezione della cinta difensiva con gli spazi di progetto, evanescenti ed eterei, che si proiettano come osservatori sul paesaggio. Coerentemente, la rigida promenade di un marciaronda non può che cede
re il posto ad un articolato sistema di percorsi panoramici e di collegamento fra le varie quote.
Sempre nella città di Huè, Daniela Isidori e Giacomo Sufferini con la Garden house e i camini solari reinterpretano con una tecnologia aggiornata e rigorosa, rispettosa dei dati contestuali ed ambientali, le case giardino del luogo; centrandole sull’accorto utilizzo di un camino solare che diventa elemento di caratterizzazione dell’unità tipologica.
In maniera analoga, il gruppo di studenti dal Laboratorio di Progettazione I, diretto dal prof. G. Arcidiacono, ha proposto il dialogo fra i caratteri specifici di una residenza unifamiliare e la dimensione complessa di un’articolata area d’intervento inserita in un paesaggio consolidato come quello etneo. All’interno dei limiti di un’esperienza di primo
anno, ogni proposta sviluppa un aspetto particolare della ‘sostenibilità’ e del ‘comfort abitativo’ proponendo di volta in volta una relazione con il paesaggio, con l’esposizione solare, con i materiali, etc.

Daniela Isidori e Giacomo Sufferini,
Garden house e i camini solari
Giuseppe Magistretti, La casa a uovo di struzzo con occhi di mosca

Ad esempio, i forti spessori murari esposti all’incidenza solare del sud, di Josephine Amaddeo, si dispongono in orizzontale: proponendo una ‘casa muro’ che ingloba, ispessisce e modella l’elemento di recinzione del lotto; piegandolo alle esigenze abitative della residenza.
Mentre nel progetto di Giada Anversa, assumendo una dimensione verticale, definiscono una ‘casa torre’ che apre e svela la propria spazialità interna in funzione dell’esposizione e del paesaggio, dialogando con i terrazzamenti presenti nel lotto. I sistemi di controparete e ombraio delle articolazioni volumetriche di Francesco Caccia e Giuseppina Carolei, pur rispettando sempre l’importante presenza dell’Etna e del mare, si soffermano sulla produzione di un paesaggio interno di ombre e di frescure, teso a caratterizzare i sistemi di piani dislivellati interni al lotto.
Sul difficile filo della sperimentazione architettonica, invece, il prof. arch. Giuseppe Magistretti con La casa a uovo di struzzo con occhi di mosca, stimola un momento di intenso dibattito all’interno del laboratorio.
L’estremizzazione matematica dei presupposti ecologici che guidano il progetto conduce, coerentemente, al suo opposto: alla definizione di una vera e propria metafora architettonica che trova nei ‘fenomeni naturali’, e nelle sue ‘forme’, il luogo di una sintesi estrema fra natura ed architettura.

Unicam - Sito ufficiale
www.archeoclubitalia.it
Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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