Nel descrivere la città del presente il Novecento ci ha lasciato diversi nomi (città regione, città arcipelago, città diffusa, città diluita, città dilatata, città dispersa, città diramata …) che, in forma di metafora, stimolano l’immaginario progettuale dando spesso una semplice interpretazione senza descrizione. Come scriveva Francesco Indovina, tutti questi aggettivi associati alla città possono essere delle espressioni nostalgiche verso una forma urbana che non è mai esistita, anche se per raggiungere gli obiettivi del ‘progetto contemporaneo’ sembra sempre più necessario capire il significato che si assegna a queste forme interpretative. Scriveva Bernardo Secchi che vivere in città ha sempre richiesto sforzi che non sono stati sempre compensati da ciò che la città ha potuto offrire sia in termini di impegni monetari, che di spostamento e di spazio. Spesso i grandi sistemi produttivi – ed interi nuclei familiari – sono stati attratti da ciò che la campagna è stata in grado loro di offrire: un maggiore rapporto con lo spazio aperto, la comodità dell’uso dell’automobile, il basso costo dei terreni, l’incidenza delle tasse urbane, l’assenza di vincoli urbanistici …; e nello stesso tempo gruppi di popolazione a più basso reddito hanno abbandonato la città-centro per occupare gli interstizi urbani in cui trovare rinnovate condizioni di sopravvivenza. All’interno di questo scenario territoriale, dove la contemporaneità premia l’accessibilità piuttosto che la vicinanza, il fenomeno della metropolizzazione del territorio alimenta il processo di diffusione insediativa.
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Cagliari. Riqualificazione architettonica e urbana del quartiere Sant’Elia. Immagine del progetto (OMA, Office for Metropolitan Architecture – Rotterdam, 2008)
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Cagliari. Museo d’Arte Nuragica e Contemporanea. Veduta dal nuovo stadio (OMA, Office for Metropolitan Architecture – Rotterdam, 2008)
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Ma tale diffusione non appare sinonimo di de-urbanizzazione nella misura in cui è lo stesso territorio ad accogliere stili di vita, funzioni e attrezzature di tipo urbano. Là dove la città continua è un modo per porsi nella frontiera urbana del cambiamento, là dove centro, centralità – nelle sue diverse espressioni – e periferia sono oramai terminologie per le quali sentiamo la necessità di una rilettura: la costruzione delle ‘reti di centralità’ fa infatti venir meno il loro carattere posizionale. Attraverso le ‘reti’ la città continua non solamente nei nuovi centri delle vecchie periferie residenziali, ma anche nei luoghi riqualificati delle periferie industriali. In entrambi i casi questi luoghi appaiono come gli start-up di nuove urbanità. A Cagliari, per esempio, una periferia residenziale, nata alla fine degli anni Settanta in risposta alla richiesta di abitazioni, è stata oggetto di ri-integrazione nel tessuto urbano, economico e sociale della città attraverso il progetto di nuova residenza, capace di relazionare gli spazi aperti, rileggendo l’identità dei luoghi a partire dal paesaggio. A Parigi, lungo la periferia industriale della Seine Rive Gauche, 130 ha di territorio urbano vengono riqualificati attraverso la costruzione di tre quartieri (Austerlitz, Tobiac, Masséna) che diventano per la città i luoghi della sperimentazione architettonica e urbana contemporanea, veri e propri laboratori del progetto per la città. Il denominatore comune di questi due interventi è stata la necessità di caratterizzare – molto spesso precedere – l’intervento urbano da un grande Progetto di Architettura – una centralità oggettuale – che ha assunto il ruolo di catalizzatore di investimenti e di interessi territoriali: nel primo caso il progetto del Museo d’Arte Nuragica e Contemporanea (Zaha Hadid); nel secondo caso tre grandi progetti di architettura: i Magazzini Generali (Terminal, Icade, G3A – quartiere Austerlitz), la Biblioteca Nazionale di Francia (Dominique Perrault – quartiere di Tolbiac), i ‘Grands Moulins’ (Rudy Ricciotti – quartiere Masséna). Alla luce di questi scenari ha senso riflettere sull’esistenza di una specifica strategia d’azione, e sui rinnovati paradigmi, che il progetto urbano adotta nella ‘città continua’.
Quattro domande al professor Philippe Louguet1 Che significato possiamo dare alla città contemporanea e in quali forme si presenta? La città contemporanea è caratterizzata da una specifica struttura legata al processo di metropolizzazione. Si può definire questa struttura come l’intreccio di tre sistemi: il tessuto urbano della città tradizionale: con ciò ci riferiamo prevalentemente all’abitato (la residenza, i servizi connessi con la residenza, le attrezzature sociali e scolastiche, i commerci di prossimità); il sistema multipolare legato alle reti, dove ci si muove da polo a polo (di cui fanno parte i commerci di grande superficie nella periferia, come pure i nuovi svaghi: multiplex, ad esempio, ma anche spesso l’ipercentro, dedicato quasi esclusivamente alle attività commerciali in genere e che spesso poco comunicano con il tessuto); la città diffusa, che include contemporaneamente frammenti di tessuto rurale e di tessuto urbano. Questi tre sistemi non si escludono vicendevolmente, sono compresenti nella città contemporanea. Da una parte, per esempio, l’emergere di una agricoltura urbana, ma anche di forme architettoniche specifiche, diverse secondo le situazioni.
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1. Questa breve intervista è stata raccolta in occasione della didattica congiunta tra lo scrivente e il professor Philippe Louguet, architetto, titolare della cattedra di Progetto urbano presso l’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture et Paysage de Lille. |
Il ruolo del progetto urbano ‘là dove la città continua’ è sempre quello di relazionare lo spazio all’uso – come direbbe Christian Devillers – un gioco sapiente tra piano e disegno; ma in questo specifico territorio esso può assumere un diverso valore? Il ruolo del progetto urbano è quello di costituire una cultura condivisa della città in divenire. Si tratta di far emergere il possibile a partire da una visione della città contemporanea, sostenendosi sulla sua struttura originale e sui nuovi paradigmi. Nel migliore dei casi il progetto urbano coincide con il sogno collettivo del divenire della città. Registriamo oramai l’adesione al progetto urbano come una azione definita dalle norme dell’urbanistica, che si applicano concretamente alle città; in realtà si tratta di un’inversione di metodo, in relazione all’evoluzione dell’economia della città contemporanea. Se nell’epoca moderna il progetto urbano s’inscriveva nei regolamenti dell’urbanistica, oggi sono le norme dell’urbanistica che s’inscrivono nella logica definita del progetto urbano.
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Parigi. Seine Rive Gauche. Magazzini Generali Parigi. Riqualificazione architettonica e urbana della Seine Rive Gauche. Immagine del plastico di progetto Parigi. Seine Rive Gauche. Grands Moulins |
Dalle esperienze che avete maturato nel progetto, nella ricerca e nella didattica – prima fra tutte il progetto urbano per la città di Lille – quali strategie possiamo enunciare per la trasformazione della città contemporanea? Le strategie delle città europee sono collegate a quella che io chiamo ‘la città visibile’. Si tratta di rendere visibile, manifesta, l’energia che anima le città, e in particolare nel campo del terziario. Oramai, il destino delle città è quello di portare la visibilità concreta delle forze virtuali che agitano la società. Ma allora quali possono essere i nuovi paradigmi del progetto della città contemporanea, quelli che tutti noi dovremmo maturare per il buon progetto? I nuovi paradigmi della città contemporanea sono il patrimonio, il paesaggio e l’ecologia. Così, contrariamente alle apparenze, le nozioni di patrimonio, di paesaggio e di ecologia sono delle nozioni contemporaneamente essenziali. Tuttavia, la forza della città contemporanea proviene dalle articolazioni di questi paradigmi con le forme e le materializzazioni derivate dalle estetiche dell’arte contemporanea. Grazie professore.
G.B.C.
Università di Cagliari
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www.archeoclubitalia.it Archeoclub d’Italia movimento di opinione pubblica al servizio dei beni culturali e ambientali
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Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori
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