Tra i giardini pensili di Assisi

Dalla torre romanica, dove nell’ombra un artista produce quadri molto profani, si vede emergere un faro della spiritualità italiana, la basilica di San Francesco patrono d’Italia. Ogni cosa qui ad Assisi ha una storia, e quella della basilica è molto significativa. Fu lo stesso Francesco a indicare il luogo della sua sepoltura, il Colle dell’Inferno, dove venivano interrati i suicidi e i delinquenti condannati a morte dai tribunali, perché anche dopo morto non voleva stare tra la gente importante ma tra i reietti e gli emarginati.
Fatto santo a due anni dalla morte, fu accontentato; ma sopra gli costruirono la più bella chiesa italiana del suo tempo: il papa si era reso conto che il culto del “poverello di Assisi” poteva rinsaldare i legami con i ceti inferiori.L’ingresso alla torre avviene da un vicolo stretto tra due possenti mura in pietra che sostengono un giardino pensile. Il pavimento in cotto è di fattura recente, come anche
lo scolo delle acque.Ad Assisi si respira un’aria di tangibile religiosità, ma non è solo merito dei suoi splendidi monumenti come la Basilica di San Francesco o i sublimi affreschi di Giotto; ogni casa e ogni angolo dopo secoli di monachesimo risultano intrisi di intimo spirito francescano, e anche la natura del luogo sembra conformarsi al messaggio del Santo. Questo vale per i visitatori devoti e i normali turisti; ma per quelli che ad Assisi sono nati, quest’atmosfera mistica viene vissuta solo come il frutto dell’incessante attività dei monaci, che organizzano pellegrinaggi a non finire, marce della pace da maratoneti e incontri con i rappresentanti delle religioni più esotiche. Ma gli estremi si toccano, dove c’è l’amor sacro da qualche parte c’è anche l’amor profano. In questo caso proprio ad Assisi opera un pittore, David Dragoni, che dipinge grandi nudi, soprattutto femminili, pieni di sensualità e di pathos, sconvolgenti nella loro provocante carnalità. E dire che si tratta di un ingegnere. Di un ingegnere fuori schema che vive in una buia torre del 1100 con muri di pietra, volte a crociera ed archi segati a metà da una ristrutturazione degli  anni ‘20 che ha voluto ricavare nel vuoto della torre un‘improbabile abitazione a cinque piani.Il giardino pensile, sostenuto da imponenti mura in pietra è tenuto a semplice prato; non permettendo l’impermeabilizzazione tradizionale l’utilizzo di piante ad alto fusto.Curiosamente, la torre (qui in primo piano) ha subìto la stesso iter costruttivo della cattedrale (in secondo piano nella foto) con una parte romanica che risale al XII secolo, ed una sovrapposta più tarda con i tipici archi gotici. E’ rimasta per secoli in abbandono, poi negli anni ‘20 venne recuperata scavando i detriti e il terriccio portato dal vento che si erano accumulati per metri e metri.Vi è una stretta affinità tra questa inusuale abitazione e lo stile seicentesco dei suoi quadri, dove le figure appaiano improvvisamente dal buio e dalla nebbia del tempo, di un altro tempo molto più silenzioso ed assoluto. Sono apparizioni fatali che vengono dall’inconscio, forse dalla memoria di questa antica torre che, come nella casa Usher di Edgar Alla Poe, muta il suo aspetto col mutare dell’animo del proprietario.
Oppure, in questo caso, è l’animo del proprietario che muta, suggestionato dalla torre? La prova può essere semplice: basta farvi abitare per qualche tempo un qualsiasi altro ingegnere e osservare se improvvisamente si mette a dipingere grandi quadri di nudi barocchi su fondo nero. Sono miracoli che ad Assisi potrebbero accadere. Ma vediamo come il suo attuale abitante, l’ingegner David Dragoni, ha arredato questo spazio storico.Un sapiente gioco di scale anima lo spazio a più piani, che sviluppandosi dentro a una torre tende ad assumere un movimento elicoidale simile all’interno di una conchiglia. Come elemento predominante spiccano i quadri figurativi del proprietario.
Nel 1972 nasce a Roma, da genitori di Assisi che nel 1982 tornano nella loro città. Nel 1991 consegue il diploma di maturità scientifica e inizia a dipingere nature morte ispirandosi ai maestri italiani del XVII secolo.
Nel 1997 costruisce un torchio calcografico e studia le tecniche dell’incisione all’acquaforte.
Nel 1999 sperimenta la tecnica della ceramica giapponese “racku”. Nel 2001 vince il primo premio di pittura “Gualdo Cattaneo”. Nel 2002 si laurea in Ingegneria Ambientale a Perugia.Il professor Giovanni Zavarella sulla pittura di David Dragoni così si è espresso: “L’artista ausculta dall’intorno le pulsazioni del paesaggio, le metabolizza entro la propria sensibilità e le ripropone in dimensione sublimale, per farsi poesia dell’immagine.
In questo ambito di percezione e restituzione del bello si pone la tavolozza di David Dragoni, che misura la sua curiosità estetica ed intellettuale entro un paesaggio panico che si dissolve in orizzonti lontani, laddove la solarità mediterranea si declina con la luce nordica, sospinto da quell’urgenza che insorse negli impressionisti francesi nel secolo XIX.”In camera da letto la musica cambia, forse perchè è precedente al resto dell’arredamento. Si tratta di un mobilio che riprende, con una certa maestria, i moduli dello stile Luigi XV, in Italia più conosciuto come stile rococò (una divertente traduzione della parola francese rocaille). Dalla finestra occhieggia una stupenda torre merlata medioevale e sopra al letto vi è una piccola madonna gotica. Nessuna sorpresa se in un contesto così pieno di storia ci sia una camera da letto di gusto settecentesco. Solo che questi mobili sono stati eseguiti solo una trentina di anni fa.Gli antiquari arriccerebbero il naso, gli artisti, e tra questi gli scenografi, no?
Perché anche un mobile ”fuori epoca” può avere la sua ragion d’essere: i revival lo testimoniano. In Italia nella seconda metà dell’Ottocento un atteggiamento eclettico ha fatto rivivere molti stili di epoche precedenti, dal romanico al gotico fino al Luigi XVI. Poi è arrivato il “moderno” in architettura e ha deciso che il passato doveva essere dimenticato. Ma perché?Va detto prima di tutto che in questo interno i quadri, posizionati in punti strategici, giocano un ruola da protagonisti, e con la loro drammatica presenza interpretano suggestivamente l’atmosfera onirica della torre. I mobili sono soprattutto ottocenteschi, ben inseriti tra i muri spesso con pietre a vista e i pavimenti in cotto antico. Tra essi anche due pezzi del ‘600: un cassettone con quadrature decorative e un grande orcio di terracotta. Nel bagno, foderato in onice orientale, vi è una consolle in stile ghirlanda d’inizio XX secolo. Decisamente fastosa la camera da letto neorococò, che nell’armadio nasconde il bagno.All’esterno vi è un giardino d’altri tempi, un giardino pensile sostenuto a grande altezza da possenti mura di pietra. La torre era da secoli disabitata e, quando alla metà degli anni venti venne ristrutturata, dovettero scavare al suo interno in quanto fino a metà altezza si era riempita di terra e detriti: fu una specie di scavo archeologico. Purtroppo il progetto voleva rendere abitativo il maggior spazio possibile e di conseguenza hanno diviso la torre in ben cinque piani e tagliato gli archi là dove poggiavano sui pilastri, rinunciando così ad avere una stanza a doppia altezza che avrebbe valorizzato l’architettura gotica integra.

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