Fra tradizione e modernità

Progetto di Maria Rita Lombardo e Bruno Marcotti, architetti
Servizio di Gabriella Anedi
Foto di Athos Lecce

Champoluc, nella frazione di Champlan, l’antico rascard si presenta come un belvedere affacciato sull’intera vallata

L’intervento di ristrutturazione è stato molto complesso, sempre in equilibrio tra conservazione e invenzione: spazi e materiali del passato sono stati infatti ricollocati in una griglia di grande chiarezza progettuale, con nuove inserzioni che si pongono come delicate sottolineature dei passaggi più significativi.

L’attuale ingresso/spogliatoio che è la parte più antica, cinquecentesca, della casa. Si noti l’eccezionale volta a botte ottenuta, come nel castello di Verrès, gettando del conglomerato su una centina in legno, un primordiale “calcestruzzo a vista”. La porta sul fondo è realizzata con legni di larice , chiavi e serratura recuperati in loco.

L’edificio, del XVIII secolo, era costruito secondo la tradizione locale, con i primi due piani in pietra, il terzo in legno, appoggiato sui caratteristici “funghi” utili per proteggere le riserve dall’assalto dei roditori, e i tetti in lose di pietra dal tipico colore grigio-verde. Una tipologia, questa, propria della popolazione Walser che, attraverso il passo del Teodulo (sotto il Cervino, tra la val d’Ayas e la Valtournanche) giunsero a occupare questo territorio. Al piano terra, nell’ambiente una volta destinato alla stalla, è stato ricavato un grande soggiorno caratterizzato da un grande arco ribassato con pietra a vista conservato senza alcun altro intervento di copertura o consolidamento in modo da rispettare l’aspetto rustico originario.

Una stanza del rascard con le nuove aperture praticate per il passaggio La cucina a vista in legno di larice è in diretto rapporto con la zona pranzo e schermata da una semplice scaffalatura L’intercapedine originaria diventata una sorta di moderna finestra “a nastro” da cui si può godere la vista della vallata sottostante

Una parte della stanza è zona pranzo e l’altra soggiorno: il camino, attraverso delle canne di ventilazione, integra il riscaldamento delle stanze superiori. Accanto è stata inserita la “Carlotta”, rivisitazione delle vecchie stufe economiche. Per limitare ulteriori dispersioni di calore i muri perimetrali, larghi anche fino a un metro, sono stati coibentati con pannelli in sughero rasati poi a gesso. Per la cucina si è optato per una soluzione a vista sfruttando, in quella che era la zona della mangiatoia, lo spazio compreso sotto la nuova scala di collegamento al piano superiore. Realizzata in legno di larice, questa scala chiusa a “C”, si accorda con il resto degli arredi e conferisce grande calore a tutto l’ambiente. Uno specchio aumenta la luminosità e la profondità di questo spazio piccolo ma estremamente funzionale. E’ quasi un appartamento autonomo lo spazio ricavato invece dal rascard vero e proprio dove, anche all’interno, si vede la tipica disposizione dei tronchi incastrati tutti a secco. Da notare l’originale soluzione data a quello che spesso costituisce un problema nella ristrutturazione dei rascard ovvero l’intercapedine tra il soffitto del livello inferiore e il pavimento del piano superiore. Quasi sempre si decide di tamponare con vari materiali (pietra, legno ecc.) ma, in questo caso, verso la parte a valle, con un’intuizione quasi poetica, si è optato per la trasparenza del vetro che restituisce una visione del paesaggio di grande fascino. Per la coibentazione si è proceduto realizzando una controparete interna di pannelli “sandwich” composti di lamiera e poliuretano, invisibili perchè rivestiti internamente in cartongesso.

Elementi originari e inserzioni moderne si intersecano con grande semplicità come nel caso dell’antico l’armadio a muro e il piccolo scrittoio in legno a sbalzo L’originale taglio nel pavimento permette una vista “in sezione” della casa attraverso la lastra di cristallo stratificato Il legno “vissuto” della mangiatoia si staglia nettamente sulla bianca parete della camera da letto

 

Il Rascard alla sua origine
In questa foto, ripresa da nord est, si legge chiaramente la struttura originaria della costruzione, con il basamento in pietra e la sopraelevazione in legno, il rascard dove si ammassava il fieno. Dal confronto con la foto di apertura si vede che gli interventi hanno puntato al pieno riutilizzo di questa parte che richiedeva però un ingresso autonomo e, soprattutto, l’aggiunta di alcune finestre. Nel
rispetto dei prospetti antichi, gli infissi sono stati mimetizzati lasciando visibile all’esterno solo l’elemento in vetro che si presenta quindi come semplice apertura nel legno e che non modifica l’andamento orizzontale delle travi. Da questa visuale si vede anche che l’edificio ha un lato completamente cieco e addossato al terreno con le inevitabili infiltrazioni d’acqua per i quali si è provveduto, oltre che con il tradizionale vespaio sotto i pavimenti, con un intercapedine per l’areazione e le deumidificazione delle strutture.

Nelle pareti divisorie interne si può leggere ancora l’originaria distribuzione funzionale, modificata sono dai tagli indispensabili per permettere i passaggi da una stanza all’altra. Le camere per la famiglia sono più comodamente alloggiate nel primo piano della parte in pietra. L’estrema semplicità delle pareti valorizza alcuni dettagli funzionali originari come l’armadio a muro, la mangiatoia reimpiegata come testata del letto o l’angolo dello scrittoio ricavato sotto la finestra. Anche in questi locali è presente il tema della trasparenza questa volta giocato sul piano orizzontale con i tagli in vetro nei pavimenti in prossimità delle porte/finestre: con questo stratagemma si riesce a dirottare la luce zenitale verso il piano terra che, per quanto esposto a sud, è meno soleggiato a causa dell’ombra proiettata dal ballatoio del piano superiore. La soluzione funzionale ha però un risvolto di grande suggestione quando, acceso il camino, le fiamme sembrano salire fino alle stanze superiori, visibili da un punto di osservazione decisamente inusuale.

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