Fotovoltaico e rispetto ambientaleIl sole sui tetti delle chiese

Il sole sui tetti delle chiese

Bioarchitettura, eco-efficienza, energie rinnovabili: nuovi requisiti per l’architettura religiosa. Mons.Aldo Giordano, segretario generale del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa) traccia un quadro di come le Chiese stiano affrontando il tema dell’energia rinnovabile e dellatanto discussa "sostenibilità ambientale". Importanza del fotovoltaico e della bioarchitettura.

Mons. Aldo Giordano
La cattedrale di Vienna. In primo piano i pannelli solari sul tetto dell’episcopio.
"Focalizzare l’attenzione sulla sostenibilità come espressione della responsabilità cristiana per il creato “

In che modo si pongono le chiese di fronte alle responsabilità ambientali?
Da alcuni anni il tema dell’ambiente è al centro delle riflessioni delle Chiese cristiane. Il concetto di “responsabilità
ecologica” è entrato nel corpo delle raccomandazioni operative della Seconda Assemblea Ecumenica Europea (Graz, 23-
29 giugno 1997) e in particolare la raccomandazione 4.5. sollecitava la KEK (Conferenza delle Chiese Europee) ed il CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa) a organizzare una “rete europea di responsabili dell’ambiente”. Dal 1999, il CCEE ha dato vita ad una serie di consultazioni di responsabili dell’ambiente, per approfondire le tematiche dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. Nella Seconda Consultazione (Bad Honnef, 4 – 7 maggio 2000) si è chiarita l’importanza di un ruolo attivo ed esemplare della Chiesa rispetto al tema dello sviluppo sostenibile, osservando che “progetti modello costituiscono una condizione di credibilità della Chiesa e un incoraggiamento importante da imitare nell’ambito, ad esempio, dell’energia rinnovabile, di una costruzione ecologica”. Inoltre si è delineato il progetto di istituire laboratori specifici per lo studio delle tematiche ecologiche, anche al fine di fornire un supporto scientifico alle concrete iniziative della Chiesa per l’Ambiente. Questi argomenti sono stati riproposti nella Terza Consultazione (Badin, 17-20 maggio 2001), focalizzando l’attenzione sulla "sostenibilità come espressione della responsabilità cristiana per il creato", ancora, la Quarta Consultazione (Venezia, 23-26 maggio 2002) ha dichiarato prioritaria la definizione “di programmi di promozione intensivi per la ecoefficienza, per il risparmio energetico e per l’utilizzo di energie rinnovabili”.
Da poco si è conclusa la Quinta Consultazione CCEE sulla Responsabilità per il Creato sul tema: "Formazione per la
Responsabilità per il Creato e per uno sviluppo sostenibile" (Wroclaw, 15-18, Maggio 2003).

Nell’ambito di questo impegno, quale ruolo è riconosciuto all’impiego di energia da fonti rinnovabili?
Il CCEE ha iniziato ad occuparsi di questi temi perché la responsabilità per l’ambiente appartiene alla vita della Chiesa ed è una sfida che deve riguardare la Chiesa in tutti gli ambiti della pastorale. Le cinque consultazioni del CCEE sulla “responsabilità per il creato”, sono sempre partite da una riflessione teologica e antropologica nella convinzione che la visione dell’uomo e del reale radicata nel Vangelo sia il riferimento irrinunciabile anche per le problematiche politiche e sociali. Mi pare che le Chiese abbiano una responsabilità particolare perché possono offrire fondamenti ultimi e motivazioni stabili per un nuovo stile di vita, nei confronti di un discorso politico che è costretto a visioni a breve termine. Nelle nostre consultazioni, e in particolare lo scorso anno a Venezia, si è a lungo parlato di sostenibilità, anche perché ci trovavamo alla vigilia del summit di Johannesburg. Proprio nel dibattito in relazione al summit, si erano identificate alcune urgenze tra cui quella del cambiamento degli stili di vita e di lavoro e quella della tutela del clima.
Nel documento conclusivo si legge: “Se non cambiano i valori ed i modelli di benessere nei Paesi ricchi, tutte le innovazioni tecniche non possono condurre ad una riduzione del consumo di natura”. In riferimento alla tutela globale del clima, si sosteneva la necessità di arrivare alla ratifica del protocollo di Kyoto che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 per una quota di 5,2% in riferimento al 1990, così come, in Europa e altrove, avviare programmi intensivi di promozione per la ecoefficienza, per il risparmio energetico e per l’utilizzo di energie rinnovabili, per la mobilità sostenibile e il rimboschimento. Per quel che riguarda nello specifico la “bioarchitettura”, nello scambio di esperienze, che abbiamo ascoltato quest’anno a Breslavia, sono emerse delle iniziative interessanti.
Abbiamo appreso che in alcune Nazioni conventi e monasteri sono diventati modelli di gestione secondo criteri e stili di vita alternativi, sulla base di una spiritualità cristiana. Così per esempio i Frati Minori in Francia, nei Paesi Bassi e in Australia, i Padri Salesiani e Benedettini in Germania. Proprio in Germania sono nate due iniziative ecumeniche che si impegnano a larga scala per una formazione della consapevolezza ambientale: cento strutture ecclesiali partecipano al progetto “management ambientale delle Chiese”, 750 parrocchie ottengono energia elettrica da impianti fotovoltaici sui propri tetti. In Austria, dove si copre il 25% del fabbisogno energetico da energie rinnovabili, la Chiesa si concentra sulla loro promozione.

Quali possono essere i riflessi di questo impegno sull’architettura, con riferimento ai sistemi fotovoltaici?

Quanto all’applicazione di sistemi fotovoltaici, è stato installato un impianto addirittura presso il duomo di Santo Stefano a Vienna. In Italia si svolse nell’ottobre 1999 un simposio europeo su
"L‘architettura consapevole", con 1500 architetti, a cui partecipò anche un membro del nostro gruppo di lavoro il Prof. Mons. Karl Golser di Bressanone (BZ), che ha anche pubblicato importanti contributi su questi temi. Credo che incontri come quelli che il CCEE organizza, siano utili per far circolare idee ed esperienze. Abbiamo constatato che i progetti concreti riusciti in un paese, sono velocemente imitati in altri paesi.

Arch. Camilla Torre

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