UN PONTE TRA PASSATO E FUTURO – Editoriale

Memoria del rito che vi si svolge, ma anche dell’identità cristiana e delle sue radici lontane. Memoria in cui passato e presente si fondono in espressioni simboliche capaci di superare il tempo. Memoria di un futuro che da sempre si attende perché promesso dal messaggio di speranza tramandato dalle Scritture… Ed è legittimo che il fedele si  aspetti che nell’edificio chiesa questo nucleo di affetti trovi espressione nella forma e nella materia.
Non a caso la chiesa di Arka Pana, nella diocesi di Cracovia, progettata dall’Arch. Wojciech Pietrzyk, la cui prima pietra fu posta dall’allora Cardinale Karol Wojtyla nel 1969, fu costruita raccogliendo un insieme di testimonianze di forte intensità: la forma ricorda quella dell’Arca di Noè, la grande croce che si stacca dal suo edificio ricorda l’albero maestro di una nave. E al suo interno sono collocati tanti oggetti densi di richiami emotivi: una pietra che viene dagli scavi archeologici della tomba di San Pietro in Vaticano; un frammento di rutile portato dall’Apollo 11 dalla luna; un Crocifisso che sembra spinto da un vento impetuoso, come una vela rigonfia che trascina la nave, opera di Bronislaw Chromy; una statua della Vergine composta con dieci chili di piombo recuperato dalle ferite provocate ai soldati polacchi nella battaglia di Montecassino, durante la seconda guerra mondiale, dai proiettili a frammentazione (shrapnel). E tutto questo compone un quadro di verità e di autenticità che supera il valore stesso del disegno, per far della chiesa un messaggio di profonda umanità.
In questo insieme di suggestioni e di richiami, ravvisiamo anche la complessità del messaggio evangelico, aperto a tutto quanto è consono all’identità umana. All’interno di questa logica troviamo che si possano riconciliare le differenti tendenze variamente critiche verso la chiesa dei nostri giorni. Come spiega con chiare parole il Vescovo di Mantova, S.E. Mons. Roberto Busti, nell’intervento qui a lato, accogliendo con misura e attenzione le nuove tecnologie, queste non possono che migliorare le condizioni delle chiese antiche: e tanto più tali contributi migliorativi potranno applicarsi a un edificio nuovo. Se nella chiesa di Arka Pana un frammento di luna è simbolo dell’intraprendenza umana e un richiamo alla grandezza del cosmo per tante altre chiese i pannelli fotovoltaici – ci si passi il paragone – potranno essere un mezzo per catturare un frammento di sole e ottenere un collegamento operativo di immediata utilità, a sua volta non privo di valenze simboliche.
Perché l’architettura non è soltanto disegno, ma è un tessere una trama di collegamenti attraverso lo spazio e il tempo. Lo ricorda saggiamente Mons. Giuseppe Russo nell’intervento che riportiamo all’interno di questo numero: l’architettura è sempre stata testimone attiva del proprio tempo. E, nel caso delle chiese, è stata, ed è, oltre che testimone, anche artefice, perché latrice di un messaggio che parla di speranza. In questa complessità di collegamenti e suggestioni, in questa densità di messaggi sta
il significato della chiesa edificio: non in espressioni estetizzanti.
Pensiamo che sia proprio per questo che un progettista come l’Arch. Mario Botta sia colui che oggi in Italia incontra il maggiore successo come architetto di chiese: egli si esprime in forme pure, che nei materiali sempre esprimono la permanenza dell’edificio, la tendenza di questo a superare il tempo.
L’architettura di chiese infatti deve porsi come ponte: tra visibile e invisibile, tra passato e futuro, tra oggi e domani. E quindi tra gli stili depositati nella storia e la tecnologia che si proietta in avanti. Oggi pensiamo non vi sia nulla che meglio delle strumentazioni solari, quali i pannelli fotovoltaici, esprima questa tensione.www.capanni.it
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La qualità e il buon gusto aiutano lo spiritoLa tecnologia fotovoltaica è nuova, ma sa rispondere alle necessità di edifici antichi, come le sette chiese della Bassa Mantovana per le quali è stato realizzato l’impianto di Sustinente. Alcune di quelle chiese risalgono al ‘600. Sono sempre state curate, ma col tempo i problemi si sono acuiti. Per Bassa si intende la pianura agricola a sud del Po, un territorio la cui popolazione è forse la più anziana di tutta Europa: l’emigrazione qui ha coinvolto intere famiglie e sono rimasti pochi vecchi. Mangiacavallo, per esempio, ha oggi 1800 abitanti, ne aveva oltre 4000 un ventennio fa. In tali condizioni il rischio era che le chiese storiche progressivamente decadessero, soprattutto a causa della forte umidità che sale dal suolo vicino al Po, e che ne seguisse l’abbandono. In queste circostanze abbiamo chiesto ai parroci, anche grazie all’interessamento di un istituto bancario che ha facilitato il finanziamento, di impegnarsi nell’opera di risanamento coordinata con la produzione di energia elettrica pulita. L’impianto fotovoltaico, posto accanto ai laghetti, non disturba minimamente il profilo della campagna che si perde nella vastità del piano tutto attorno anzi, vi si inserisce con grazia. L’impianto è stato studiato con attenzione. Ogni parrocchia dispone della propria porzione e del proprio contatore. L’energia prodotta e immessa in rete servirà per ripagare l’investimento compiuto dalla banca ma dà già un importante contributo alle parrocchie, grazie al quale sono stati realizzati nuovi impianti di riscaldamento che servono anche alla deumidificazione dei muri. In tal modo non solo la conservazione delle chiese sarà più semplice, ma il loro ambiente interno è gradevole: l’ho constatato durante le visite pastorali. Nel complesso quindi si tratta di un intervento importante sia perché improntato al rispetto ambientale, sia perché utile alla conservazione degli edifici. L’impianto fotovoltaico è lontano dalle chiese: si tratta quindi di una soluzione utilizzabile anche per realtà urbane.

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