Florian Wurfbaum


Quasi tutti abbiamo un cellulare, un collegamento Internet: il mondo è a portata di mano. Se vogliamo sapere che tempo fa alle Haway possiamo guardare una camera web hawaina e osservare il tempo alle Hawai, come se fossimo lì. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno lo abbiamo in casa o possiamo averlo in casa: il nostro ufficio, un ristorante, un supermercato, il giornale, un cinema e una libreria.
Possiamo quindi arrivare alla conclusione che le persone hanno bisogno di meno spazio e di meno mobilità; in realtà Internet non riduce affatto la quantità di spazio di cui abbiamo bisogno e la tendenza a costruire sul paesaggio naturale non si ferma.
Tutti desideriamo avere più spazio. Lo spazio è un bene di lusso che non è mai abbastanza. Se io ho una casa di dimensioni normali, desidero averne una piú grande; vorrei un appartamento in città, ma anche una casa in campagna: vorrei più spazio. Il problema è di trovarne senza estendermi indefinitamente nel paesaggio.
In realtà lo spazio è lì. Attualmente, per me, lo spazio sta a Monaco di Baviera, dove vivo, e a Roma, Milano, Palermo, Coimbra, Trieste, Genova, Firenze, Venezia, Genova, Palermo, a Cagliari e in tutte le citta che frequento.
Lo spazio sta lì però, in questo momento, ci troviamo altrove, mentre le nostre case, i nostri appartamenti e i nostri studi sono vuoti. Una persona non può trovarsi nello stesso momento in luoghi diversi.

Jack off all Trays a New York
Jack of all Trays in un edificio esistente,
Monaco di Baviera

Non possiamo stare simultaneamente a casa e in vacanza, o a casa e al lavoro. Ad esempio: ognuno di noi sta mediamente 45 ore alla settimana in ufficio o a studio. Togliendo due settimane di vacanza, possiamo considerare che passiamo in ufficio 2.250 ore in un anno. Avendo un anno 8.760 ore, vuol dire che lo spazio-ufficio non è utilizzato per le restanti 6.510 ore. Durante questo tempo l’ufficio è soltanto un contenitore di computer e mobili d’arredamento. E, allo
stesso modo, resta vuoto il nostro spazio a Roma, Venezia e tutte le altre città che in quel momento non frequentiamo.
Per l’uso di questo spazio vuoto ho sviluppato un modello spaziale che ha la capacità di utilizzare questo enorme potenziale. Il modello spaziale si chiama Jack of all Trays.
Jack of all Trays è una struttura spaziale formata da una pelle esteriore e da compartimenti interni. I compartimenti sono quello che attualmente chiamiamo stanze e che chiamerò cellule: cellule per abitare e cellule per lavorare.
La pelle esteriore protegge le cellule dall’ambiente esterno e funziona indipendentemente dall’uso interno.

Le cellule non sono fissate a nessun luogo nell’edificio. Loro sono lì pronte quando il loro proprietario o utilizzatore è all’interno. Le cellule che non sono utilizzate vengono soppresse dai volumi in quel momento utilizzati.
Il volume di una cellula cresce proporzionalmente al suo grado di uso. Lo spazio di una stanza aumenta con l’importanza dell’azione che ha luogo in quella stanza.
Per esempio: quando sono in casa e ho amici che mi vengono a trovare con la loro figlia e il loro cane, ho bisogno di più spazio e dal momento che la maggior parte dei miei vicini sono fuori città c’è abbastanza spazio nell’edificio da utilizzare e c’è anche lo spazio per la bambina per correre con la sua nuova bici. Altri miei vicini sono in casa da soli e anche loro godono di maggior quantità di spazio nell’edificio.
Quando l’edificio viene totalmente utilizzato la dinamica interna modifica la forma della pelle dell’edificio. Le cellule si dilatano e comprimono la pelle esteriore dell’edificio.
La pelle esteriore è perforata, e così può sostenere la pressione che proviene dall’interno. Nel caso necessiti maggiore spazio la pelle può anche cambiare di forma: è perforata per permettere alle cellule di espandersi nello spazio esterno.
Per sua natura la pelle esteriore assume la forma finale di una sfera, che è la forma determinata dalla massima espansione delle cellule.

La pelle dell’edificio è l’interfaccia fra interno ed esterno, poiché comunica le azioni che si svolgono all’interno dell’edificio.
Questo tipo di edificio può essere utilizzato qualora viene frequentato in particolari periodi del giorno o dell’anno e può, quindi, svolgere diverse funzioni complementari: per esempio come uffici, di giorno, e come appartamenti residenziali, di notte. Ciò avviene perché mentre le cellule-ufficio sono gonfiate durante il giorno, le cellule-abitazione si sgonfiano fino alla misura minima e viceversa. Comunque ogni cellula può rimanere disponibile almeno nella sua misura normale,
quello che cambia è la possibilità della cellula di espandersi, usando lo spazio delle altre cellule, quando non sono in uso. Questo significa che, per chi vuole stare a casa durante il giorno, lo spazio è assicurato ed ugualmente per le persone che rimangono spesso in ufficio anche di notte.
Parliamo di stanze intelligenti che cambiano la loro dimensione a seconda delle richieste dell’utenza: anche se non sviluppiamo una modalità di uso misto, abbiamo lo stesso la possibilità di avere spazi abitativi più grandi e più confortevoli, quando i nostri vicini sono assenti e possiamo, quindi, soddisfare il nostro desiderio di avere maggiore spazio a disposizione.
Anche gli edifici esistenti possono essere convertiti per ospitare i principi del Jack of all Trays: spazi che si espandono e si riducono possono essere installati all’interno delle strutture esistenti. L
e cellule si possono espandere fuori dalle finestre ed occupare lo spazio esterno.
In attesa che la tecnologia ci fornisca un materiale intelligente che permetta questa espansione e riduzione degli spazi, il Jack of all Trays può anche essere costruito con materiale convenzionale, come pareti e pannelli scorrevoli che permettano ai mobili di essere contenuti all’interno di una cellula minima.
In conclusione, considerando che il 75% degli spazi destinati ad uffici rimangono inutilizzati e, allo stesso tempo, si pone la necessità di usare lo spazio in maniera più responsabile e sostenibile spero che il modello esposto possa contribuire a riflettere per sviluppare città più efficienti e più sostenibili. Questo modello consente di restituire molto spazio inutilizzato alla natura.

Unicam - Sito ufficiale
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Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

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