Cortina è da sempre una palestra in prima fila per gli architetti che si cimentano sul tema della “casa alpina”. Qui sono in mostra sia le grandi architetture alberghiere d’inizio secolo come il Cristallo e il Miramonti, sia quelle più sobrie degli anni ‘30 come il Savoia, entrambe le tipologie riprese da consolidati modelli internazionali. Per trovare una specificità cortinese, bisogna giungere alla fine degli anni ‘40, quando iniziarono a comparire le seconde case ottenute ristrutturando le vecchie case contadine.
Già nel 1946, un architetto genovese di cultura romano-milanese e appassionato frequentatore di Cortina decise di acquistarvi una casa rustica del ‘600 per lasciarla com’era e farne un’originale residenza per le proprie vacanze. L’architetto si chiamava Luigi Vietti, e fu tra i primi in Italia a intraprendere l’operazione coraggiosa di lasciar perdere il linguaggio razionalista appena nato per riscoprire l’architettura “spontanea” delle classi subalterne: l’architettura mediterranea dei pescatori come ispirazione di seconde case al mare, le baite dell’Ampezzano per quelle in montagna.Le venature del legno sono talmente evidenti da costituire un continuo gioco di texture che differiscono da un piano all’altro. Sono come oscillogrammi che attestano la personalità dei legni: alcuni tranquilli e moderati, altri agitati e molto fantasiosi. A saperli leggere sono come una scrittura, anzi una calligrafia che può diventare opera d’arte come in Giappone.
La cucina e la zona pranzo non potrebbero essere più “legnosi” e la loro semplicità risulta di un’eleganza austera.
Il legno ha un suo calore tattile e una particolare morbidezza visiva, uniti a una reale elasticità sia alla pressione che alla torsione. Come elemento d’arredo ha quindi molte qualità; ma ha un limite: riflette poco la luce. Quindi in un interno tutto foderato di legno l’unico problema può essere la luminosità, che può venire risolto con l’abbondante immissione di elementi bianchi. Come si può vedere in questo soggiorno “minimale” (dove il concetto viene usato nella sua variante etnica) i comodi divani sono foderati di bianco; anche la parete del camino e la stessa cappa sono ricoperti con un luminoso intonaco bianco.PER AVERE RISULTATI ECCEZIONALI IN UN INTERNO OCCORRE CHE SI DIANO APPUNTAMENTO DUE SOGGETTI NON SCONTATI: UN ARCHITETTO FUORI DEL COMUNE E UN CLIENTE FUORI DEL COMUNE. È QUANTO È AVVENUTO A CORTINA PER UNA VECCHIA CASA DELL’800.
ENTRAMBI SI SONO INNAMORATI DELLO STESSO OGGETTO: UN’ABITAZIONE CONTADINA CON STALLE E FIENILE, PIENA DI CUNICOLI, SCALE E PASSATOIE COME OGGI È DIFFICILE IMMAGINARE. L’ARCHITETTO È UN AMPEZZANO ABITUATO ALLE FREQUENTAZIONI COSMOPOLITE DI CORTINA DOVE L’ARTE CONTA PIÙ DEL BUON SENSO E SI SA RICONOSCERE IL BELLO OVUNQUE SI NASCONDE. IL CLIENTE È INVECE UN INDUSTRIALE. IL SOLITO INDUSTRIALE? NO, COME HOBBY E’ UN FOTOGRAFO DILETTANTE, E SA ANCHE LUI COGLIERE IL BELLO OVUNQUE SI TROVI. SI PUÒ OBBIETTARE: È RICCO, È INTELLIGENTE E VA A VIVERE IN UN FIENILE? SÌ, PERCHÉ IL FIENILE GLI DA’ MOLTO, PIÙ DI UNA GRANDE VILLA SERIALE O DI UN ALBERGO A CINQUE STELLE. GLI DÀ LA COMUNICAZIONE CON QUALCOSA CHE È “ALTRO DA SÉ”, IN UN MOMENTO DOVE IL COSIDDETTO IO VIENE GONFIATO COME L’UNICA REALTÀ LEGITTIMA, COME L’UNICO RIFERIMENTO SUPREMO. E PER DI PIÙ ESSENDO QUESTO “ALTRO” IL MONDO CONTADINO, RISULTA CARICO DI REALISMO E INSIEME DI POESIA, E TI COSTRINGE A CONFRONTARTI CON ALTRI OBIETTIVI, ALTRI VALORI, ALTRI MONDI. E NON È POCO.Si trattava dello stesso movimento culturale che nel cinema ha portato alla stagione del neorealismo (quello di “Ossessione” e di “La terra trema” per intenderci), e in architettura ha fatto sorgere i villaggi di Vietti in Costa Smeralda. È stata una corrente di pensiero che ha riscoperto i valori dell’anima popolare, poco prima che il boom economico omologasse ogni cosa livellando le classi sociali. Quando Vietti mi parlava della sua casa cortinese il suo sguardo s’illuminava e citava come sua fonte d’ispirazione il mondo poetico delle fiabe dolomitiche ambientate nelle valli dei “monti pallidi”. Anche la
fantasiosa toponomastica locale lo affascinava: vi intravedeva qualcosa di magico da trasfondere come genius loci nella sua abitazione volutamente rustica. Per situare storicamente lo spirito di questo interno cortinese e per rendergli il suo pedigree culturale, era importante parlare dei suoi precedenti. E questi dicono che l’architetto Silvio Bernardi nel suo modus operandisembra un seguace di Luigi Vietti in quanto mette in pratica la sua scelta più innovatrice: riconoscere il fascino arcaico del mondo contadino di alta montagna, mantenendo vivo il ricordo del suo modo di vivere in simbiosi con la natura.Una natura che spesso è matrigna, fatta di gelate e di orridi dirupi, ma anche di sole, fiori e ineffabili profumi. Qui Silvio Bernardi si è trovato a ristrutturare una casa rustica dell’800 con muri di pietra, stalle e fienili, situata tra prati e boschi ma a pochi minuti dal centro di Cortina. La casa è rimasta nel suo aspetto originario e i suoi interni risultano fantastici: pietre di fiume che affiorano dalle pareti sottilmente intonacate, possenti tramezzi fatti di tronchi appena sbozzati e sovrapposti, scale di legno che portano a soppalchi da capogiro con passerelle aeree che fanno pensare ai giochi spericolati degli acrobati. Già in partenza era un insieme dal fascino indicibile. In questo caso un architetto meno sensibile alla cultura locale avrebbe cercato di mediare tra le preesistenze e le certezze assimilate nella facoltà di architettura: sarebbe stato un disastro. Per fortuna Silvio Bernardi non ha voluto contrapporsi con la sua creatività alla libera fantasia della casa contadina, ha scelto per se stesso un ruolo meno vistoso e più proficuo, quello dell’interprete fedele che apprezza e valorizza.La spazialità di questo interno è basata in certi casi sul sistema dei cunicoli e in altri su quello delle scale e dei soppalchi. Tale logica ricorda qualcosa delle grotte e delle foreste dove si svolgeva la vita dell’uomo ancestrale.
Dolcissimi prati e leggiadri boschetti sono quel che si affaccia alle finestre di questo interno contadino, uno sfondo ideale per chi ha scelto di vivere il genius loci fino in fondo. E pensare che siamo a cinque minuti dal centro di Cortina: è una delle possibilità offerte da questo impareggiabile luogo di villeggiatura.
Le piccole finestre sono un elemento sostanziale delle case contadine.
IN TUTTA LA CASA SONO DISSEMINATE OPERE DI SCULTURA DI ARTISTI CONTEMPORANEI CHE AL PRIMO COLPO D’OCCHIO SI CONFONDONO CON GLI OGGETTI DELL’ARTIGIANATO LOCALE, IN QUANTO SEMBRANO OGGETTI DELLA CULTURA MATERIALE DEL MONDO ALPINO. QUESTO È UN FATTO STRAORDINARIO, PERCHÉ MANIFESTA UNA COMPENETRAZIONE DI MONDI OPPOSTI: QUELLO PRE-CRISTIANO DEL POPOLO LADINO E QUELLO POSTMODERNO DI MOLTI ARTISTI CONTEMPORANEI DI AREA ETNICA. SAREBBERO MONDI DESTINATI A NON INCONTRARSI, SE NON CI FOSSE STATA L’INTUIZIONE DI UN COLLEZIONISTA CHE LI AMAVA ENTRAMBI E PENSAVA CHE TRA ESSI POTESSE NASCERE UNA CONSONANZA SUGGESTIVA. COS’È QUEL QUID CHE LI UNISCE? SONO LE PROFONDITÀ DELL’INCONSCIO CHE ALIMENTANO SIA LA RELIGIOSITÀ ANIMISTA DEI POPOLI ALPINI, SIA QUELLA DIVINATORIA DEGLI ARTISTI SURREALISTI.NASCE A CORTINA NEL 1947, SI LAUREA ALLA IUAV DI VENEZIA E INTRAPRENDE LA LIBERA PROFESSIONE. OGGI LO STUDIO BERNARDI, COADIUVATO DAI FIGLI ARCHITETTI VALENTINA E JACOPO, HA REALIZZATO OLTRE CINQUECENTO PROGETTI TRA VILLE, APPARTAMENTI, NEGOZI E LOCALI PUBBLICI, PRINCIPALMENTE A CORTINA MA ANCHE NEL
RESTO D’ITALIA E ALL’ESTERO. A CORTINA HA REALIZZATO OPERE PUBBLICHE COME L’ALEXANDER HALL, UN CENTRO POLIFUNZIONALE CON AUDITORIUM, CENTRO CONGRESSI E MUSEO, E LA CLUB HOUSE IN LOCALITÀ FRAÌNA CON CAMPO DA GOLF A
DICIOTTO BUCHE SUPERVISIONATO DALLO SPECIALISTA PETER HARRADINE. È RECENTEMENTE USCITO DA ELECTA UNA MONOGRAFIA A LUI DEDICATA, SCRITTA DAI SUO
I DUE FIGLI E ILLUSTRATA DALLE FOTO DI ANDREA MARTIRADONNA (L’AUTORE DI QUESTO SERVIZIO). SONO PRESENTI ANCHE I SUGGESTIVI PROGETTI DISEGNATI A MANO DALL’ARCHITETTO.Il soffitto originale fatto di tronchi appena sbozzati poggia sugli antichi muri dove dall’intonaco sottile affiorano le pietre ordinatamente composte.
Uno degli scorci più suggestivi di questo antico fienile: una scala e una passerella aerea in travi e tavelle di legno secolare conducono a un piccolo vano segreto.LA BOISERIE, QUANDO FODERA TUTTE LE STANZE, PUÒ DIVENTARE RIDONDANTE E RENDERE NECESSARIA UN’INTERRUZIONE DELLA CONTINUITÀ CON QUALCOSA DI PIÙ MORBIDO E COLORATO. FORTUNATAMENTE IN LADINIA SONO ANCORA IN USO ALCUNI ANTICHI TELAI ARTIGIANALI CHE PRODUCONO PESANTI TESSUTI CON TINTE SUGGESTIVE CHE SI PRESTANO A RICOPRIRE IN MODO SONTUOSO SIA I TAVOLI CHE I LETTI. PER QUESTA CAMERA SI È SCELTO UN TESSUTO A LARGHE FASCE TRA IL LILLA E IL VIOLETTO DI GRANDE IMPATTO CROMATICO.Ne è uscita una casa non alla moda ma controcorrente, una tana dove rifugiarsi dalle forti intemperie della montagna e nello stesso ricaricarsi al contatto della robusta vitalità contadina, qui testimoniata da ogni pietra, da ogni tronco, dall’insieme dei percorsi su scale e passerelle che pretendono agilità e coraggio. Quello che l’architetto ha aggiunto è solo l’indispensabile: qualche divano candido e confortevole, qualche mobile d’epoca rigorosamente contadino (cioè sempliciotto e un po’ sgangherato), qualche letto ricoperto con tessuti artigianali della zona. Perché in questa casa c’è una voce che non va soffocata con mobili e oggetti presuntuosi, è una voce da non dimenticare: quella dei nostri avi e della civiltà contadina.
All’esterno il legno, sottoposto a decenni di intemperie, ha assunto una bellissima patina grigia. Nel caso del tetto l’intervento del progettista ha migliorato molto l’abilità degli interni creando un’intercapedine coibente tra due diversi piani di scandole: un delitto di modernità quasi perfetto.
L’architetto ha cercato di aprire finestre sul paesaggio ovunque fosse possibile senza snaturare la costruzione in stile contadino.
CENTRALITÀ DEL PROGETTO: RESTAURARE L’ARCHITETTURA SPONTANEA DI QUESTA CASA CONTADINA SENZA ALTERARNE IL SAPORE MA AUMENTANDONE LA LUMINOSITÀ CON PICCOLE APERTURE E L’USO DI CRISTALLI A PIENA LUCE.
INNOVAZIONE: ARREDARE I PICCOLI SPAZI CON VECCHI MOBILI CONTADINI E UNA COLLEZIONE DI SCULTURE CONTEMPORANEE DI GUSTO ETNICO.
USO DEI MATERIALI: IL MERAVIGLIOSO LEGNO PATINATO ORIGINALE.