Vicino alla città natale di Papa Wojtyla vi è un’azienda modello, la Fakro, che in molti paesi è diventata leader delle finestre per tetti. Una ventina di giornalisti sono stati invitati dal proprietario, un vero signore mitteleuropeo, a passare un lungo week-end nelle terre della Piccola Polonia, la parte più alta e boscosa di questa nazione particolarissima.
Cos’ha di particolare la Polonia?
Innanzitutto i polacchi: robusti e lavoratori gli uomini, belle, intelligenti e spiritose le donne, tutti molto ospitali e volenterosi. Abbiamo ricevuto dalla Fakro un’accoglienza assolutamente perfetta, come sono perfette e intelligenti (lo dico sinceramente) le finestre che loro producono. Ai giornalisti italiani ha fatto sensazione vedere alla domenica lunghe file di polacchi fare la coda per andare a messa in quelle loro chiese coi tetti aguzzi e una grande croce incombente sulla sommità del tetto.
Come architettura qui dominano le villette mitteleuropee, con alti tetti forati da abbaini e
colorate con delicate tinte pastello. Ci sono, anche se pochi, grandi parallelepipedi stretti e lunghi, alti dieci piani e decorati con rettangoli colorati, frutto delle ambizioni moderniste di Edward Gierek, primo segretario del partito comunista polacco negli anni ’70.
La loro cucina è salutare e delicata come quella delle monache, con un’unica saporita eccezione: la salsiccia, buonissima e servita con verze e strani ravioli fritti al formaggio.
Qui, rispetto all’Italia, è tutto un po’ sotto le righe: l’architettura, la cucina, l’educazione che tiene a freno le persone (ovviamente un’educazione cattolica). Questo permette di avere fabbriche modello dove gli operai tengono la foto dei figli sul posto di lavoro e conversano senza stress col vicino con l’occhio sempre vigile sul prodotto. Ciò spiega l’eccellenza di quel che esce dalle macchine: la vera qualità, anche in una fabbrica, non si ottiene coi tempi ridotti all’osso perché ossessionati dal profitto.
Per l’ideazione dei nuovi modelli, sempre più perfezionati, oltre ai proprietari che li curano con amore come figli, vi è al secondo piano in una stanza dotata di strumenti supertecnologici un giovane ingegnere-inventore che immagina, schizza, disegna al computer e subito sperimenta nuove idee che, grazie a una macchina avveniristica, si traducono immediatamente in oggetti materiali: una vera magia.
Nelle sale per i collaudi e per il controllo qualità vi sono altre macchine strabilianti: quella che imita il vento ciclonico, quella che simula l’umidità dei tropici e il gelo polare, quella che finge lo sfondamento di un meteorite: tutti casi limite che una finestra Fakro deve saper superare brillantemente. (W.P.)
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Fakro