Essenziali geometrie

Progetto: Studio d’architettura Gwathmey Siegel & Associates Design interni: Naomi Leff Località: East Hampton, Long Island (U.S.A.)

Situata sulle piatte distese di East Hampton, lontano dal clamore dell’uptown newyorchese, sorge la casa di campagna di Steven Spielberg. Iniziata nei primi anni 80, la casa è composta da tre sezioni: un vecchio granaio trasportato dalla Pennsylvania, un’ala principale e un enorme complesso per gli ospiti. La tipologia abitativa è quella di una country house ultramoderna rivestita di assi in legno, secondo criteri che si adattano bene al tipo di ambiente circostante. Per gli interni sono stati scelti pezzi pregiati di artigianato artistico locale, sobrio e raffinato. L’ambiente principale è costituito da un ampio soggiorno con pareti alte sette metri, su cui si affacciano i soppalchi e la zona notte. Antiche travi grezze, che attraversano i soffitti e le pareti, creano un gioco di movimenti verticali e orizzontali che convergono verso un centro ideale e al tempo stesso reale: il camino. Questo è il fulcro di tutto l’ambiente giorno e la sua canna fumaria si estende verso l’alto con un moto ascensionale, collegando il soggiorno sia alla zona notte sia al tetto, in un’armonia geometrica perfetta.

Steven Spielberg, regista. Nato nel 1947 nell’Ohio, Steven vive con la famiglia nel New Jersey e in Arizona. Appassionato di cinema già da bambino, con una Super 8, inizia a girare semplici film di genere vario. Alla sola età di tredici anni vince un concorso cinematografico. Non ancora ventenne si trasferisce a Los Angeles dove, pur non riuscendo ad iscriversi al corso di cinema della University of Southern California, riesce ad avvicinarsi agli Studi della Universal e entra in contatto con grandi nomi del cinema americano, come Denis Hoffman, che nel 1969 lo aiuta a produrre il suo primo film in 35 mm: Amblin. Questo film attira subito su Spielberg l’attenzione degli Studi della Universal, che gli offrono un contratto con la propria sezione televisiva. È il trampolino per la futura produzione cinematografica, che si apre all’inizio degli anni 70 con film come Duel, Lo Squalo e Incontri ravvicinati del terzo tipo, per proseguire negli anni 80 con E.T, Indiana Jones o Il colore viola. E ancora Hook, Jurassic Park, Schindler’s List, fino a Salvate il soldato Ryan. E sono solo i più famosi.

Riferimenti fotografici e bibliografici: l’edificio, straordinario esempio di fattoria ultramoderna, residenza estiva di Steven Spielberg, è stato fotografato da Richard Bryant ed è pubblicato in Beate Wedekind, Nex York Interiors,Taschen, Köln, 1997 e in Mitchell Beazley, The New Modern, Jonathan Glancey and Richard Bryant, London,1990

Il camino, centro della zona giorno, si presenta in tutta la sua imponenza ed estrema linearità. La sua struttura non è stata scelta casualmente: la canna fumaria infatti è altamente funzionale ad un preciso gioco di spazi, frutto di una scelta progettuale volta a non realizzare un camino con la veste consueta delle case di campagna. Ottimo l’uso all’interno della casa della luce solare: l’ambiente non è invaso incondizionatamente dai raggi del sole, ma i fasci di luce filtrano sapientemente dalle geometrie delle finestre, donando un colore e un’atmosfera particolare alla parte inferiore dello spazio domestico. A dispetto dei travoni e dei montanti in legno antico questo bianco ed essenziale soggiorno è molto più in linea con il pensiero neomoderno. Una casa tradizionale dunque, ma che si adatta bene agli interni contemporanei, dove antico e moderno sono complementari.

La semplice architettura interna della casa fa da sfondo agli elementi d’arredo altrettanto semplici e ai discreti ed essenziali soprammobili. La visione posteriore della struttura del camino è una celebrazione dei percorsi geometrici delle scale, che si alzano simmetricamente a destra e a sinistra della canna fumaria, creando una grande unità d’insieme.

Una lettura particolare del film: “Il Colore Viola”

Tra i film di Spielberg usciti dai primi anni 70 a oggi Il Colore Viola (1986) è quello in cui i vari momenti della vita quotidiana sono scanditi e accompagnati dalla presenza del fuoco nelle sue più svariate forme e funzioni. La storia, che corre dal 1909 al 1937, è ambientata in una comunità agricola nera della Georgia negli Stati Uniti del sud, tra le note profonde di blues, spirituals e chain gang songs. Due sorelle legate da profondo affetto vengono divise adolescenti da due diversi destini. Il film accompagna la crescita di una delle due, mettendo a fuoco momenti significativi della sua vita: ecco allora Celie che si sposa e si trasferisce a casa del burbero marito, serva indifesa tra figli non suoi. Gran parte della sua vita in questa casa si svolge in cucina, sullo sfondo di un grosso e rustico camino in muratura che scalda i freddi inverni, osservatore silenzioso e inerme del trascorrere delle giornate. Anche la cucina a legna, caratteristica e bella nella luce della finestra che si apre sul paesaggio, conosce tutti i dispiaceri di Celie, che parla con Dio fra pentole, piatti e bottiglie di vetro. Un caldo camino fa da sottofondo discreto anche alle caotiche serate in un locale di blues, dove si cuoce carne alla griglia fra risse, fumo e canzoni. Un giorno Celie conosce l’amante del marito, la cantante Shug, donna trasgressiva dal cuore tenero che ne segna la crescita e l’affrancamento. Il camino di Shug è diverso da quello di Celie: più sofisticato e sovrastato da una cornice con mille oggetti: manifesti, cartoline, specchi, nastri, lampade, luccichii e biancheria sexy, tanto lontani da quelli della misera vita di Celie. Tra vicissitudini varie e personaggi secondari molto ben caratterizzati, finalmente la povera Celie, ormai donna matura, diversa e più consapevole, abbandona il marito e ritrova, oltre alla sua identità, anche l’amata sorella Nellie, vissuta per lunghi anni tra i fuochi di iniziazione delle tribù africane. (P.T.)

   
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