Energie rinnovabili e ambiente… il dialogo è aperto

Mai come in questi ultimi tempi si è parlato tanto, all’Aja e in altri contesti, del nostro clima e dei numerosi problemi ad esso connessi: effetto serra, dissesti idrogeologici, innalzamento dei mari… E sempre più si sente parlare di energie rinnovabili, energie alternative, biomasse…possibili soluzioni ai troppo alti livelli di inquinamento atmosferico. Ci siamo addentrati un po’ nel vasto settore dell’energia e dei suoi rapporti con l’ambiente, oggi sempre più stretti, cercando di approfondirne alcuni aspetti e di capire come camini e stufe, che utilizzano una fonte di energia rinnovabile, si inseriscano in questo contesto.

Che tipo di effetti può avere sull’ambiente la scelta di utilizzare la legna da ardere come fonte alternativa di riscaldamento? È ecologico nella misura in cui si utilizzano dispositivi di un certo livello. O meglio, il camino tradizionale può essere un dispositivo con una combustione difficile, e cio si ripercuote sia sull’efficienza energetica sia sulla qualità delle emissioni, per cui si dovrebbe indirizzare sempre più l’utilizzo delle biomasse nelle abitazioni civili, disponendo però di dispositivi idonei: mi riferisco almeno a camini dell’ultima generazione, a stufe di un certo tipo, che garantiscono più qualità nelle emissioni, un minor quantitativo di sostanze anche dannose. Ancora maggiore è il vantaggio se si utilizzano sistemi di una certa taglia, come impianti di teleriscaldamento funzionanti a biomasse. Questo è un po’ quello che si sta facendo in Trentino Alto Adige, nella Provincia Autonoma di Bolzano e ora anche in Lombardia, Piemonte, Veneto…
L’Enea sostiene queste iniziative delle Regioni?
L’Enea non interviene dal punto di vista del supporto economico. Quello che cerchiamo di fare è informare e sensibilizzare a questo tipo di problematiche, intervenendo a varie manifestazioni e seminari e spingendo sempre verso soluzioni di questo tipo, che garantiscano livelli standard molto molto elevati, che dipendono anche dal tipo di tecnologia che viene applicata: ad esempio nella Provincia Autonoma di Bolzano si utilizzano impianti che nella maggior parte dei casi funzionano a condensazione e permettono rendimenti molto alti.
E in regioni con minori possibilità economiche?
Effettivamente la provincia di Bolzano ha a disposizione un livello di possibili aiuti elevato, ed è dotata di impianti di teleriscaldamento di grandi dimensioni, connessi in rete per chilometri. In altre regioni, come il Piemonte, gli impianti sono piuttosto piccoli e vi è connesso un numero ridotto di utenze, come ad esempio le scuole. Anche in questi casi però esiste un supporto pubblico da parte della Regione, anche perché i finanziamenti per le fonti rinnovabili adesso sono tutti a livello regionale.
Guardando in particolare alla pianificazione dei boschi, un aumento della domanda di legna da ardere come energia alternativa nel nostro Paese potrebbe essere benefica per l’equilibrio arboreo? Certo, noi abbiamo un patrimonio boschivo costituito in percentuale elevata da boschi cedui, che in molte regioni non hanno un utilizzo. Esistono quindi realtà, come ad esempio la Liguria, in cui i boschi non sono tagliati ormai da decenni e sono invecchiati. Il problema poi si pone soprattutto in quelle aree in cui in passato c’era una tradizione riguardo alla paletia e riguardo agli alberi da frutteto in generale, come i castagni… Il castagno da ceduo è un legno che non ha un grosso sbocco per uso domestico, non rende bene in camini e stufe, per cui lo sbocco su impianti di taglia maggiore potrebbe essere una soluzione a questo tipo di intervento. Comunque l’uso finale energetico non andrebbe a coprire tutti i costi di gestione del bosco, questo deve essere chiaro. Serve un intervento di tipo pubblico che copra i costi marginali di intervento sul bosco, e questo è giustificato anche dal fatto che i benefici dati dall’ intervento sul bosco implicano anche una tutela del territorio sia dal punto di vista idrogeologico sia da quello ambientale atmosferico. Si deve tener presente poi che per intervenire nei boschi è necessaria una gestione di questi anche dal punto di vista strutturale e infrastrutturale, che spesso presenta problemi legati all’organizzazione della gestione stessa, della pianificazione e del controllo.

L’Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente (ENEA), è un ente di diritto pubblico operante nei campi della ricerca e dell’innovazione per lo sviluppo sostenibile. L’ente è finalizzato a promuovere insieme gli obiettivi di sviluppo, competitività e occupazione e quello della salvaguardia ambientale. Svolge altresì funzioni di agenzia per le pubbliche amministrazioni mediante la prestazione di servizi avanzati nei settori dell’energia, dell’ambiente e dell’innovazione tecnologica. Il presidente dell’ENEA è il Prof. Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica.Vincenzo Gerardi, ingegnere, è nato a Lavello (PZ) nel 1958 e si è laureato in Ingegneria Chimica presso l’Università degli Studi di Roma. Dal 1994 è responsabile dell’Unità di Progetto denominata Potenzialità Energetiche delle Biomasse della divisione Fonti Rinnovabili di Energia dell’ENEA, di cui è dipendente dal 1984. Dal 1985 ad oggi ha svolto numerose attività di ricerca e sviluppo, fra cui, dal 1990 al 1994, quella specifica sugli impianti di termoconversione e di trasformazione in materiali industriali di biomasse e rifiuti.

Vincenzo Gerardi, ingegnere, è nato a Lavello (PZ) nel 1958 e si è laureato in Ingegneria Chimica presso l’Università degli Studi di Roma. Dal 1994 è responsabile dell’Unità di Progetto denominata Potenzialità Energetiche delle Biomasse della divisione Fonti Rinnovabili di Energia dell’ENEA, di cui è dipendente dal 1984. Dal 1985 ad oggi ha svolto numerose attività di ricerca e sviluppo, fra cui, dal 1990 al 1994, quella specifica sugli impianti di termoconversione e di trasformazione in materiali industriali di biomasse e rifiuti.

I sistemi energetici alimentati dalle biomasse sono nel complesso soddisfacenti, considerando che solo 8,5% degli intervistati dichiara di essere insoddisfatto. L’elevato margine di soddisfazione è comprovato da una propensione al cambiamento, cioé dalla volontà dichiarata di passare ad un sistema alimentato da combustibile non fossile. La base è fatta su 1727 famiglie utilizzatrici.

 

   
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