Editoriale

Voglio aprire, anzi diventa splendida l’occasione di aprire un dialogo fra l’antico e il nuovo. Il pretesto pieno di fascino mi stimola a reinterpretare i grandi camini di stucco, con le possenti maschere pre-barocche del Ridolfi nella Villa a Verona Della Torre-Cazzola a Fumane.

Proprio perché il “camino“ è sempre il protagonista della casa, anche questa villa progettata dal grande architetto
Sanmicheli, il progetto dei tre camini di mattoni e stucco sono stati voluti come personaggi dagli occhi possenti, capelli
fluenti in uno svolazzo di fronde di acanto o di angeli che si accostano alle labbra per aprire il boccascena del fuoco
che arde.

Uno spettacolo!

Dobbiamo fare un salto con la fantasia, immaginare la vita in villa in pieno ‘500 e ‘600 con banchetti grondanti di vivande, tavole preziose, grande fauna umana: il fuoco in questa grande bocca è scenografia di festa!

"Dunque, de le Fumane unica, amata terra, ov’albergan le delezie, quante ogni stanza
real pon fan beata, Cedano Baie, e Pozzuol non si vante, ch’unite in loro han le vaghe
Fumane le grazie di là suso tutte quante."
(Dalle terze rime. XXV. In lode di fumane, luogo dell’illustrissimo conte
Marcantonio Della Torre, preposto di Verona).

Nelle foto: Un’ antica piantina della planimetria della Villa Della Torre-Cazzola a Fumane e un’immagine della stessa vista dall’interno.
Un’elaborazione grafica di una immagine di un mastodontico camino rieleborata da Luca Macchiavelli.

Pensare a Andy Warhol e accostarmi ai messaggi della reinterpretazione pittorica di questa testimonianza di 500 anni fa è occasione infatti di un dialogo stimolante fra antico e nuovo, fra l’architettura per l’architetto e la sua mitologia.

Nelle foto: La villa Della Torre- Cazzola a Fumane è invece singolarissima costruzione edificata pare nel secolo XVI per
volontà di Guido Della Torre, la cui famiglia era succeduta ai Maffei nella proprietà di Fumane. Attorno al peristilio,
circondato da portico con robusti pilastri bugnati, sorgono due corpi di fabbrica, che si fronteggiano lungo i lati maggiori e sono sormontati da due torrette. Condotti d’acqua con zampilli, fontane e vasche, attraversano il peristilio
e il giardino, posti in lieve pendio e ricchi di statue, scale e balaustre. Le sale interne, in origine decorate a fresco e
più tardi a stucchi, conservano tipici monumentali camini attribuiti agli stuccatori Ridolfi che Luca Macchiavelli ha
reinterpretato utilizzando una tecnica cara a Andy Warhol, il padre della pop art americana.

Ieri la luce artificiale fatte di torce e bagliori di fiamme hanno portato ad eccitare i volumi dei materiali, esaltare gli
stucchi, che rispondevano con un gioco di ombre mosse e vivaci, oggi con la luce che diventa stabile sono i colori che vestono la fantasia……però il messaggio è lo stesso.

Il messaggio della centralità di uno spazio che cerca un protagonista di riferimento. Il camino ieri come oggi entra nell’architettura degli interni con tutte le sue valenze di centralità di attenzione e di messaggi che parlano della casa e del suo padrone, dell’ospitalità e dell’intorno.

Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

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